Il complesso intellettual-industriale d'Occidente: disastri di ieri e di oggi
Tempo di lettura: 3 minuti“I governi occidentali beneficiano oggi di un consenso ampio e in gran parte incontrastato tra gli intellettuali e i media mainstream: la sconfitta della Russia, se non la sua totale capitolazione, è cruciale per garantire l’integrità territoriale e il futuro dell’Ucraina come nazione sovrana. Ciò potrebbe anche essere giusto. Ma la fiducia sul fatto che le nostre élite politiche e mediatiche hanno preso le giuste decisioni e stiano agendo con lucidità stride con il ricordo dei loro recenti trascorsi”.
Guerre infinite e previsioni sbagliate
“Tutti i più importanti Paesi dell’Alleanza occidentale sono stati [protagonisti o] complici dei fiaschi militari che hanno devastato intere regioni dell’Asia, del Medio Oriente e dell’Africa. I loro leader si sono imbarcati in disastri facilmente prevedibili, accompagnati dal coro e dal supporto dei media, da Fox News all’Economist [e altri], che hanno soffocato o deliberatamente delegittimato il dissenso”.
“C’è una buona ragione per preoccuparsi quando, ancora impuniti per i loro disastrosi pasticci, molti esponenti di tale complesso intellettual-industriale propugnano un altro intervento militare, stavolta contro il leader fanatico di un paese dotato di armi nucleari”. Così Pankaj Mishra in un articolo pubblicato su Bloomberg, uno dei più autorevoli media Usa.
L’articolo dettaglia poi come tutte le previsioni dei leader e dei media d’Occidente si siano rivelate errate, dalla rivolta interna contro Putin, alla riprovazione verso la Russia dei Paesi del Sud del mondo, che invece incolpano la Nato per quanto sta avvenendo.
Dalle democrazie all’autoritarismo
Analisi intelligente, che peraltro annota come i cittadini d’Occidente non siano stati nemmeno interpellati su una scelta tanto cruciale. La loro “opinione è difficilmente richiesta”, anzi come ricorda il cronista, il governo Usa e quello e del Regno Unito si sono “appena degnati di informare i propri cittadini prima di fornire armi più avanzate” all’Ucraina.
Così l’apparente paradosso è che l’interventismo estremo, giustificato come necessario per contrastare l’autocrazia (in particolare russa), sta spostando sempre più l’asse della democrazia occidentale verso una forma di autoritarismo per ora soft, con media e algoritmi chiamati a contrastare-eliminare il dissenso, un compito un tempo ai tempi affidato alla polizia segreta (che comunque non è affatto inattiva, dal momento che media e social sono chiamati a interagire con le agenzie di intelligence, con l’evidente corollario di subirne l’influenza, che spesso arriva alla subordinazione).
“Anche il futuro dell’Ucraina come Stato democratico appare nebuloso – prosegue MishraPankaj Mishra – in particolare se si considera il destino di altri paesi inondati di recente di armi e dollari. Considerata, prima della guerra, una delle nazioni più corrotte al mondo, l’Ucraina sembra oggi ancor più lontana dalla prospettiva di dar vita a un’élite onesta e responsabile”.
“In un eventuale [e forse futuro] resoconto delle irregolarità finanziarie e delle cadute morali avvenute nel corso di questa guerra, il recente scandalo che ha coinvolto alcuni funzionari vicini al presidente Volodymyr Zelenskiy si rivelerà probabilmente poca cosa”, al confronto di altro (per inciso, anche tali misfatti, godendo di complicità e mandanti esterni, non favorisce la conclusione della guerra: nessuno vuole che si apra il vaso di Pandora).
La follia e l’opzione militare
Questa la conclusione dell’articolo di MishraPankaj Mishra: “Una delle lezioni più semplici, quanto trascurata, della storia è che i governi sono portati a diventare sempre più sconsiderati quando pensano che l’unica via per arrivare alla pace sia l’escalation militare”.
Esempi di tale follia, la drammatica “militarizzazione” del Giappone e l’altrettanto drammatico riarmo della Germania. Ma “tali segni di irresponsabilità – conclude MishraPankaj Mishra – sono evidenti anche nelle istituzioni occidentali, che cercano in tutti i modi di espandere la loro influenza militare nonostante in patria siano alle prese con i morsi di una grave crisi economica. Tutto ciò suona come un avvertimento su quel che riserva il futuro, nel quale si prospetta uno scontro più profondo ed esteso” dell’attuale.