20 Gennaio 2025

Gaza: la tregua precaria e la variabile fascista

Fragile la tregua tra Hamas e Tel Aviv, sospesa alle ambiguità di Netanyahu e alla variabile kahanista, il movimento fascista ormai egemone in Israele
di Davide Malacaria
Gaza: la tregua precaria e la variabile fascista
Tempo di lettura: 5 minuti

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas ha avuto successo nonostante le resistenze e le dichiarazioni più che ambigue di Netanyahu – forse mirate a rassicurare i suoi partner di governo o forse a far saltare gli accordi all’ultimo minuto – e quella dei partiti di ultra-destra che ne sostengono il governo, uno dei quali, quello guidato da Itamar Ben-Gvir, gli ha ritirato l’appoggio passando all’opposizione.

Gaza ceasefire ‘temporary,’ Israel given full right to resume war if needed, claims Netanyahu

La tragica ambiguità di Netanyahu

A quanto riferiscono diversi media, Netanyahu avrebbe convinto l’altro leader di ultra-destra avverso agli accordi, Bezalel Smotrich, a continuare a sostenere il suo governo promettendogli che Trump avrebbe dato a Israele il via libera per riprendere la guerra nella seconda fase del cessate il fuoco, quando Hamas e Tel Aviv affronteranno nodi ancora irrisolti. E a riprenderla in modalità ancora più feroce, fino a portare a compimento l’annessione della Cisgiordania.

In realtà, non sembra questo il programma di Trump, come abbiamo accennato in altre note, ma è certo che Netanyahu spingerà in tale direzione o, in parallelo, per trascinare gli Usa ad aprire una guerra all’Iran.

L'insediamento di Trump: pericoli e invitati imprevisti

Se tali prospettive si avvereranno o meno dipenderà, oltre che dalla sopravvivenza di Trump, dall’esito del braccio di ferro che avrà luogo in seno all’amministrazione Usa e dalla riuscita o meno delle manovre del premier israeliano, che è solito creare drammatizzazioni ad hoc per attuare i suoi piani, com’è avvenuto di recente per l’avvio della guerra su larga scala contro il Libano, provocata da attacco contro un villaggio druso sul Golan occupato da israele, attribuito subito a Hezbollah nonostante le circostanze indicassero tutt’altro.

Ma resta che tante sono le spinte, anche interne, per una tregua duratura. Così, forse anche per esorcizzare lo spettro di un nuovo massacro di Gaza, Yossi Verter, su Haaretz, ipotizza che, dopo aver rassicurato Smotrich sulla ripresa del conflitto allo scopo di assicurarsene l’appoggio, Netanyahu lo mollerà al suo destino aprendosi a un governo di unità nazionale sostenuto dalle opposizioni.

Smotrich Bet It All on Blocking a Deal. He Still Hopes Netanyahu Will Come Through

Se così fosse, conclude l’articolo di Verter, Netanyahu ripercorrerebbe le orme di uno dei governi di Yitzhak Shamir, che al tempo aveva stretto un’analoga alleanza con l’ultradestra, suggellata in una lettera d’impegno poi sconfessata.

Così, secondo Verter, “Smotrich sta per scoprire che la lettera di Netanyahu seguirà la stessa strada dell’accordo di coalizione che l’allora leader del Likud Yitzhak Shamir aveva firmato con un altro partito di estrema destra, prima di rinnegare l’accordo e formare un governo di unità nazionale con Shimon Peres e il partito laburista”.

“Cosa ti aspetti che ci faccia con questo documento?” Chiese, scioccato e ferito, il presidente del partito Tekuma, il prof. Yuval Ne’eman. “Per quanto mi riguarda, puoi appenderlo al muro”, rispose Shamir.

Sabotare la tregua, tornare al massacro

Un’altra ipotesi, altrettanto realistica, è quella prospettata da Amir Tibon, sempre su Haaretz, secondo il quale Netanyahu sta mentendo a Trump e cercando un modo per sabotare il piano di pace.

Netanyahu Is Lying to Trump and Preparing to Sabotage the Gaza Cease-fire Deal

Insomma, la guerra potrebbe tornare a ruggire in tutta la sua ferocia, raccontata in maniera magistrale da Gideon Levy su Haaretz, che spiega come quest’ultima sia stata “la prima guerra fascista” di Israele perché plasmata dalla follia dei partiti di ultradestra, che hanno in Meir Kahane il loro faro.

