Elon Musk e la pace in Ucraina: ancora qualcuno ne parla...
Tempo di lettura: 3 minutiRiprendiamo da un lancio di Dagospia: “Tenere in piedi l’Ucraina costa troppo all’Occidente. La pace è soprattutto una questione di soldi – Il governo di Kiev spende 5 miliardi al mese solo per pagare stipendi e pensioni, denaro che in questi mesi è stato sganciato da Usa ed Europa (anche se con estrema lentezza, tanto che Zelensky si è lamentato con Bruxelles), ma non sarà possibile finanziare l’Ucraina a lungo – Dopo il Congresso del partito comunista cinese di metà ottobre e le elezioni di Midterm americane, assestati i due blocchi geopolitici, sarà il caso di intavolare una trattativa di pace…”.
Elon Musk e il sondaggio sulla pace
Interessante il lancio, anche perché, in genere, i lanci sulla homepage di Dagospia sono una ripresa dell’articolo al quale rimanda, – della redazione o ripresi da altri giornali – mentre, nel caso specifico, è corredato a un articolo del Financial Times che dettaglia solo come avviene il finanziamento di Kiev, nulla dicendo di altro.
Così, l’articolo del FT appare solo una scusa per Dagospia, che è voce del padrone, per dire quanto si sta condensando nello Stato profondo italiano, che spesso riecheggia gli umori dell’analogo statunitense da cui prende ordini.
Di ieri anche l’idea di Elon Musk, che ha proposto di instaurare una tregua in Ucraina e far svolgere un nuovo referendum nelle regioni del Donbass al centro della contesa tra Kiev e Mosca. Tale votazione, secondo Musk, svolto sotto la tutela dell’Onu, dovrebbe decidere la sorte di quelle regioni, confermando o ribaltando l’esito dei referendum svolti di recente sotto la supervisione di Mosca (a seguito dei quali tali oblast sono stati annessi alla Russia, annessione disconosciuta da gran parte della comunità internazionale).
La Crimea, secondo il geniale plutocrate Usa, dovrebbe invece restare alla Russia, correggendo così l’errore di Nikita Krusciov, che nel ’54 la regalò all’Ucraina. Alla Crimea, ha aggiunto, dovrebbe essere garantito l’accesso all’acqua potabile, che, ricordiamo per chi non lo sapesse, le fu tolta dopo la rivoluzione di Maidan del 2014, quando le autorità di Kiev deviarono i condotti che la portavano nella penisola controllata dai russi (la punizione collettiva di un popolo è contraria alla Convenzione di Ginevra, ma ormai questa è carta straccia). Infine, l’Ucraina dovrebbe esser dichiarata neutrale, evitando ulteriori frizioni con Mosca.
Musk ha postato la sua proposta su Twitter, chiedendo ai suoi tantissimi follower di esprimersi su di essa, nulla importando che, andando contro il mainstream, si rendesse impopolare. Gli importava piuttosto, come ha sottolineato, “che milioni di persone possano morire inutilmente per un esito essenzialmente identico”.
“La Russia – ha spiegato – ha più di 3 volte la popolazione dell’Ucraina, quindi è improbabile la vittoria dell’Ucraina in una guerra totale. Se tieni al popolo ucraino, cerca la pace”.
E sono proprio queste ultime considerazioni a meritare la dovuta attenzione. Musk non è un Quisling qualsiasi, né è solo l’uomo più ricco della terra. Egli ha fornito all’esercito ucraino, in realtà alla Nato, la rete di satelliti Starlink che sta monitorando palmo a palmo il teatro di battaglia; tanto importante che Politico, in un suo articolo, ha titolato: “UkraineX come i satelliti spaziali di Elon Musk hanno cambiato la guerra a terra”. Insomma, il personaggio ha informazioni e rapporti di altissimo livello.
Nessuna pace con Putin per decreto
Da qui l’importanza della sua conclusione: nonostante le elogiatissime riconquiste ucraine, l’esito di questo conflitto, nei tempi e nei modi da vedere, gli appare disastroso per Kiev. Si tratta così di salvare vite umane che andranno perdute per niente (meglio, per realizzare un vantaggio strategico in favore dell’America).
A rigettare la proposta di Musk è intervenuto lo stesso Zelensky – che evidentemente ha tanto tempo da dedicare ai social mentre i suoi cittadini muoiono al fronte – il quale è entrato subito a gamba tesa per evitare che l’invito di Musk trovasse una cassa di risonanza.
Il leader dell’Ucraina, in obbedienza ai suoi procuratori d’Occidente, non vuole la pace con la Russia. Non ne vuole nemmeno sentire parlare. Lo ha stabilito anche con un decreto varato in queste ore, nel quale si dice nero su bianco che con Putin non si tratta.
Un’iniziativa inusuale e improvvida, presa evidentemente per evitare che qualcuno, in Ucraina, possa intraprendere tale strada. Nel caso, sarebbe trattato come un traditore della patria. Se non è fascismo questo… (i russi, da parte loro, hanno risposto che aspettano che Zelensky cambi idea).
Ma al di là delle follie del comico prestato alla geopolitica, abbiamo ritenuto utile registrare queste due piccole scintille di luce che, a modo loro e in termini e dimensioni diverse, hanno baluginato nelle tenebre che avvolgono il mondo. Non tutto è consegnato a tali tenebre.
P.s. Con quel decreto, forse Zelensky ha firmato la sua condanna. Quando l’Occidente si deciderà a far la pace, per rimuovere l’ostacolo legale si vedrà probabilmente costretto a rimuovere anche il suo firmatario, ripercorrendo i fasti della guerra del Vietnam, dove a un certo punto fu rimosso, e ucciso, il presidente del Vietnam del Sud Ngo Dinh Diem.