Gli scontri di Amsterdam
Gli incidenti di Amsterdam tra arabi filo-palestinesi e i tifosi del Maccabi, la squadra israeliana che giocava con quella locale dell’Aiax, sono stati usati alla grande dalla macchina propagandistica di Netanyahu, pronta a denunciare addirittura un pogrom, parola che suona alquanto esagerata per l’esito dell’accaduto, dieci i feriti, nessuno grave.
Anche la trovata di Tel Aviv di annunciare l’invio degli aerei a recuperare i tifosi del Maccabi aveva lo scopo di montare l’accaduto a dismisura. Netanyahu in questo è un vero maestro (ha poi ritrattato, la trovata aveva raggiunto lo scopo, non era necessario dargli seguito). Inutile dire che le violenze vanno condannate, ma è anche inutile aggiungere che certa aggressività appartiene al mondo del calcio, dove la dialettica spesso si declina in mazzate.
Detto questo, è accertato che i tifosi del Maccabi, noti per le loro derive di ultra-destra e la loro inclinazione alla violenza – non per nulla si definiscono Fanatics – hanno fatto di tutto per infiammare gli animi dei cittadini arabi locali.
Hanno aggredito un tassista arabo ; hanno strappato le bandiere palestinesi appese alle abitazioni della città; intonato cori “morte agli arabi”, che con quello che succede a Gaza non devono esser risuonate astratte alle orecchie dei locali – anche perché alcuni dei Fanatics vi hanno preso parte come soldati (ad esempio uno dei feriti) – slogan che non potevano lasciare indifferenti i destinatari; inoltre, hanno inscenato rumorose contestazioni durante il minuto di silenzio chiesto prima della partita per rendere omaggio alle vittime delle alluvioni in Spagna (invisa per la sua vicinanza alla causa palestinese). Sull’accaduto rimandiamo a un puntuale articolo di Valerio Maggia su InsideOver.
Il Mossad in campo, gli allarmi ignorati
Alcuni particolari inducono a una riflessione ulteriore. Il primo è che la compagine del Maccabi si era involata per Amsterdam assieme a una squadra del Mossad (Jerusalem Post) che doveva garantirne la sicurezza. Ed è più che probabile che tra i tifosi del Maccabi, e magari anche tra i loro antagonisti, vi fossero agenti del noto servizio, dal momento qualcuno di essi doveva pure stare sugli spalti per garantire la sicurezza di cui sopra.
Il secondo è che le autorità di Amsterdam, pure avvertite in via formale dal Ministero degli Esteri israeliano di quello che poteva succedere, segnalando in un comunicato ufficiale “l’aperta incitazione alla violenza da parte degli organizzatori delle manifestazioni” pro-Palestina previste in occasione della partita, non hanno fatto nulla di nulla, limitandosi a vietare una manifestazione presso lo stadio, per spostarla più in là. Retroscena denunciato dal Timesofisrael. Denuncia alla quale va aggiunto che la polizia non ha contrastato le provocazioni previe da parte dei Fanatics.
Infine, una nota di colore: è curioso che, nonostante qualche scaramuccia si sia registrata anche con altre squadre impegnate contro il Maccabi, gli scontri più accesi si siano registrati proprio ad Amsterdam, città con una fiorente comunità ebraica, e in una partita contro l’Ajax, squadra “notoriamente considerata filo-israeliana” (Jerusalem Post).
Il resto è cronaca nera, con gli arabi che inseguono i tifosi del Maccabi, i dieci feriti (a cui si augura pronta guarigione) e Netanyahu che può ancora una volta usare la sua macchina da guerra per denunciare l’antisemitismo dilagante – che egli stesso sta alimentando a getto continuo con gli orrori di Gaza – indurre in tal modo le autorità olandesi a fare i tradizionali mea culpa e i giornali a parlare degli israeliani come vittime, nonostante il loro ruolo di carnefici nella tragedia che si sta consumando nella Striscia, la cui portata è incomparabile con l’asserito pogrom di Amsterdam (di ieri la notizia che il 70% delle vittime di Gaza sono donne e bambini).
Lo striscione del Parc des Princes
Conseguenza dell’accaduto è che probabilmente non si vedrà più quanto si era visto al Parc des Princes di Parigi il giorno prima quando, in occasione della partita del Paris Saint-Germain contro l’Atletico Madrid, i tifosi di casa avevano srotolato un enorme striscione, a coprire l’intera curva, con le immagini di un bambino libanese, un ragazzo in kefiah, un carro armato israeliano, la moschea di al-Aqsa e la scritta Free Palestine. Immagini commentate dalla scritta sottostante: “La guerra sul terreno, la pace nel mondo”, dove l’accenno alla guerra è quel sta purtroppo accadendo in quelle latitudini.
Striscioni e bandiere analoghe si sono viste in altri stadi, su tutte le colorate coreografie dei tifosi del Celtic Glasgow, ma mai si era vista una coreografia così imponente e soprattutto collegata a una squadra, il Paris Saint-Germain, le cui partite sono viste da milioni di persone in tutto il mondo. Tanto che il ministro degli Interni francese Bruno Retailleau si è scomodato per chiedere spiegazioni formali alla squadra di casa (chiedere la libertà della Palestina, a quanto pare, è qualcosa di criminale, nonostante la nascita di tale stato sia prevista e dall’Onu).
Ecco, è probabile che tutto ciò, dopo i fatti di Amsterdam, non si ripeterà più.