Gaza al gelo e nella putredine
Tempo di lettura: 2 minuti«L’embargo: cibo, medicine, materiali essenziali razionati. L’ondata di maltempo più grave degli ultimi 70 anni: sistema fognario esploso, cittadine allagate, migliaia di persone senza riparo. La chiusura dell’unica centrale elettrica attiva: solo sei ore di luce al giorno, dove c’è, per il resto, buio e gelo. Gaza sta toccando il fondo». Inizia così un articolo dell’Avvenire del 28 dicembre che denuncia la tragica situazione degli abitanti di Gaza durante le festività natalizie. La centrale elettrica – attiva da soli 15 giorni, ma a potenzialità ridotte – sarebbe stata chiusa a causa del blocco del valico di Kerem Shalom, dal quale passava il carburante necessario per farla funzionare, anche se Israele nega e spiega l’accaduto come un problema interno a Gaza.
Mai Alkaila, ambasciatrice palestinese a Roma, ha spiegato: «Le nevicate dei giorni scorsi hanno fatto saltare il precario sistema fognario, allagando cittadine e villaggi», aggiungendo che «Israele ha aperto le sue due dighe, attraverso cui passano gli scarichi dello Stato ebraico verso il Mediterraneo, contribuendo a mandare in tilt tutto il sistema di smaltimento e inondando di melma putrida Gaza». E ha lanciato la campagna Una coperta per Gaza per raccogliere aiuti.
Che questo dramma si consumi durante il tempo di Natale è ancora più triste. L’inno Tu scendi dalle stelle descrive il freddo e il gelo di quella notte santa nella quale è nato Gesù. L’autore del canto non poteva prevedere, in aggiunta, anche i liquami e i miasmi fognari.
Titolo dell’articolo: Niente carburante: Gaza al gelo.