Una deriva resa possibile dal Likud di Netanyahu, che ha sdoganato Kahane e i suoi adepti, prima considerati terroristi (e dalla parallela follia degli Stati Uniti che, su sollecitazione di Netanyahu, hanno rimosso tale movimento dalla lista nera del Terrore globale).

Da qui una guerra senza pietà, scrive Levy. La cosa terribile, annota il cronista, “non è stata solo la portata della crudeltà dell’esercito; è stato, soprattutto, il modo in cui tale crudeltà è stata trasformata in un valore per la società israeliana nel suo complesso, in un’opportunità, una risorsa, un miracolo. La crudeltà come qualcosa di cui essere orgogliosi, a cui aspirare, di cui vantarsi e da ostentare”.

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“Anche nelle sue guerre precedenti Israele aveva commesso atrocità. A volte ha cercato di negare, nascondere e mentire, e a volte le ha persino ammesse e se ne è vergognato. Non questa volta. Stavolta, il portavoce delle IDF esponeva con orgoglio la portata della distruzione e delle uccisioni, sbandierandole come successi per compiacere la destra kahanista ormai dominante”.

“Israele è diventato uno stato che persegue l’uccisione e la distruzione degli arabi solo per il gusto di ucciderli e distruggerli. Non era così una volta e certamente non ne andava fiero. Si tratta di un cambiamento profondo, che faremo fatica a cancellare. Preannuncia un futuro nero come la pece”.

“Quando Meir Kahane si manifestò, portava con sé un partito neonazista di marca israeliana che considerava cani, nella migliore delle ipotesi, gli arabi. Ma Israele si è ritratto da ciò. Ancora prevaleva l’ethos del Mapai [partito dei lavoratori della terra ndr.] modellato sullo ‘sparare e piangere’ e, insieme, l’imparzialità del Likud. Menachem Begin, come anche il primo governo Netanyahu, preservarono [tale spirito]. Il crollo iniziò con il secondo governo Netanyahu e ha raggiunto il suo apice in quello attuale. Di tutti i suoi crimini, questo è il più grande e imperdonabile. Fin dalla prima fase, il fascismo è stato sdoganato e legittimato”.

Il tempo di Kahane

“Voci che prima non erano mai state considerate legittime sono dilagate nella politica e nei media. Presto sono diventate non solo legittime, ma la voce stessa delle masse israeliane, come anche del governo e dell’esercito. Alla radio e alla televisione la gente diceva: ‘”Non ci sono innocenti a Gaza’ e parlava del (felice) diritto e dovere di uccidere tutti, con la stessa facilità con cui parlava del meteo”.

“Giornalisti importanti, quando hanno capito che non solo era lecito, ma anche vantaggioso, hanno rivelato i loro segreti pensieri. Da Amit Segal e Zvi Yehezkeli ad Almog Boker, sono nati i fascisti. Tale discorso semplicemente non esisteva prima in Israele e non trova posto in nessuna democrazia. Nel frattempo, le voci contrarie alla guerra sono state messe a tacere; persino la compassione e l’umanità sono state proibite. Il controllo del dibattito pubblico è stato portato a compimento”.

“Nei lunghi mesi di guerra, il kahanismo è diventato la voce dominante di Israele e del suo esercito. Non c’era più nessuna differenza tra i comandanti che si ergevano dal suolo marcio degli insediamenti e le loro controparti della ‘bella’ Israele: tutti facevano tutto nello spirito di Kahane, senza eccezioni e senza dissenzienti. L’obiettivo era compiacere Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Bastava dare loro la quantità di sangue infinita che bramano”.

“L’accordo per la liberazione degli ostaggi è stato rinviato per mesi, Gaza è stata completamente distrutta, intere aree sono state ripulite della popolazione locale e decine di migliaia di persone sono state uccise solo per soddisfare lo spirito di Kahane e dei suoi rappresentanti terreni al governo”.

“È ironico che la prima guerra di Kahane stia finendo con il ritiro dal governo di Otzma Yehudit [che si rifà esplicitamente al kahanismo ndr], il cui leader ha promesso di tornare quando il genocidio ricomincerà. Ma la rivoluzione è stata ormai completata, non c’è più bisogno di Ben-Gvir e dei suoi simili. Netanyahu e il Likud sono sufficientemente kahanisti da continuare a perseguire la visione di Kahane da soli; non c’è più nemmeno bisogno di scrivere ‘Kahane aveva ragione’ sui muri”.