Coronavirus: i vaticini dei virologi e i doni di Bill, il Benefattore
Tempo di lettura: 3 minutiContrordine compagni: indossate le mascherine. Questo il comunicato che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha diramato la scorsa settimana, dopo mesi in cui ha asserito che fossero di incerta utilità.
In realtà, più che una informazione, si tratta di un vaticinio, perché durante questa pandemia la comunicazione sanitaria ha assunto modalità sacrali: precetti divini ai quali attenersi per evitare l’ira funesta del Covid-19.
I cento comandamenti anti-virali
Moniti divini in verità alquanto contraddittori, dato che i cento comandamenti anti-virus, provenienti dalle diverse divinità che affollano lo stesso litigioso Pantheon, hanno raccomandato tutto e il contrario di tutto, con il risultato di alimentare confusione e caos su una pandemia della quale ancora sfuggono non solo i contorni, ma anche i suoi più semplici contenuti.
A proposito di contraddizioni, l’ultima riguarda l’uso dei guanti. Di ieri la novità: i guanti non aiutano a tenere alla larga il virus, anzi possono favorire il contagio.
L’uso dei guanti, infatti, può “aumentare il rischio di infezione, dal momento che può portare alla auto-contaminazione o alla trasmissione ad altri quando si toccano le superfici contaminate e quindi il viso”.
C’è tanto di bizzarro in tutto questo, perché, se per quanto riguarda le terapie l’incertezza è inevitabile, dato che si tratta di un virus nuovo, per quanto riguarda le modalità con le quali difendersi dal contagio tale incertezza risulta stucchevole.
Benché più aggressivo e letale di altri, il Covid-19 si trasmette tramite le cosiddette goccioline, come tutti i coronavirus – causa di sindromi influenzali – noti e studiati da anni.
Così non si comprende affatto, dato che le modalità di trasmissione del Covid-19 sono rimaste invariate sin dalla sua prima apparizione in Cina, come sia possibile che per mesi si raccomandi un presidio che mesi dopo è giudicato inutile se non addirittura controproducente.
Misteri divini, ai quali i non iniziati non possono accedere, dovendosi attenere alla silenziosa osservanza di responsi inappellabili provenienti da un Olimpo inaccessibile e indiscutibile.
Va da sé che il caos dilagante ha prodotto e produrrà più vittime di quelle inevitabili, ma anche a tale mistero si addice il silenzio del caso.
La ragazzina anti-pandemica e il Medioevo
Una nota a margine, per alleggerire: gli Usa hanno inserito il cosiddetto “distanziamento sociale”, in realtà “fisico”, nel novero delle misure di contrasto a un’eventuale pandemia, grazie a una ragazzina di 14 anni.
Lo ha rivelato il New York Times, raccontando come durante la presidenza di George W. Bush si pose il problema di come difendersi da un’eventuale diffusione su larga scala di un agente patogeno negli Stati Uniti.
Del problema furono investiti due medici che lavoravano per il governo, Richard Hatchett e Carter Mecher, i quali si misero all’opera.
Risparmiamo ai lettori tutta la storia (chi vuole la può leggere sul NYT), limitandoci a riportare che “Mecher venne a sapere da Robert J. Glass, uno scienziato che lavorava presso la Sandia nel New Mexico (laboratorio di ricerca del Dipartimento di Stato)” del contenuto di una ricerca che la figlia aveva prodotto per la scuola, che a suo tempo aveva suscitato la curiosità del padre.
In tale ricerca, la ragazzina metteva in evidenza come gli assembramenti in classe, nei bus e altrove, fossero motori di contagio, da cui la necessità del distacco.
Detto questo, come accenna anche il NYT, tale metodologia affonda le sue radici nel Medioevo, sconvolto da pandemie ben più terribili dell’attuale, come ad esempio la peste nera, che nel ‘300 uccise un terzo della popolazione del nostro Continente.
Dal Medioevo abbiamo ripreso anche l’idea del lazzaretto, tali i reparti-Covid nei quali gli ammalati sono stati ristretti senza possibilità di contatto esterno. Nessuna reprimenda ai dottori per tale scelta, solo la registrazione che su certe profilassi si è rimasti un po’ indietro.
Il Benefattore inevitabile
Da ultimo rileviamo l’attivismo dell’ex patron di Microsoft, Bill Gates, che si sta profondendo in finanziamenti sulla ricerca e la produzione di vaccini. Ciò a titolo di Benefattore, nulla importando se gli interessati di tale beneficenza concordino o meno sulla sua ingerenza nel settore.
Il fatto che sia un privato a prendersi cura delle salute delle persone, in effetti, potrebbe inquietare qualcuno, in particolare chi preferisce che la gestione di materie così delicate sia affidata al pubblico.
Per fare un piccolo esempio di stretta attualità, si veda come la privatizzazione estrema della Sanità lombarda abbia prodotto discrasie risultate nefaste per la gestione dell’emergenza coronavirus.
Certo, la Microsoft di Bill Gates da anni affronta problemi legati alla produzione di virus e anti-virus, ma siamo nel campo dell’informatica e peraltro, a ben guardare, gli anti-virus del settore hanno un’efficacia alquanto altalenante.
Dal momento che appare impossibile evitare l’ingerenza indebita del Benefattore nella salute del pianeta, si spera almeno che il suo impegno sia un po’ più efficace di quello profuso nel settore nel quale in precedenza ha indirizzato la sua munifica beneficenza.