Ogni dieci minuti viene ucciso un bambino. L'ambiguità degli Stati Uniti e la visita di Blinken a Tel Aviv. Il mondo in attesa del discorso di Nasrallah.
Tempo di lettura: 4 minuti“Il numero di bambini uccisi a Gaza, in sole tre settimane, ha superato il numero di quelli che ogni anno hanno perso la vita nelle zone di conflitto del mondo dopo il 2019”. Così Save the Children, “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini. Per tutti gli altri è un inferno”. Così l’Unicef.
La strage di bambini
“Secondo Jason Lee, direttore di Save the Children per i territori palestinesi, a Gaza 2 vittime civili su 5 sono bambini. Tale cifra non comprende i circa 1.000 bambini che, secondo le stime del gruppo, sono ancora intrappolati sotto le macerie. ‘In questo momento ogni dieci minuti viene ucciso un bambino’”. Citazione dal Washington Post.
Dal New York Times: “Giovedì un raid ha danneggiato una scuola delle Nazioni Unite utilizzata come rifugio e ha causato un’altra ondata di pazienti: 10 morti e altri 80 feriti. ‘Non ho mai visto ferite così gravi in vita mia’, ha detto giovedì al telefono il dottor Abu Safyia”.
“L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA, che gestisce la scuola, ha affermato che la scuola era tra i quattro rifugi – che ospitavano quasi 20.000 persone in totale – ad essere stati danneggiati nelle 24 ore precedenti”.
Quanto sopra è solo una minima parte dell’orrore che si sta consumando nella Striscia, potremmo continuare all’infinito, dettagliando di ospedali danneggiati e impossibilitati a operare a causa della mancanza di carburante, di scuole e aree delle Nazioni Unite che accolgono rifugiati distrutte, di chiese, moschee crollate a causa delle bombe. Ad oggi sono circa 10mila i palestinesi periti sotto le bombe, una percentuale minimale dei quali sono membri di Hamas.
Per inciso, uno degli argomenti capziosi per sminuire tale realtà è che tali numeri sono basati sulle informazioni rilasciate dalle autorità di Gaza, che è controllata da Hamas, che avrebbe, e ha, tutto l’interesse a incrementare i numeri della tragedia (argomento capzioso nel quale è caduto anche Biden).
L’ambiguità degli Stati Uniti
Ma, sul punto, riportiamo quanto riferisce The intercept: “La tesi di Biden è stata rapidamente respinta dalle organizzazioni per i diritti umani attive a Gaza da anni. L’Associated Press ha osservato che i dati del Ministero della Sanità relativi ai conflitti precedenti corrispondono accuratamente con i numeri forniti sia dal governo israeliano che dalle Nazioni Unite. E lo stesso Dipartimento di Stato ritiene da tempo attendibili i numeri” in questione.
Tale la tragedia che si sta consumando nella Striscia e che diventa giorno dopo giorno insostenibile. Tanto che Blinken è stato inviato in Israele per chiedere un attutimento delle operazioni di guerra, in particolare una pausa umanitaria.
Ma la posizione degli Stati Uniti resta ambigua. Se da una parte cerca di frenare la brutalità, dall’altra sta permettendo quanto avviene. Senza l’appoggio dell’alleato, infatti, Israele non avrebbe potuto agire in modo tanto sfrenato, non potendo permettersi una guerra contro Hezbollah, tenuto a bada dalla flotta dispiegata al largo delle coste del Libano (almeno questo è quanto pensano gli americani, che però potrebbero sbagliare).
Lo dimostra anche la tempistica della visita del Capo del Dipartimento di Stato Usa in Israele, dal momento che vi si è recato nel giorno in cui Nasrallah, il leader di Hezbollah rimasto zitto dall’inizio della guerra, rompe il silenzio.
Con la sua presenza a Tel Aviv, Bllinken segnala che una dichiarazione di guerra di Hezbollah a Israele equivale a una dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, oltre che a tutti gli alleati che hanno ingrossato – in modalità più o meno simbolica – la forza di deterrenza navale della U.S. Navy che incrocia al largo delle coste libanesi: Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania…
La pausa umanitaria, possibilità per uno scambio di ostaggi
Resta, però, che Washington non può permettersi di avallare a lungo la mattanza dei palestinesi (come denota il fatto che i due giornali mainstream statunitensi succitati diano ampio spazio alla situazione di Gaza).
La visita di Blinken è stata preceduta dall’approvazione di un pacchetto di aiuti per Israele di 14 miliardi di dollari. Tale stanziamento, nelle intenzioni dell’amministrazione USA, dovrebbe servire a Blinken per avere qualche leva per frenare l’assertività di Netanyahu, ormai consegnato a una guerra di religione che non fa distinzioni tra forze belligeranti e civili (tale il significato della citazione di Amalek nel suo discorso alla nazione).
Hassan Nasrallah, segretario del partito sciita libanese Hezbollah
In attesa del discorso di Nasrallah, al quale sono sospese tutte le cancellerie del mondo, si segnala l’intervista di Ghazi Hamad, uno dei leader di Hamas, alla NBC, nel corso della quale ha affermato che la sua organizzazione è pronta a un accordo totale sullo scambio di prigionieri: tutti gli ostaggi in mano ad Hamas in cambio di tutti i detenuti palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane. La pausa umanitaria potrebbe favorire sviluppi similari.
Sul tema si segnala un articolo del Middle East Eye del 1 novembre, che riferiva: “Hamas e Israele erano ‘a due centimetri di distanza’ da un accordo sugli ostaggi che avrebbe portato al rilascio delle donne e dei bambini detenuti a Gaza dopo l’attacco del 7 ottobre, ma l’accordo è fallito allorquando Israele ha lanciato l’operazione di terra”.