Hersh: il bombardamento Usa del Nord Stream 2
Tempo di lettura: 4 minutiLa ricostruzione del sabotaggio del Nord Stream 2 ad opera degli Stati Uniti scritta dal premio pulitzer Seymour Hersh è molto dettagliata e ben documentata. Rimandiamo alla lettura integrale dell’articolo per i dettagli, limitandoci a commentare alcuni passaggi.
Negoziare per bombardare
Il primo di grande interesse, è che la prima riunione riservata di alto livello, presieduta da Jake Sullivan, nella quale, a nome della Casa Bianca, il Consigliere per la Sicurezza nazionale chiese alla Cia un piano per distruggere il Nord Stream 2 ebbe luogo agli inizi di dicembre del 2021.
Praticamente in concomitanza con l’incontro virtuale del 7 dicembre tra Biden e Putin, nel quale i due leader avevano stabilito di ridurre le tensioni, incaricando le “rispettive squadre [negoziali] di dare seguito” a quanto concordato (bollettino ufficiale della Casa Bianca).
Invece, mentre in apparenza negoziava, l’amministrazione Usa nel segreto dava ordine di distruggere la più importante infrastruttura geostrategica di Mosca… non si tratta solo di evidenziare una tragica ambiguità, quanto di rilevare che le diffidenze di Mosca sulle rassicurazioni Usa – in particolare che l’adesione dell’Ucraina alla Nato non rappresentava una minaccia per la Russia – avevano un certo fondamento.
Il secondo particolare di certa rilevanza è che l’incarico di far saltare in aria il gasdotto, come scrive Hersh, è stato affidato alla Cia perché le operazioni segrete dell’esercito devono essere autorizzate dal Congresso e a questo devono poi eventualmente rispondere organizzatori ed esecutori.
Come scrive Hersh, un’operazione segreta di tale importanza, che avrebbe potuto innescare un’escalation con Mosca (come da obiezioni sollevate da alcuni funzionari investiti da tale responsabilità), non ricadeva sotto la giurisdizione della Costituzione americana, ma sotto la tutela della Corona. Segno del dispregio dell’establishment per la democrazia.
Nord stream 2: alto tradimento
Il terzo particolare che ci sembra importante da sottolineare è il ruolo centrale assunto dalla Norvegia nella vicenda. Non solo fu scelto questo Paese come base operativa, ma all’azione ha partecipato attivamente la Marina norvegese (sia i suoi sommozzatori che l’aereo che, al momento opportuno, ha sganciato la boa che ha attivato i detonatori).
Sul punto, Hersh ricorda, non certo a caso, che l’attuale Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è stato per otto anni primo ministro norvegese. Hersh non trae conclusioni, ma è difficile immaginare che il capo della Nato non sapesse nulla di quanto stava architettando l’esercito del suo Paese con gli Usa.
Peraltro, Hersh annota che la Norvegia aveva un particolare interesse nella vicenda, dal momento che il collasso del gas russo avrebbe incrementato le vendite del proprio gas all’Europa, come infatti è successo. Ma questo è particolare secondario, mentre restano le domande sul ruolo del Capo della Nato nella vicenda.
Dal momento che la Nato non era e non è in guerra con la Russia, l’eventuale (e non tanto eventuale) placet di Stoltenberg all’operazione rappresenta una deviazione dai binari entro i quali dovrebbe svolgere il suo mandato.
Un tradimento nei confronti dei Paesi che dovrebbe rappresentare, con l’aggravante che, nel caso specifico, ne avrebbe addirittura messo a rischio la Sicurezza, cosa che invece è chiamato a tutelare. Ovviamente, nessuno gli chiederà se sapeva né gli chiederà conto di eventuali responsabilità, cioè del crimine di alto tradimento (come tale si configura nell’ambito militare). Tant’è.
Altro punto di certa rilevanza della ricostruzione di Hersh è quando ricorda che se il 51% della compagnia che gestiva il Nord Stream 2 era di proprietà russa, il restante 49% era appannaggio di quattro società europee, una francese, una olandese e due tedesche, le quali avevano diritti sulla vendita del gas russo.
Così gli Stati Uniti hanno bombardato 4 aziende europee, procurando alle stesse danni ingenti. Evidentemente negli Usa il concetto di alleanza si declina in modi alquanto bizzarri.
L’esercitazione e la fiala all’antrace
Infine, l’ultimo punto che rileviamo della ricostruzione di Hersh è che gli ordigni sul gasdotto sono stati piazzati a giugno, nel corso di una delle usuali esercitazioni militari svolte in quei mari, le Baltops (questa era la Baltops 22), che si è svolta come le altre precedenti con l’appendice del sabotaggio.
Come nota anche Hersh, un’esercitazione militare può offrire una copertura perfetta per un’operazione segreta. Particolare che può trovare applicazioni ad ampio spettro.
Quanto documentato da Hersh ha una portata gravissima, dal momento che gli Stati Uniti ufficialmente non sono in guerra con la Russia, mentre quanto accaduto è chiaramente un’azione di guerra e avrebbe potuto avere conseguenze terribili, come si evince facilmente se solo si pensa al corrispettivo. Infatti, se russi distruggessero una delle più importanti infrastrutture americane, come reagirebbe Washington? L’immagine di un Occidente ragionevole che sta combattendo contro il folle Putin appare, in tal modo, rovesciata.
Due annotazioni conclusive. Anzitutto, tale follia evidenzia tutta la vacuità e l’ipocrisia del mantra che vuole che l’America stia supportando l’Ucraina per salvare l’ordine del mondo e le auree regole sul quale si basa. L’operazione in questione ha le caratteristiche di un crimine da gangster o da Terrore internazionale.
Infine, si noti come, ancora una volta, la forza della Menzogna si sia imposta sull’informazione. Non è solo l’America ad aver mentito al mondo, cosa che continua a fare smentendo il documentato dossier di Hersh, ma ha anche imposto tale Menzogna all’opinione pubblica occidentale attraverso i media ufficiali, peraltro ingaggiandoli nell’accreditare la responsabilità dell’accaduto alla Russia (un azione suicida già incredibile allora, oggi ancora più incredibile).
La fiala all’antrace sventolata da Colin Powell all’Onu il lontano 5 febbraio 2013 per dare avvio all’invasione dell’Iraq non è un lontano e isolato episodio del passato. Quell’immagine fotografa più di altre la tragedia presente del potere e della presa del potere sull’informazione.