Erdogan non muore e riceve la telefonata di Putin
Tempo di lettura: 2 minutiIl malore di Erdogan in diretta televisiva ha fatto il giro del mondo. Un malore non da poco, se ha costretto il presidente turco ad annullare gli impegni, ma di gravità controversa: un infarto, problemi cardiaci meno drammatici, una gastrite…
L’incidente deve aver suscitato speranze nei circoli neocon che vedono il sultano come il fumo negli occhi per aver fatto virare la nave turca verso acque più orientali, allontanandola dall’Atlantico e dai ristretti vincoli Nato.
La morte del sultano avrebbe sistemato l’anomalia turca una volte per tutte; o, se anche sopravvissuto, i gravi postumi avrebbero pesato irrevocabilmente sulle elezioni alle porte, consegnando la vittoria all’opposizione (più atlantista).
Se telefonando…
Di oggi la doccia fredda. Putin ha telefonato a Erdogan, dissolvendo tali speranze. I due hanno parlato dei “rapporti turco-russi”, quindi Erdogan ha ringraziato Putin per “il contributo reso alla centrale nucleare di Akkuyu, dove oggi si terrà la cerimonia per la consegna del combustibile nucleare”.
Inoltre, nella conversazione, “sono stati valutati gli sviluppi della guerra russo-ucraina e i piani sull’accordo sui cereali, con il presidente Erdoğan che ha affermato come, attraverso il gruppo di lavoro proposto, si potrebbero lavorare su nuove iniziative” (negoziati con l’Ucraina?). Infine, sono stati discussi anche gli “sviluppi in Siria”.
Conversazione densa, come da report di Anadolu, che dimostra come il sultano sia ancora vivo e vegeto. Ai suoi nemici occorrerà aspettare il 14 maggio, data delle presidenziali, per sperare in un regime-change meno drammatico.
Ad oggi, come rileva The Cradle, una decina di sondaggi danno il suo avversario Kemal Kilicdaroglu in netto vantaggio, anche se sembra probabile che si arrivi al ballottaggio.
Al sultano nuoce la crisi economica che attanaglia il Paese, ma soprattutto il recente terremoto, che ha devastato la Turchia e, non si sa perché, anche la sua immagine di uomo forte. Ma un conto sono i sondaggi, un conto i voti (Brexit docet).
La normalizzazione Siria-Turchia
In attesa delle elezioni, va sottolineata l’importanza dell’ultimo punto della conversazione con Putin, cioè gli sviluppi in Siria. Due giorni fa, Mosca ha ospitato un vertice dei ministri della Difesa e i capi dell’intelligence di Turchia, Siria e Iran (oltre a quello russo) per tentare di risolvere il rebus siriano (Anadolu).
Damasco vuole che la Turchia ritiri tutte le truppe dal suo Paese e smetta di bombardare i curdi siriani. Ankara si è detta disponibile, ma deve poter dichiarare vittoria, cioè che la missione di impedire attacchi curdi contro il suo territorio è riuscita, per cui vuole garanzie in tal senso (in realtà i curdi si sono solo difesi, ma i turchi temono sorprese in caso di ritiro).
La Russia sta portando avanti con successo l’ardua mediazione, nonostante il forte contrasto statunitense. Infatti, i recenti colloqui tenuti a Mosca sono stati “costruttivi” (Reuters).
Tanto che il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha dichiarato che “all’inizio di maggio potrebbe tenersi una riunione dei presidenti di Siria, Russia, Iran e Turchia per normalizzare le relazioni tra Ankara e Damasco” (North Press Agency). Dichiarazione resa due giorni fa, cioè nel giorno in cui Erdogan ha accusato il malore. Coincidenza sfortunata.