28 Febbraio 2019

Google: il microfono che ci spia per «errore»

Google: il microfono che ci spia per «errore»
Tempo di lettura: 3 minuti

Mai come in questi tempi la privacy è stata tanto insidiata, dato che i grandi colossi del web sono sempre più vicini ad avere piena disposizione delle nostre informazioni personali.

Google e Nest ascoltano silenziosi

A febbraio Google ha annunciato l’implementazione del sistema di sicurezza Nest guard, al quale si rende compatibile l’assistente vocale installato su smartphone e computer con prodotti della gamma Nest, che annovera sistemi per la sicurezza domestica.

Un aggiornamento impossibile senza un microfono che, con grande sorpresa dei consumatori, si trova nei loro dispositivi senza esser segnalato nelle specifiche del prodotto.

Indagini e retrospettive

La Electronic privacy information center, organizzazione no-profit che si occupa di privacy, ha chiesto, in una lettera alla Federal trade commission americana, di far pressioni su Google per “restituire i dati ottenuti illecitamente dai clienti”, tramite quel microfono (che però Google nega sia mai stato attivo).

Secondo la Epic la Ftc dovrebbe indagare anche sull’acquisizione di Nest da parte di Google, avvenuta nel 2014.

Un’acquisizione che ha destato domande, dal momento che portava in Google, già sospettata di invasione della privacy, una società che produceva dispositivi per la casa altamente sensibili, come le telecamere di sicurezza.

Allarme che Google aveva cercato di smorzare creando la holding Alphabet e conferendogli Nest. Finito l’allarme, nel 2018, l’aveva però riportata nella società madre.

Manovre elusive che hanno destato inquietudine nella Epic. Da qui la richiesta alla Ftc di scorporare la Nest da Google.

Google: il microfono che ci spia per «errore»

 

Vecchi e nuovi “incidenti”

Impossibile, infatti, da parte della Epic non tenere presente gli avvenimenti del 2010, che videro Google protagonista di una controversia sulla privacy.

Come ricorda Business Insider, infatti, Google, in quello che loro definirono un incidente, affermò che le sue “Street view cars” raccoglievano “fortuitamente” dati sensibili, tramite WiFi, da persone e apparecchiature alle quali tali vetture si accostavano.

Ad aggravare la situazione, come riporta CNN business, nel mese scorso Google ha dichiarato l’esistenza di un bug nelle telecamere Nest.

Il bug attivava l’indicatore “live view”, che segnala la visualizzazione delle immagini riprese dai dispositivi, che dovrebbero essere accessibili solo ai proprietari degli apparecchi.

Non è chiaro se qualcuno avesse effettivamente accesso a tali immagini o se fosse solo un problema legato all’accensione della spia, come sostiene la difesa di Google, che ha dichiarato di aver risolto il problema.

Comunicazione fra vertici

La questione ha generato polemiche soprattutto negli Stati Uniti dove, il 25 febbraio, come riportato da Business Insider, il senatore Roger Wicker, presidente del comitato per il Commercio del Senato, ha inviato una lettera al CEO di Google, Sundar Pichai, chiedendo spiegazioni riguardo il mancato inserimento della presenza di un microfono nelle specifiche dei dispositivi di sicurezza Nest secure.

“Negli ultimi tempi, i consumatori sono sempre più preoccupati riguardo la possibilità delle grandi società tecnologiche di raccogliere e usare propri dati personali a loro insaputa” recita la lettera, che chiede a Google trasparenza e chiarezza.

Semplice svista o invasione della privacy?

Diversi parlamentari americani, interpellati da Business Insider la scorsa settimana, hanno espresso preoccupazione per quel microfono e per le implicazioni sulla privacy dei consumatori.

La senatrice Kamala Harris, candidata alle presidenziali del 2020 per il partito democratico, ha dichiarato a Business Insider che “gli americani non dovrebbero temere che i prodotti nella loro casa possano spiarli“.

In un periodo in cui la tecnologia è sempre più presente nella nostra vita questa sembra un’eventualità reale.

Google si è difesa spiegando che il microfono del dispositivo non era “volutamente segreto”, ma doveva esser segnalato nelle specifiche. Un semplice “errore” tecnico, dunque. Sarà…

Questione in sé minima, ma che palesa le ingerenze dei giganti del web nella privacy. Problema ancora irrisolto.

 

Nella seconda foto è ripresa la celebre frase di Hal 9000, l’enigmatico computer protagonista del film 2001 Odissea nello spazio: “Io so che tu e Frank avevate deciso di scollegarmi, e purtroppo non posso permettere che questo accada”.

Matteo Guenci – DM