28 Marzo 2020

Gantz-Netanyahu: l'accordo a sorpresa è lacerante

Gantz-Netanyahu: l'accordo a sorpresa è lacerante
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Benjamin Netanyahu e il suo rivale centrista Benny Gantz siglano un accordo per un governo di unità nazionale, che dovrà affrontare la crisi del coronavirus ed evitare di portare Israele a una ulteriore, quarta elezione consecutiva.

Non sono ancora chiari i termini dell’accordo, ad oggi è chiaro solo che Netanyahu resterà premier, non più dunque di un governo di transizione, che ha le limitazioni del caso, ma di un governo con capacità proattive.

Decisione lacerante

Tra 18 mesi, riferiscono i media, Netanyahu dovrebbe poi cedere lo scettro a Gantz, al quale da subito è assegnata la presidenza della Knesset, quindi un ruolo istituzionale e non di governo (che invece lo vedrebbe subordinato al premier, del quale fino a ieri rappresentava la nemesi).

Nel governo, dovrebbero esserci esponenti del partito di Gantz, in ruoli chiave, così da poter controllare il premier perché non si avventuri in politiche contrarie alla linea centrista di cui Gantz sembra voler restare garante nonostante tutto.

La decisione di Gantz ha destato l’ira dei suoi sostenitori, che lo hanno sostenuto per un anno perché scalzasse Netanyahu dal potere, sua mission principale. Tanto che il suo partito, Khaol Lavan, si è diviso: parte ha seguito Gantz e parte resterà all’opposizione.

Per David Horowitz quella di Gantz è una “colossale scommessa politica“, un “salto di fiducia che determinerà se questo relativo neofita della politica ha effettivamente sfruttato un’opportunità o è stato sconfitto, se non divorato, dall’immensamente più esperto Netanyahu”.

Già, una scommessa. Fatta proprio quando la vittoria del suo schieramento era a portata di mano.

La svolta inattesa

Dopo le ultime elezioni, infatti, Gantz aveva promesso che, appena aperti i lavori della Knesset (il Parlamento), avrebbe messo ai voti una legge che avrebbe impedito a un politico sotto processo, situazione attuale di Netanyahu, di guidare il Paese.

Aveva 61 voti dalla sua, la maggioranza. Ma il Likud ha fatto una mossa imprevista: il presidente della Knesset, presumibilmente in accordo con Netanyahu, si è rifiutato di riunire l’assise eletta nelle ultime elezioni, adducendo motivi di sicurezza: spazio affollato, troppi i rischi di contagio da coronavirus.

Gantz è ricorso così alla Corte Suprema, che ha ordinato al presidente della Knesset di fare quanto richiesto dalla Costituzione, ma egli ha rifiutato, con mossa giudicata eversiva. La Corte Suprema ha dato quindi l’incarico ad un altro, che a quel punto ha potuto adempiere al dettato.

Per quanti si opponevano a Netanyahu sembrava fatta: la Knesset si sarebbe riunita, si sarebbe votata la legge che sanciva l’impossibilità di guidare il Paese sotto processo e si sarebbe lasciato a Netanyahu di governare l’emergenza coronavirus con un governo di transizione; ciò fino a quando le cose non si sarebbero sistemate da sé, con l’inizio del processo.

A quel punto – o più in là, se richiesto dall’emergenza virus – sarebbe bastato far cadere il governo, usando la maggioranza della Knesset, cosa facile avendone ormai acquisita la presidenza.

La scelta di Gantz

Gantz deve aver giudicato che lo scontro risultante sarebbe stato insostenibile per Israele, stretto dalla morsa del coronavirus. E che c’era il rischio che Netanyahu  potesse approfittare dell’emergenza per forzare la mano e avocare a sé un potere indebito.

Oppure che la gestione della crisi, che comporta una grande visibilità del timoniere, come sta accadendo ovunque nel mondo, avrebbe consegnato a Netanyahu un consenso tale da risultare schiacciante al voto successivo, e tale da mandare all’aria tutti gli schemi.

E che, infine, fosse necessario stipulare un accordo che da una parte garantisse la tenuta democratica del Paese, dall’altra scongiurasse avventure in solitaria di Netanyahu e, last but not least, garantisse a Israele un governo stabile per affrontare la terribile sfida del coronavirus.

La sua sfida a Netanyahu, ha reputato Gantz, che dura da un anno e ha attraversato tre elezioni consecutive, poteva attendere. Man mano che l’accordo andrà a profilarsi nelle sue sfumature si capirà meglio la sua natura.

Ma solo il tempo dirà se quella di Gantz è stata una mossa politica di alto profilo e di prospettiva oppure una mera resa all’avversario, come appare ai sostenitori del premier e ai suoi delusi sostenitori. Vedremo.