28 Agosto 2018

Il crollo del ponte Morandi e il crollo delle Torri

Il crollo del ponte Morandi e il crollo delle Torri
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Quando mi hanno detto che era venuto giù il ponte Morandi “mi sono ricordato le Torri Gemelle”. Così il sindaco di Genova Marco Bucci.

United Colors of Benetton

Evocazione suggestiva, che risulta utile per inquadrare il momento. La strage ha infatti portato la guerra in Italia, anzi le guerre, come avvenne nel post 11 settembre, che fu foriero di guerre globali.

La prima guerra riguarda le autostrade, quelle concesse al ribasso (cosa usuale nelle privatizzazioni di quegli anni) ai Benetton, un tempo semplici stilisti di successo.

Un successo colorato e accompagnato da una vera e propria  battaglia culturale in favore del melting pop, o meticciato per usare un termine più attuale.

Era (ed è) lo slogan United Colors of Benetton, che anticipava, quando ancora era di là da venire, uno degli aspetti più eclatanti della globalizzazione: il movimento di massa degli ultimi verso le terre promesse da scafisti e Finanza globale (vedi alla voce Soros).

La guerra delle autostrade sarà più dura, lunga e imprevedibile di quanto apparisse all’indomani della strage di Genova. Sepolti i morti, cessata l’ondata emozionale, gli interessati difensori dei Benetton son diventati legione.

L’11 settembre e i neocon

Tale guerra si dipana in parallelo a quella che il governo gialloverde dovrà affrontare su un livello più alto, che la suggestione del sindaco di Genova sulle Torri gemelle evoca.

L’11 settembre ebbe come conseguenza il colpo di Stato in-visibile dei neocon, che presero in mano l’America ribaltando gli equilibri che avevano portato al potere l’imbelle George W. Bush.

Eletto con un programma incentrato sul conservatorismo compassionevole, l’imbelle fu sequestrato dalla cabala neocon e la sua agenda virò verso un conservatorismo feroce.

Il cantore neocon e il ponte Morandi

Cantore del bellicismo neocon fu (ed è) Bernard Henri Levy, leader del ’68 che fu brodo di coltura del neoconservatori, i quali in tale contesto appresero l’arte della rivoluzione innestandola poi nella destra americana (per poi esportarla su scala globale).

Interessante dunque, a livello simbolico e non solo, l’articolo dai toni infuocati che il cantore in questione ha vergato in seguito al crollo del ponte Morandi. Contro il governo italiano, ovviamente.

Così che dopo il crollo del ponte di Genova sembra ripetersi su scala ridotta e più provinciale quanto avvenuto in America a seguito del crollo delle Torri gemelle, ovvero una spinta al ribaltamento del potere costituito favorita dai neocon.

Incroci bellici

Si tratta di battaglie che incrociano le loro vie con scontri meno alti, quanto inevitabili, propri della politica. Normale dialettica politica, anche se, purtroppo, troppo spesso di bassa fattura.

Tali scontri si dipanano più o meno parallelamente ad un altro conflitto, esploso (non) a caso negli stessi giorni: quello per il destino della Chiesa, che in Italia ha il suo cuore istituzionale.

Un conflitto innescato dallo scandalo della pedofilia (crimine conseguente e precipuo, e neanche il più terribile,  delle reti sataniche che si sono incistate e diffuse nella Chiesa cattolica).

La partita che vede nell’Italia l’epicentro di un sisma di portata globale si gioca dunque su diversi livelli. Ovvio che ai diversi livelli corrisponda un diverso peso specifico. Sarà battaglia dura e feroce.