Gli Usa: gli Houthi sono una realtà politica legittima dello Yemen
Tempo di lettura: 2 minutiL’inviato speciale degli Stati Uniti per lo Yemen, Timothy Lenderking, ha sdoganato i ribelli yemeniti Houthi, in nome e per conto della sua nazione. Considerati prima nemici, dal momento che gli Usa supportavano la coalizione guidata dai sauditi che gli ha mosso guerra fin dal 2015, poi dichiarati addirittura terroristi, come tali inseriti nell’apposita lista nera di Washington, ora sono diventati un legittimo attore della politica yemenita.
Lenderking lo ha dichiarato apertamente in una riunione del Consiglio nazionale per le relazioni tra Stati Uniti e i Paesi arabi, convocata per raccogliere aiuti umanitari da inviare in quello sventurato Paese, che già prima della guerra era considerato tra i più poveri del mondo e precipitato, a causa del conflitto, in un abisso senza fondo, come da dichiarazioni reiterate dell’Onu.
A riferire le parole di Lenderking è la Reuters, dalla quale le riprendiamo: “La mia esperienza con gli Houthi è che essi hanno parlato di un impegno per la pace nello Yemen” da cui una prospettiva in tal senso: Per parte sua, poi, Lenderking ha promesso che gli Usa, a loro volta, continueranno “a parlare con loro”.
“Gli Stati Uniti – ha aggiunto – li riconoscono come un attore legittimo, noi li riconosciamo come un gruppo che ha ottenuto risultati significativi. Nessuno può sperare che essi siano marginali o assenti in questo conflitto, quindi affrontiamo le realtà, che dice che essi che sono sul campo” e là sono destinati a restare.
Una vera e propria svolta, che arriva mesi dopo le dichiarazioni di Biden, che aveva decisamente tirato fuori gli Stati Uniti da questa insana guerra (tutte sono insane, ma questa più di altre).
Una dichiarazione, quella di Biden, che non aveva avuto molto seguito, come ha registrato The Intercept, dato che l’impegno Usa era per lo più indiretto (supporto di intelligence, addestramento e altro e più oscuro) e, come tale, ha presumibilmente continuato a essere offerto nel segreto, anche dopo la presa di posizione del presidente americano.
Ma le parole di Lenderking suonano diverse: si riconosce che gli Houthi non sono stati sconfitti, né possono esserlo. Così, solo rimanendo in piedi, hanno vinto la loro guerra. E con loro occorre trattare.
D’altronde, tante svolte precedenti danno consistenza alla prospettiva indicata da Lenderking: il riconoscimento dei talebani – prima identificati come terroristi – come attori della politica afghana, così che con loro gli Usa hanno patteggiato il ritiro dal Paese; l’inizio di un processo di relativa distensione con l’Iran, Paese che in questa guerra ha sostenuto gli Houti; infine, il ritiro di parte degli armamenti Usa dispiegati in Medio oriente, decretato in questi giorni.
Le dichiarazioni di Lenderking sono state registrate anche dal sito al Manar, vicino a Hezbollah e agli Houthi, con un mix di soddisfazione e diffidenza, anche perché il disimpegno degli Stati Uniti da questa sporca guerra resta lento e ambiguo. Vedremo.