Dalla guerra in Siria a quella in Ucraina
Tempo di lettura: 2 minutiPeter Hitchens è un giornalista britannico e un sovietologo di lungo corso, premio Orwell nel 2010, laburista da giovane, oggi conservatore di destra, ha scritto un interessante articolo sulla crisi Ucraina sullo Spectator del 5 marzo. Ne proponiamo alcuni brani: «Due grandi potenze territoriali si fronteggiano. Una di queste, la Russia, ha ceduto 700mila miglia quadrate di prezioso territorio. L’altra, l’Unione europea, ha acquisito il controllo di 400mila di quelle miglia quadrate [Europa dell’Est ndr.]. Quali di queste due potenze si sta espandendo? Rimangono 300mila miglia quadrate di territorio neutrale, principalmente in Ucraina».
Invece di ragionare sui dati, «abbiamo lanciato una rumorosa crociata pseudo-morale, che non reggerebbe a cinque minuti di una seria verifica razionale […] Contrariamente al mito, l’espansione dell’Ue nel mondo ex-comunista non ha portato magicamente pace universale, amore e prosperità. L’economia croata è andata all’indietro da quando è entrata in Europa. La corruzione esiste ancora in buona parte del sud-est europeo, e non mi pare che si possa dire che da quelle parti sia stata stabilita la legalità. L’idea che includere l’Ucraina nell’“Occidente” trasformerà magicamente quel paese turbolento in un luminoso paradiso di libertà, rettitudine e ricchezza è forse un po’ idealista, per non dire scorretta. Tutto diventa più chiaro se capiamo che lo scontro non riguarda la virtù, ma terra e potere».
Dopo la caduta dell’Urss, «se la Russia si mostrava poco supina, le sue azioni venivano interpretate come un’aggressione all’Occidente. Boris Eltsin ha consentito agli interessi occidentali di stuprare il suo Paese, e fece molto poco per riaffermare il potere della Russia. Quindi benché abbia demolito il suo parlamento, lanciato una terribile guerra in Cecenia, portato la corruzione a livelli olimpici e comprato senza vergogna la propria rielezione, è rimasto un ospite gradito delle capitali e dei summit occidentali. Peccati simili, commessi da Putin, hanno fornito il pretesto per l’ostracismo e paragoni da analfabeti di storia tra lui e Hitler».
«Ma la nuova guerra fredda è iniziata in realtà nel 2011, quando Putin osò frustrare le politiche occidentali – e saudite – sulla Siria. George Friedman, il noto esperto americano di intelligence e sicurezza, ritiene che la Russia abbia sottovalutato la reazione furiosa che questo avrebbe provocato in America. Come ha scritto Friedman sul quotidiano moscovita Kommersant “è in questa situazione che in America si è ragionato sull’ultima cosa che la Russia avrebbe voluto vedere: instabilità in Ucraina” […] Se la Russia non ha previsto quanto avrebbe fatto infuriare Washington con la Siria, l’Ue ha capito quale sarebbe stata la reazione russa all’accordo di associazione tra Europa e Ucraina e alla caduta di Yanukovich? Forse no. Temendo più di tutto la caduta del suo prezioso porto a Sebastopoli, la Russia ha reagito. Dopo 23 anni di rancoroso appeasement con l’Occidente, Mosca alla fine ha detto “basta”».