6 Marzo 2024

The Intercept: il cablogramma Usa che allarma su Rafah

La preoccupazione Usa per la catastrofe incombente a Rafah. I profughi non hanno più nulla, spogliati anche dei loro averi.
The Intercept: il cablogramma Usa che allarma su Rafah
Tempo di lettura: 2 minuti

“Una potenziale escalation delle operazioni militari all’interno del Governatorato di Rafah, nel sud di Gaza, potrebbe comportare conseguenze umanitarie catastrofiche, tra cui un altissimo numero di vittime civili, spostamenti di massa della popolazione e il collasso della risposta umanitaria esistente”. Così un documento riservato inviato lunedì mattina dall’Ambasciata americana presso l’Ufficio per gli Affari Palestinesi di Gerusalemme al “Dipartimento di Stato a Washington, con copie inviate, tra gli altri, al Consiglio per la Sicurezza Nazionale, al Segretario della Difesa e alla CIA” di cui dà conto The Intercept. La nota è stata redatta dai funzionari dell’Usaid, sezione umanitaria.

LEAKED U.S. CABLE: ISRAELI INVASION OF RAFAH WOULD HAVE “CATASTROPHIC HUMANITARIAN CONSEQUENCES”

L’offensiva a Rafah chiuderà la Striscia a tutti gli aiuti

L’attacco in questione è stato annunciato da tempo dal governo israeliano. “Un’offensiva a Rafah – continua il cablogramma – probabilmente bloccherebbe l’ingresso e il trasporto di carburante e di assistenza umanitaria salvavita in tutta l’enclave, rendendo inutilizzabili le infrastrutture critiche e lasciando le persone a Gaza senza cibo, medicine, riparo e acqua”.

“A partire da metà febbraio gli operatori umanitari avevano riferito il crescente panico e di un collasso progressivo dell’ordine sociale a Rafah a causa dell’aumento dei bombardamenti aerei”, continua il dispaccio.

Il comunicato sottolinea che il sistema sanitario di Gaza è già in uno stato disastroso: “In vista dell’operazione militare proposta, l’impatto delle ostilità ha portato la capacità del sistema sanitario di Gaza oltre i suoi limiti”. In questo caso si tratta di un cauto eufemismo.

Nell’annunciare l’offensiva, gli israeliani avevano dichiarato che avrebbero approntato piani per l’evacuazione della popolazione, ricorda The Intercept, ma “al momento, non sembrano esserci opzioni praticabili di evacuazione per gli 1,5 milioni di Rafah”.

La spoliazione dei profughi di Khan Yunis

Non solo le bombe e le durissime restrizioni, quanti sono evacuati a Rafah dalle altre zone della Striscia vi sono arrivati senza nulla. Infatti, The Intercept scrive che “secondo il cablogramma, quando gli sfollati interni, o IDP, giungevano al governatorato di Rafah […] sono stati costretti a lasciare dietro di sé i loro averi”.

Quindi la denuncia, scritta nero su bianco su un documento ufficiale della diplomazia americana: “Nella direzione di Khan Yunis, nel sud di Gaza, l’IDF ha ripetutamente controllato e spogliato gli sfollati interni della maggior parte dei loro averi”.

The Intercept riporta anche quanto aveva dichiarato la settimana scorsa Samantha Power, a capo dell’Usaid, la quale, ricordando che gli Usa avevano dichiarato che non avrebbero sostenuto un attacco a Gaza senza un piano credibile per l’evacuazione dei civili (come se fosse possibile, tant’è), ha affermato: “Non abbiamo visto nessun piano credibile per mettere in sicurezza le persone che si trovano a Rafah, per fornire loro un alloggio adeguato e per trasferire le operazioni umanitarie”.

L’orrore.