10 Agosto 2018

Gaza: si sperava un accordo. Solo una tregua

Gaza: si sperava un accordo. Solo una tregua
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È tregua a Gaza, dopo l’escalation che prefigurava una nuova guerra. In attesa degli sviluppi, val la pena valutare quanto accaduto.

L’escalation era del tutto inattesa, stante che sembrava prossimo un accordo durevole tra Israele e Hamas.

L’escalation

Tutto inizia martedì, ricostruisce Shlomi Eldar su al Monitor, quando le forze di difesa israeliane (IDF) uccidono due militanti di Hamas.

Un “errore”, come ha dichiarato il portavoce dell’esercito: l’IDF ha scambiato un’esercitazione di Hamas per un attacco. Da qui il colpo di artiglieria, sparato da un carro armato, contro i potenziali aggressori.

A rendere ancora più inaccettabile l’accaduto il fatto che all’esercitazione partecipasse Saleh al Harouri, alto esponente di Hamas giunto a Gaza per concludere l’accordo con Israele, il quale aveva ricevuto rassicurazioni sul fatto che gli israeliani non “avrebbero tentato di assassinarlo”.

Eldar riferisce che il comando militare israeliano, accortosi dell’errore, aveva inviato ad Hamas “un messaggio conciliatore, quasi delle scuse”. Che sono state respinte al mittente.

Secondo Eldar, Hamas non avrebbe accettato a causa del confronto a distanza con Fatah per la leadership della “resistenza” palestinese.

Hamas, cioè, avrebbe voluto tener fede all’impegno preso, secondo il quale ad ogni azione israeliana debba corrispondere una reazione.

Avrebbe cioè voluto dimostrare quella determinazione a contrastare il nemico che mancherebbe ai suoi avversari politici.

Spiegazione plausibile, come plausibile è la spiegazione di altri analisti, secondo i quali Hamas ha semplicemente ritenuto impossibile l’errore, dati i sofisticati sistemi di controllo israeliani. Tant’è.

Si arriva così allo scambio di colpi, come mai nel recente passato. Ma alla fine, ieri sera, di nuovo la fragile tregua.

La tregua

Tutto si è giocato nella riunione del Consiglio di sicurezza israeliano del pomeriggio, riunito d’urgenza da Netanyahu.

Sembrava dovesse dare il via a un’operazione su vasta scala contro Gaza. Non è andata così: pur ribadendo la determinazione a contrastare duramente Hamas, l’attacco alla Striscia non è stato ordinato.

Non sappiamo cosa sia successo nel corso della riunione. Ma possiamo registrare quel che dicono le fonti israeliane. Anzitutto che durante l’escalation l’Egitto ha continuato a mediare tra le parti.

E poi che l’esercito israeliano ha in parte frenato la risposta ai razzi palestinesi. Certo, i bombardamenti hanno ucciso tre persone. E dire che è andata bene così sarebbe disumano.

Ma poteva andare molto peggio, come ben sa chi ricorda altri bombardamenti massicci su Gaza. Poteva cioè essere strage, cosa che avrebbe spento il lucignolo fumigante e avviato l’ennesima guerra.

Decisivo il parere del Capo di Stato maggiore israeliano Gady Eisenkot, secondo il quale, riporta Debka, Hamas “non aveva ancora infranto le regole non scritte”, quelle che delineano linee rosse da non superare.

Da qui la rappresaglia relativamente contenuta. Non solo: sarebbe stato proprio il generale a convincere il governo “a non approvare una campagna su vasta scala” nella Striscia.

Un’azione frenante evidentemente iniziata prima della seduta, dato che Netanyahu, come riportato da una Tv israeliana, ha deciso di ritardarla di due ore, evidentemente per dare tempo e spazio al dialogo.

Così, da ieri, è tregua… Non si sa quanto terrà. Quel che è certo è che il colpo di cannone che ha ucciso i due miliziani di Hamas ha allontanato di molto, se non assassinato, l’ipotesi di una tregua duratura. Si torna a vivere, e morire, alla giornata.