Corte Suprema: il trionfo di Trump
E così il puzzone ha vinto, anzi stravinto, come avevano previsto i suoi sostenitori. La sentenza della Corte Suprema che vieta alle autorità dei singoli Stati Usa di escludere Trump dalla candidatura alla Casa Bianca è una pietra tombale sulle possibilità di eliminarlo dalla corsa. Un 9 a 0 secco, che ha accomunato i giudici di destra e liberal.
Certo, i suoi antagonisti hanno ancora frecce nel loro arco, ma delle cause giudiziarie l’unica veramente pericolosa è quella sul possesso dei documenti riservati, essendo le altre cause inefficaci dal punto di vista politico, ché un’eventuale condanna penale non può impedire a un candidato di ascendere al trono imperiale.
Documenti riservati e il Supermartedì
La causa sul possesso indebito di documenti riservati potrebbe invece essere brandita per escluderlo, ma sul punto valgono i precedenti di Hillary Clinton, sorpresa ad archiviare in un server privato analoghi documenti, e di Biden, che li ha riposti in quasi tutte le sue abitazioni. Peraltro, resta in sospeso la richiesta di Trump alla Corte Suprema di potersi avvalere dell’immunità presidenziale, che chiuderebbe definitivamente la partita.
Strada spianata per Trump, dunque, e oggi è il Supermartedì, giorno decisivo per le primarie perché si vota negli Stati considerati più importanti. La vittoria del puzzone è destino manifesto, a meno che la Haley riesca in una mission davvero impossible. E la Haley ha dichiarato più volte di attendere questo voto per decidere se gettare la spugna o meno. In caso di sconfitta, le pressioni perché sia conseguente diventeranno più o meno insostenibili.
La disfida Trump vs Biden (forse)
Trump dovrebbe vedersela dunque con Biden, con condizionale d’obbligo perché i democratici sono disperatamente alla ricerca di alternative al senile presidente, che non trovano. Hanno tempo per trovarla fino alla Convention democratica, nella quale verrà designato ufficialmente il candidato del partito. Ma ad oggi le possibilità di un cambio di cavallo restano scarse.
Ma, soprattutto, Trump dovrà trovare il modo per arrivare vivo alle elezioni, cosa non assicurata dalla storia degli Stati Uniti, dove l’assassinio, da Abraham Lincoln ai fratelli Kennedy – John Fitzgerald e Robert – passando per altri meno noti al grande pubblico, è parte integrante della contesa politica. Ma Trump lo sa perfettamente, come lo sanno quei pezzi di apparato che lo hanno tutelato finora. Dovrebbe aiutare.
La conquista del partito Repubblicano
Importante, in questo momento, anche quanto sta avvenendo al vertice del Republican National Congress, l’organo direttivo del partito, dove all’uscente Ronna McDaniel sta per succedere Michael Whatley, unico candidato alla carica e vicino a Trump, mentre co-presidente dovrebbe diventare Lara Trump, moglie di Eric (figlio del Tycoon) e anch’essa unica candidata a tale incarico (Politico). In questo modo, Trump sta per prendere saldamente le redini del partito, il cui establishment finora gli ha remato contro.
Gli servirà sia per essere più incisivo nel corso della campagna elettorale sia, soprattutto, per vigilare sullo scrutinio delle presidenziali, obiettivo dichiarato di Lara, infatti, il Tycoon continua a sostenere che le scorse elezioni sono state viziate da brogli. Vero o falso che sia, non può permettersi di arrivare al voto con l’establishment del suo partito che, come nelle precedenti elezioni, opera in segreta convergenza con il candidato avverso.