Siria: la Fake news sull'attacco chimico a Douma
Una mail diffusa da Wikileaks sta mettendo seriamente in discussione la veridicità del presunto attacco chimico che nell’aprile 2018 ha colpito Douma, in Siria, che per poco non scatenò un conflitto globale, dato che innescò un intervento Usa contrastato con fermezza dai russi.
Si tratta di una lettera di un tecnico del team di esperti che l’Opcw (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) inviò a Douma all’indomani dell’attacco con l’incarico di raccogliere prove che accertassero l’effettivo impiego di gas.
La lettera (cliccare qui) indirizzata ai vertici dell’Opcw e pubblicata da Wikileaks è una protesta formale verso l’organizzazione per aver falsificato il rapporto finale, le cui conclusioni sono state viziate dalla flagrante manipolazione dei dati e delle informazioni che l’autore della lettera e la sua squadra avevano fornito all’Opcw nell’ambito delle indagini da loro svolte.
Secondo il tecnico, il cui nome non è stato reso pubblico, ciò che lui e la sua squadra avevano constatato risultava ben diverso da ciò che venne poi riportato sul rapporto che l’Opcw consegnò al mondo.
Un anno e mezzo fa, l’uso del gas tossico contro i ribelli incistati a Douma, un sobborgo di Damasco, attribuito alle truppe governative, provocò sdegno in tutto il mondo, soprattutto per via dei civili coinvolti nell’attacco, molti dei quali bambini.
Un video che riprendeva fanciulli, che si diceva fossero stati intossicati nell’attacco, inorridì il mondo intero. Non tardò la risposta statunitense, che assieme alle forze anglo-francesi condannò l’infamia di Assad effettuando dei bombardamenti in territorio siriano, con il rischio di un’escalation che fu evitata per un soffio.
A causa delle bombe, il team dell’Opcw dovette aspettare diverse settimane prima di poter iniziare le indagini, quando ormai diversi obiettivi siriani erano stati spianati dai missili alleati.
Ancor di più si dovette aspettare per il rapporto definitivo, che fu finalmente reso noto nel marzo 2019: per l’Opcw non c’erano dubbi, le prove raccolte sul campo confermavano che a Douma era stato utilizzato del gas. Cloro per la precisione.
Douma: il cloro che non c’era
Stando al rapporto ufficiale la zona interessata presentava tracce di “cloro o di un’altra sostanza chimica contenente cloro reattivo”, che secondo le dichiarazioni dei ribelli sarebbe stato sganciato dall’aviazione di Damasco. A conforto di queste accuse, furono pubblicate le foto di due bombole di gas usate allo scopo.
Ma le molecole di cloro, a detta del tecnico, “nella maggior parte dei casi, erano presenti solo in parti per miliardo, un livello pari a 1-2 parti per miliardo, che sostanzialmente significa che c’erano solo delle tracce” di cloro.
Sostanzialmente, i livelli di cloro nell’aria erano minimi; “Individuare deliberatamente il gas cloro come una delle possibilità [per spiegare quanto accaduto, ndr.] è disonesto”.
Nella sua mail, il tecnico ritiene che poteva trattarsi benissimo di atomi di cloro reattivo derivati di altre sostanze, come ad esempio della candeggina ad uso domestico.
E non è tutto, il tecnico ritenne del tutto improbabile che le bombole fossero state sganciate dagli aerei, visto che non presentavano i danni che avrebbero dovuto risultare da una caduta dall’alto. Un altro dettaglio omesso nel rapporto.
Gli esperti censurati
Un altro punto controverso e contestato dal tecnico riguarda i sintomi riportati dalle vittime, che a quanto pare non avevano nulla a che vedere con un’intossicazione da cloro. Manco a dirlo, anche questa parte, contenente un esame dettagliato redatto peraltro da tre tossicologi esperti in materia, fu censurata.
“Omettere questa sezione del rapporto (compresa l’epidemiologia, che è stata rimossa nella sua interezza) ha avuto un grave impatto negativo sul documento”.
“[…] La tesi che vede l’utilizzo di cloro o di qualsiasi altro agente asfissiante è messa in discussione dall’incongruenza con i sintomi riportati e osservati”.
“L’incongruenza non è stata solo notata dal team incaricato di accertare i fatti, ma è sostenuta con forza anche da tre tossicologi che hanno esperienza nel campo dell’esposizione a sostanze usate in una guerra chimica”.
Fake news
Ma perché diffondere un rapporto manipolato? Il tecnico non dà motivazioni sul perché le alte sfere dell’Opcw abbiano falsato i fatti. A detta di Russia Today, dei funzionari statunitensi avrebbero fatto pressione sui vertici dell’organizzazione perché fosse confermata la narrativa predefinita.
A riprendere l’atto di accusa contro il referto dell’Opcw anche uno dei più autorevoli conduttori televisivi americani, Tucker Carlson, peraltro molto ascoltato da Trump, il quale, nella recente puntata di Tucker Carlson Tonight, ha ricordato il suo scetticismo di allora riguardo le responsabilità di Assad.
Uno scetticismo, ha spiegato Carlson, che la mail di Wikileaks pubblicata in questi giorni conferma in pieno (Newsweek).
Washington non ha avuto nessuna reazione a una smentita tanto secca, come peraltro ovvio. Non solo, giovedì, Kenneth Ward, rappresentante degli Usa all’Opcw, ha accusato la Russia di aver aiutato Damasco ad insabbiare la vicenda.
Sulla base di quali prove Ward abbia mosso tale accusa non ci è dato saperlo. Si tratta forse di un estremo tentativo per sviare l’attenzione dalla dettagliata accusa contro la narrativa ufficiale e l’improvvido bombardamento statunitense.
Andrea Filosa – DM
Ps. Si rimanda a un articolo di Piccolenote del tempo. Che la missiva rivelata da Wikileaks conferma. Va da sé che quanto svelato non è che la punta dell’iceberg delle menzogne circolate sulla guerra siriana, che si è combattuta sui media ancor più che sul campo di battaglia. Una narrativa ancora in vigore, dato che la guerra non è ancora finita.