Europa: piccoli trucchi per mascherare la crisi
Tempo di lettura: 2 minutiOgni anno gli Stati membri dell’Unione europea sono chiamati a produrre il Def, documento di economia e finanza, e il Pnr, programma nazionale di riforme, che vengono poi vagliati dalle autorità europee per stabilire se si è in regola con i conti, il livello di crescita del Paese e altro. Programmi che in un secondo tempo subiscono correzioni in base ai dati reali.
Enrico Marro, sul Corriere della Sera del 7 aprile, accenna a come poi tali correzioni diventano fonte di contrattazione serrata tra le parti, e spiega: «È curioso come questo tira e molla tra governi e commissione europea, che ruota attorno a decimali di punto, cominci su previsioni che si rivelano puntualmente sbagliate e che saranno corrette (a settembre con la nota di aggiornamento e l’anno prossimo col nuovo Def) […] Così sbagliate […] che viene da chiedersi se davvero valga la pena di impegnare tante risorse umane […] e così tanto tempo attorno a questi documenti».
«Per farsi un’idea di quanto sballate si siano rivelate le previsioni del prodotto interno lordo dall’inizio della crisi a oggi»
continua Marro, basta prendere i dati dei vari Def e confrontarli con quelli reali: «Per l’Italia la crescita dell’economia, se si fossero rivelate vere le stime del governo fatte solo tre mesi prima che cominciasse l’anno, sarebbe stata più alta del 14.3% in sette anni, dal 2008 al 2014. Per la Francia del 6.25% e per la Germania del 3.6%».
Nota a margine. Abbiano pubblicato questa nota non tanto perché rivela un trucchetto contabile tanto prosaico quanto diffuso, quanto per evidenziare, tramite questo piccolo e forse insignificante esempio, la fallacia di tanta narrativa riguardante la crisi economica dell’Europa.
Da anni si susseguono analisi e proclami su una fantomatica “ripresa”, da anni si assiste al prolungarsi di un estenuante ristagno, che rischia, nel tempo. di diventare cronico.