Falcone a Serwer: Andreotti non era mafioso
Tempo di lettura: 2 minuti«Con Falcone il rapporto era strettissimo: “Andai a cena con lui un paio di giorni prima che venisse ucciso. Mi disse che Andreotti era stato colpevole di omissioni, non di commissioni. In sostanza non aveva fatto tutto quello che avrebbe potuto contro la criminalità organizzata, ma non era un mafioso“
. Così Daniel Serwer, incaricato d’affari presso l’ambasciata di Roma durante il periodo di tangentopoli (di fatto il capo della rappresentanza diplomatica) a Paolo Mastrolilli per la Stampa del 19 gennaio. L’articolo ripercorre quell’oscuro periodo in base ai report che lo stesso Serwer redigeva per gli Stati Uniti d’America e riguarda le possibili ingerenze esterne sull’opera della magistratura, accennato anche in quei documenti. Cosa che Serwer (ovviamente) respinge.
Nota a margine. Testimonianza preziosa quella di Serwer, perché riporta dichiarazioni di Giovanni Falcone che la mafia la conosceva molto bene, sicuramente più di quelli che hanno preso il suo posto dopo il suo assassinio. Una testimonianza che ha in sé una critica (le asserite «omissioni»), che appare però solo politica: se tali omissioni fossero state compiute per favorire la mafia, Falcone non avrebbe specificato a Serwer che Andreotti non era mafioso.
In realtà non c’è nulla di nuovo, dato che Falcone aveva anche fatto condannare per diffamazione il pentito Pellegriti che aveva accusato Salvo Lima di essere mafioso. Così anche le affermazioni del diplomatico americano fanno immaginare che, se Falcone non fosse stato ucciso (tra l’altro con modalità eversive la cui portata è ancora da appurare), difficilmente si sarebbe dato luogo a un processo per mafia contro il senatore Giulio Andreotti.
Periodo oscuro quello degli inizi degli anni ’90, sul quale ancora si fatica a fare luce. Lo testimonia anche il lento spegnersi dell’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia, che sembrava potesse portare un po’ di luce nel buio,
Ma prima o poi occorrerà accertare cosa sia davvero accaduto in quegli anni: ne va della comprensione della storia d’Italia (e non solo). Ci torneremo.