24 Ottobre 2024

I Brics a Kazan

I nuovi associati, la pace tra India e Cina, il dialogo tra Armenia e Azerbaigian: tanti gli spunti interessanti del vertice Brics, funestato dall'attentato in Turchia
I Brics a Kazan
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Tanti gli aspetti di interesse del summit dei Brics in Russia (22-24 ottobre), non solo per quel che si è detto nei forum, ma anche per quanto accaduto ai margini. Riunione allargata, dal momento che ai Paesi fondatori (India, Cina, Russia, Brasile), ai quali si era aggiunto nel 2010 il Sudafrica, nell’occasione si sono associati anche Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti.

Al summit anche i Paesi che hanno inoltrato una richiesta formale di adesione e altri che hanno manifestato l’intenzione di entrarvi: 32 nazioni, rappresentate da Capi di Stato e ministri degli Esteri, oltre ai dirigenti di sei organismi internazionali.

I Brics e il Medio oriente

Controverso resta il caso dell’Arabia saudita, importante per il peso geopolitico di Riad: sembrava che avesse chiesto di entrare nel club, ma così non è. Resta, però, l’interesse, come dimostra la presenza del suo ministro degli Esteri. D’altronde, Riad sta subendo pressioni debite e indebite perché non faccia il passo, da cui la cautela.

A margine, un particolare significativo: in contemporanea con l’apertura dei Brics, il 21 ottobre il Segretario di Stato americano Tony Blinken,  ha iniziato un tour in Medio oriente (che finirà il 25 ottobre) con l’intenzione di visitare, tra gli altri Stati, anche Emirati Arabi e Arabia Saudita.

Blinken Starts Middle East Tour for Regional Peace

Se certo il viaggio urgeva per la tragica situazione regionale, a un occhio smaliziato la tempistica potrebbe appare sospetta, coincidendo con l’assise dei Brics, che imponeva una scelta ai suoi interlocutori.

Ma se a Riad Blinken ha trovato ad attenderlo il principe ereditario Mohamed Bin Salman, il principe Mohammed bin Zayed, il vero reggente degli Emirati, ha preferito volare in Russia, con il povero Segretario di Stato Usa costretto a telefonargli, cosa che poteva fare anche da Washington. Decisione di certo significato quella di Bin Zayed, tanto che il Cremlino ha dato grande rilievo al suo incontro con Putin.

Da segnalare la presenza, per la prima volta, del presidente turco Recep Erdogan, che ha manifestato in tal modo il suo interesse per i Brics. Sfortunato, però: proprio mentre si incontrava con Putin un commando assaltava il cuore dell’industria aerospaziale turca (5 morti e 22 feriti). Dicono che sia stato il PKK, che avrebbe fatto un salto qualitativo scegliendo come bersaglio il gioiello della corona dell’industria bellica di Ankara (i droni turchi sono molto richiesti).

Al di là della digressione mediorientale, al summit si è parlato di tutto, da una maggiore integrazione economica e finanziaria tra i Paesi aderenti e partner, alle prospettive. Centrale l’aspetto finanziario, con i Brics e i loro partner chiamati ad incrementare gli scambi attraverso le monete nazionali.

I Brics, e lo stesso Putin, hanno assicurato che tale processo non vuole avviare una de-dollarizzazione, ma solo offrire un’alternativa meno scivolosa del dollaro. Evitiamo di entrare nello specifico, ci limitiamo a segnalare come significativo il dono di una “banconota Brics”, simbolica ovviamente, fatto da Putin alla presidentessa della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina.

India e Cina: la via della quiete

Al di là degli interna corporis dei Brics, da segnalare la stretta di mano tra Xi Jinping e Narendra Modi, che chiude il conflitto latente tra le due potenze asiatiche iniziato nel 2020 con gli scontri sul loro confine himalayano.

L’incontro è stato preceduto da un’intesa che ha posto fine alle dispute di confine, con particolari ancora da definire. Ma ormai la strada è spianata e i due giganti asiatici si avviano a un rapporto più fluido, pur nella competizione.

È andato a vuoto il tentativo americano di intruppare New Dehli nella crociata anti-cinese. L’India persegue i suoi interessi e va per la sua strada, come dimostra in maniera plastica il saluto di Modi a Putin, con il premier indiano che, uscendo dal protocollo, ha abbracciato lo zar, un gesto che ha irritato non poco l’Occidente.

Criminalizzato in tanto Occidente, lo zar gode di grande stima altrove, come ha palesato l’ampia partecipazione al summit. Tanti gli Stati africani, che vedono nei Brics una via per uscire dal giogo post-coloniale, giogo che attanaglia ancor più la la Palestina, presente anch’essa con il presidente Abu Abbas.

President Abbas meets with Brazilian FM in Kazan

Né va dimenticata la presenza del Segretario dell’Onu António Guterres, la cui voce è tanto negletta in Occidente quanto ascoltata nei Paesi Brics. D’altronde, ormai per l’Impero occidentale l’Onu è solo una pietra di inciampo, come evidenzia la tenace difesa Usa di Israele in tale sede.

Nell’ambito degli avvenimenti significativi va segnalato come il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan e il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev si siano seduti uno accanto all’altro durante l’incontro dei Brics allargato (BRICS plus/outreach), nonostante i due Paesi siano reduci da una guerra feroce. La cosa è stata notata da Ria Novosti, che riferiva che “di tanto in tanto si scambiano opinioni”. La pace si fa anche così.

Aliyev e Pashinyan si sono seduti uno accanto all'altro durante un incontro nel formato BRICS-plus/outreach

La Madonna di Kazan

Un ultimo cenno va speso per la location scelta Putin per il summit, una città nota al mondo solo per una cosa: il fatto che nella Cattedrale dell’Annunciazione è custodita l’icona della Madonna di Kazan, protettrice della Russia.

Non una scelta casuale, se si tiene presente il senso di Putin per il cristianesimo. L’icona, dopo essere scomparsa dalla Russia e alterne vicissitudini, venne donata alla cappella bizantina del santuario di Fatima in Portogallo, dal momento che uno dei tre misteri di Fatima riguardava proprio la salvezza della Russia. Fu poi donata nel 1993 a san Giovanni Paolo II, che a sua volta la restituì alla Russia.

All’intercessione della Madonna di Kazan i russi attribuiscono, tra le altre cose, la liberazione di Mosca dai polacchi nel 1612 e la vittoria su Napoleone nel 1812. Lo registriamo perché agli occhi di Putin, e non solo ai suoi, la storia sembra ripetersi con la guerra ucraina. Infatti, per Tolstoj, che ne narra in “Guerra e Pace”, non fu solo la Francia di Napoleone a far guerra alla Russia, ma tutto l’Occidente continentale di allora (come oggi la Nato).

No, quella di Putin non sembra affatto una scelta casuale, anche perché sa bene che l’attuale guerra mondiale si gioca a vari livelli, non solo quello geopolitico. Lo scontro di civiltà profetizzato e brandito nel 1993 da Samuel Huntington, che successivamente ha preso la forma di uno scontro tra la civiltà occidentale cristiana e un Islam barbarico, ha assunto un aspetto più complesso, aprendosi a nuove e più catastrofiche prospettive, come dimostra il conflitto mediorientale, che era e resta l’epicentro della conflittualità del mondo.

La stretta di mano fra Narendra Modi e Xi Jinping

La stretta di mano fra Narendra Modi e Xi Jinping

 

L'abbraccio tra Modi e Putin

L’abbraccio tra Modi e Putin