30 Ottobre 2024

Elezioni in Georgia: l'Occidente perde, ma non si rassegna

Contestazioni di piazza in stile Maidan dopo il voto. Ma il braccio di ferro potrebbe non avere gli esiti sperati da Stati Uniti e Ue
Elezioni in Georgia: l'Occidente perde, ma non si rassegna
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Alta tensione in Georgia dopo le elezioni politiche, con le opposizioni a contestare in piazza la vittoria di Sogno Georgiano, il partito di governo che ha raccolto oltre il 53% dei consensi. Il processo elettorale ha ricalcato un modello già visto in tante occasioni pregresse, con le opposizioni filo-occidentali sconfitte che denunciano brogli e con Usa e Ue pronti a sostenerle.

Peraltro, da tempo Sogno Georgiano è fatto segno di pressioni debite e indebite a causa del suo tentativo di divincolarsi dall’Occidente, con il premer Irakli Kobakhidze che ha denunciato anche minacce di morte (Piccolenote).

Uno schema frusto quello delle contestazioni post-elettorali, ma a volte efficace, essendo riuscito in un caso eclatante, con il golpe di piazza Maidan, a cambiare i destini del mondo (purtroppo non in bene come stanno sperimentando sulla loro pelle gli Ucraini).

Ukrainian trial demonstrates 2014 Maidan massacre was false flag

Non un esempio causale quello ucraino, dal momento che i destini dei due Paesi corrono in parallelo, essendo stati scelti entrambi come arma di destabilizzazione di massa da utilizzare contro la confinante Russia. Ma se il colpo di mano è riuscito a Maidan, resta da vedere se riuscirà in Georgia.

Anatol Lieven, su Responsible Statecraft, ricorda che a luglio, in un articolo sulle elezioni, scrisse: “L’opinione comune tra i georgiani con cui ho parlato è che se il governo vince, l’opposizione, sostenuta dalle ONG filo-occidentali, affermerà che i risultati sono stati falsificati e lancerà un movimento di protesta di massa nel tentativo di rovesciare il governo di Sogno Georgiano. A giudicare dalle recenti dichiarazioni, la maggior parte delle istituzioni occidentali si schiererà automaticamente dalla parte dell’opposizione”.

Georgiani di serie A e di serie B

Nel riprendere lo scritto, annota: “Questo è esattamente ciò che è successo”. A chiamare le opposizioni in piazza dopo il voto la presidentessa Salome Zourabichvili, la quale, come annota Lieven, denunciando i brogli, ha annunciato il “fermo sostegno dei nostri partner europei e americani alla parte della Georgia che è europea, cioè la popolazione georgiana”.

Cenno finale che segnala come per la Zourabichvili, e per tanti in Occidente, “qualunque siano i risultati delle elezioni, l’unica vera ‘popolazione georgiana’ è quella che si identifica con l’Occidente. Solo la loro voce è veramente legittima e un governo che non segua incondizionatamente il ‘percorso europeo’ è intrinsecamente illegittimo, elezioni o non elezioni”.

Annotazione che amplia nella conclusione: “Se vuoi che le persone ti sostengano, probabilmente non è una buona idea iniziare il tuo appello a essi insinuando che le loro opinioni non contano in nessun caso perché sono burattini russi ignoranti e analfabeti e che non meritano neanche il voto”.

“L’amministrazione Biden – prosegue Lieven – insieme ad altri governi e istituzioni occidentali non hanno nemmeno aspettato i report dettagliati dei loro osservatori per mettere in discussione i risultati delle elezioni. Inoltre, bisogna dire con rammarico che molti di questi osservatori difficilmente possono essere definiti obiettivi”, dal momento che tanti di essi “provengono in gran parte da ONG strettamente legate all’opposizione georgiana”.

Quanto agli osservatori dell’Osce, leggermente meno di parte, sebbene il loro resoconto preliminare riferisca diverse problematiche, non ha ha rilevato violazioni su “larga scala” del processo elettorale. Altra annotazione di rilievo è il fatto che la società che ha gestito il sistema di voto digitale, usato nell’occasione per la prima volta, non ha rilevato problematiche. Non un particolare secondario, dal momento che tale società è americana, la Pro V&V (Interpressnews), accreditata anche per le elezioni Usa.

La confidenza della Zourabichvili

D’altronde, la vittoria di Sogno Georgiano era destino manifesto, l’unica variabile era la sua consistenza. Non è una nostra congettura, ma quanto ha confidato un mese fa, durante una visita a Varsavia, la stessa Zourabichvili al presidente polacco Andrzej Duda, che ricorda:  “Mi ha detto che probabilmente il ‘Sogno georgiano’ avrebbe vinto, ma non c’era nulla che indicasse che avrebbe ottenuto un vantaggio tale da permettergli di governare da solo. Il risultato che viene annunciato ora contraddice ciò che mi disse allora” (Interpressnews).

Detto questo, tale contraddizione non prova nulla, dal momento che sarebbe alquanto forzato attribuire alla presidentessa doti profetiche: potrebbe semplicemente aver sovrapposto le proprie speranze alla realtà. Peraltro, essa da tempo è in rotta con il Sogno Georgiano, che ha anche intrapreso un procedimento di impeachement contro di lei per aver violato la Costituzione, che oggi pretende di difendere, non avendo chiesto il permesso al Parlamento prima di compiere delle visite all’estero (una norma analoga vige, ad esempio, anche in Giappone).

Così la Zourabichvili ha un chiaro interesse personale nella lotta contro il governo: se perde, l’impeachment al quale è scampata in precedenza la travolgerebbe.

Riconteggi e promesse non mantenute

Detto questo, le opposizioni chiedono una reiterazione delle elezioni e/o un riconteggio del voto affidato alla comunità internazionale, cioè a quell’Occidente da tempo schierato contro il partito vincente… Questa la ragione per cui Sogno Georgiano ha rifiutato la richiesta. Dato lo stallo, il compito è svolto dalla Commissione elettorale centrale, che ha ricontrollato in maniera casuale il 14% dei seggi.

Inoltre, la procura ha aperto un’inchiesta sulle denunce pubbliche, chiamando a testimoniare i tanti asseriti testimoni, a iniziare proprio dalla Zourabichvili: ai magistrati avranno modo di esibire le prove dei brogli che dicono di possedere e che hanno evitato di mostrare finora nonostante le insistite sollecitazioni in tal senso degli esponenti di Sogno Georgiano.

Resta che, al di là se ci siano stati dei brogli o meno, la narrativa su quanto sta avvenendo in Georgia ricalca il solito cliché sulle forze politiche filo-occidentali, quindi libere e democratiche, opposte alle trinariciute e dittatoriali forze filo-russe. La realtà è ben diversa: Sogno Georgiano non è mai stato filo-russo, anzi è nato filo-occidentale. Semplicemente non vuole un rapporto conflittuale con Mosca come imposto da tale schema, come dettagliava un interessante articolo di Responsible Statecraft.

Ancora più significativo un articolo del New York Times del 23 ottobre che spiegava come la Georgia si è rivoltata “contro l’Occidente e non tornerà indietro” (vedi foto di apertura). E ciò non a causa delle manovre russe, come da refrain ossessivo, quanto perché l’Occidente ha tradito le promesse e anche perché si sono rivelati più fruttuosi gli scambi commerciali con la Russia che non con Europa e Usa (come squaderna nel dettaglio Ian Proud su Responsible Statecraft).

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