Guterres evoca l'articolo 99. E il NYT piange i bambini di Gaza
In una lettera inviata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il Segretario delle Nazioni Unite António Guterres ha richiamato l’articolo 99 del capitolo XV della Carta delle Nazioni Unite per urgere la comunità internazionale ad adoperarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza.
Mossa inusuale e drammatica, perché è la prima volta che l’articolo in questione viene evocato da Guterres, e ciò perché quanto si sta consumando a Gaza minaccia il “mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Nella sua missiva, si legge sul sito delle Nazioni Unite, Guterres ha affermato che i civili non hanno nessuna protezione e che “nessun posto è sicuro”.
“Gli ospedali sono stati trasformati in campi di battaglia”, ha aggiunto, affermando che in mezzo al costante bombardamento di tutte le zone di Gaza “e senza un riparo o gli elementi essenziali per sopravvivere, mi aspetto che l’ordine pubblico presto collassi completamente”. Appello drammatico, resta da vedere l’efficacia.
A Gaza come nel Ruanda…
Sul New York Times un articolo di Nicholas Kristof, reporter veterano che ha visto da vicino decine di conflitti, il quale afferma che non ha mai visto nulla di simile. E riporta i dati delle Nazioni Unite, secondo i quali da quando è iniziata la guerra sono morti “più del doppio dei bambini rispetto a tutti i conflitti mondiali nel 2022″.
Secondo il dottor Zaher Sahloul, presidente di MedGlobal, organismo umanitario che opera a Gaza, “in soli due mesi quasi un bambino palestinese su 150 di Gaza è stato ucciso. Ciò equivale [in proporzione] a mezzo milione di bambini americani”. E altri ne moriranno per malattie procurate dalla guerra, ha aggiunto.
“L’amministrazione Biden – scrive Kristof – ha continuato a difendere periodicamente Israele non solo quando viene attaccato, il che è giusto, ma anche quando provoca un numero enorme di morti civili a Gaza. Contrariamente alle affermazioni dell’amministrazione Biden secondo cui Israele sta recependo il messaggio di mostrare moderazione, le Nazioni Unite riferiscono che questa settimana ‘a Gaza si è assistito ad alcuni dei bombardamenti più pesanti registrati finora’ e che ‘se possibile, si prospetta uno scenario ancora più infernale'”.
“’Nessun posto è sicuro a Gaza’, ha detto Martin Griffiths, il più alto funzionario delle Nazioni Unite per le questioni umanitarie. ‘Tale palese disprezzo per l’umanità deve finire’”.
“Il commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk – continua Kristof – ha suggerito che siano stati commessi crimini di guerra sia da Hamas che da Israele, eppure troppi americani denunciano alcune morti ma non altre [avviene anche altrove ndr]. Diciamo al mondo che sosteniamo l’Ucraina perché crediamo in un ‘ordine internazionale basato sulle regole’ e poi forniamo armi che finiscono per uccidere i bambini su vasta scala a Gaza. Troppi vedono gli eventi attraverso un prisma in cui le vite di una parte hanno un valore inestimabile, mentre le morti dall’altra parte sono solo deplorevoli”.
Le vittime, continua Kristof, finora sono state “16.248, di cui circa il 70% sono donne e bambini”, numeri che riconosciuti come attendibili, anzi sono presumibilmente “sottostimati”, come ha dichiarato al Congresso un funzionario dell’amministrazione Biden.
“Se queste cifre sono esatte – osserva Kristof – significa che, dall’inizio della guerra, ogni sette minuti sono stati uccisi o una donna o un bambino. Alcuni bambini sono morti nelle incubatrici”.
In altra parte, Kristof annota: “Il ritmo delle uccisioni di civili è molto maggiore rispetto alla maggior parte degli altri conflitti recenti; l’unico che io sappia che può essere paragonato è forse il genocidio del Ruanda nel 1994!”. Il punto esclamativo è nostro…
I bambini sono bambini, a Gaza come altrove
“[…] Pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi – annota Kristof – come fa [Tel Aviv] a promuovere la propria sicurezza radendo al suolo vaste aree con bombe da 2.000 libbre? Gli Stati Uniti hanno ripetutamente consigliato a Israele di usare bombe più piccole e attacchi più chirurgici, in parte per evitare di trasformare le vittorie tattiche in sconfitte strategiche”. Tale affermazione del cronista riprende un’analoga osservazione del capo del Pentagono, generale Lloyd Austin.
Quindi Kristof riporta diverse conseguenze su quanto sta avvenendo: nonostante tutta questa devastazione, Hamas è stata “degradata”, ma “in modo modesto”; in compenso ha guadagnato l’appoggio di quasi tutti i palestinesi; gli ostaggi israeliani sono “messi a rischio”; l’empatia inziale per Israele dopo l’attacco del 7 ottobre si è ribaltata in una simpatia generalizzata verso i palestinesi; le stragi di Gaza hanno poi riportato la questione palestinese al “centro dell’agenda globale”; e quanto sta accadendo sta mettendo a rischio la stabilità dei Paesi confinanti a Israele.
Dato tutto questo, Kirstof si domanda: “Ciò ha reso Israele più sicuro? Abbastanza da giustificare l’uccisione di una donna o di un bambino ogni sette minuti, 24 ore su 24?”
“[…] Dovremmo essere particolarmente addolorati dal fatto che i bambini muoiano a causa delle bombe e dei missili americani. Sono felice che i funzionari dell’amministrazione Biden stiano trovando la voce e parlando apertamente per cercare di rallentare gli omicidi, ma vorrei che non ci fosse voluto così tanto tempo”.
E conclude: “È difficile avere una conversazione sul Medio Oriente, perché le persone si dividono rapidamente in fazioni. Ma la parte da cui dovremmo stare è quella dei bambini che muoiono inutilmente in Israele e a Gaza, senza che sia garantita la sicurezza di nessuno di loro. Le vite dei bambini israeliani, americani e palestinesi hanno tutte lo stesso valore e dovremmo agire di conseguenza”.