7 Giugno 2024

Georgia: le indebite pressioni Usa-Ue

La decisione di sanzionare la Georgia è solo l'ultimo passo dell'Occidente per piegare quella che è giudicata una pedina fondamentale del confronto con la Russia.
Georgia: le indebite pressioni Usa-Ue
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Gli Stati Uniti hanno emesso sanzioni conto la Georgia come castigo per aver adottato una legge che chiede alle ong finanziate in maniera significativa da nazioni straniere di rendere pubblico tale sostegno. Legge ragionevole se si pensa a come gli Usa reagirebbero se scoprissero che delle ong attive in America fossero finanziate dai russi (riprendiamo il parallelo da Responsible Statecraft) Ma visto che in Georgia a finanziare le ong attive in politica e sul piano dei media sono proprio gli States – in combinato disposto con la Ue – la norma non s’ha da fare. E così è.

Approvata la legge sulla Georgia: perché l’Occidente deve restare fuori dalle proteste Approvata la legge sulla Georgia: perché l’Occidente deve restare fuori dalle proteste

La Georgia e la Commissione Ue

La decisione di sanzionare la Georgia è solo l’ultimo passo dell’Occidente per piegarla, perché Tblisi è giudicata una pedina fondamentale per il confronto-scontro con la Russia dal momento che potrebbe aprire un nuovo fronte caldo con Mosca in Asia, oltre a quello europeo aperto in Ucraina. E due fronti sono impegnativi.

Pedina tanto fondamentale che gli Usa hanno sponsorizzato in loco, nel 2003, una rivoluzione colorata, quella delle rose, continuando ad esercitare su di essa un’influenza decisiva.

Proprio la convinzione di poter contare su questo Stato-pedina in funzione anti-russa fa sì che la decisione del governo georgiano di varare una legge sulla trasparenza finanziaria sia suonata in Occidente come un tradimento, avvenuto peraltro quando appariva prossimo il suo ingresso nella Ue, che avrebbe consolidato la stretta occidentale sul Paese (opzione non ancora riposta nel cassetto).

Andate a vuoto le pressioni internazionali e le manifestazioni di piazza perché il governo di Tblisi recedesse dal suo intento normativo, sono arrivate le sanzioni, anche se è più un passo simbolico che reale, dal momento che si tratta di restrizioni ai visti di 20-30 persone, tra esponenti di “Sogno georgiano” (il partito al governo), parlamentari vari, rappresentanti delle forze dell’ordine e privati ​​cittadini. Una misura simbolica che però, come da minacce Usa, sarà implementata se Tblisi non cambia rotta.

Tra le pressioni indebite subite dal governo georgiano è forse da considerare anche quanto rivelato dal premier Irakli Kobakhidze, il quale ha dichiarato che uno dei commissari europei, Oliver Varhelyi, che nella Commissione cura i dossier sull’espansione dell’Unione, lo avrebbe minacciato, dicendogli che dopo “quanto avvenuto a Fico, dovevo stare molto attento”. Il riferimento è al premier slovacco Robert Fico, al quale hanno sparato il 15 maggio scorso e che ieri ha fatto la sua prima apparizione pubblica tramite un video.

Varhelyi non ha negato la conversazione, ma l’ha spiegata in altro modo, affermando di aver fatto un semplice parallelo: come Fico ha polarizzato lo scontro nel suo Paese, alimentando l’odio che poi si è ritorto contro di lui, così poteva accadere in Georgia.

Al di là della spiegazione dell’attentato auto-inflitto di Fico, che poi è stata la narrazione mainstream che consentiva di continuare a dipingerlo come il cattivo di turno (perché non conflittuale con Putin), è alquanto ovvio che Varhelyi  neghi.

Ma ieri, con una mossa a sorpresa, il premier georgiano ha affermato di avere le prove della minaccia e di essere pronto a esibirle a eventuali richiedenti. Si può ritenere che non sia stato subissato di richieste, anche se la magistratura avrebbe un certo qual dovere in tal senso.

Resta la registrazione che forse in America staranno rimpiangendo tempi passati, ora che non ci sono più le rivoluzioni colorate di una volta e che tutto si è fatto più difficile.

In anni passati, infatti, la Georgia non avrebbe potuto resistere in questo modo alle pressioni. A dimostrazione che certa spinta si è affievolita, due esempi recenti: il fallito golpe di Guaidò in Venezuela del 2019 e l’altrettanto fallito golpe in Kazakistan del gennaio 2022.

Il primo ministro georgiano è pronto a fornire le prove delle minacce del commissario europeo