Al Shifa e il fantasma del quartier generale di Hamas
Il rinvenimento del quartier generale di Hamas sotto l’ospedale di al Shifa “è fondamentale per la difesa di Israele riguardo il bilancio delle vittime causato dalla sua campagna militare a Gaza […]. Gli israeliani affermano che l’enorme perdita di vite umane è stata causata in parte dalla decisione di Hamas di nascondere le sue basi militari e i suoi centri di comando all’interno di infrastrutture civili come Al-Shifa”. Così sul New York Times.
Il “buco” fumante
Al di là della spiegazione – anche se la storia delle basi fosse vera non giustifica l’eccidio di massa – la considerazione sulla necessità che l’IDF provi l’esistenza di quanto denunciato resta. Così i cronisti del NYT sono stati invitati a guardare con i loro occhi la “pistola fumante” sotto la stretta sorveglianza dei soldati e con il divieto di girare per l’ospedale o intervistare pazienti e personale sanitario, come sottolineano nel loro articolo.
Sulla situazione generale annotano che ormai la struttura sanitaria versa in “condizioni disperate: cibo, medicine e anestetici sono quasi finiti e i generatori e le attrezzature salvavita sono stati spenti per mancanza di carburante. Circa tre dozzine di bambini prematuri sono particolarmente a rischio”.
I cronisti sono stati condotti in un angolo dei sotterranei dei sotterranei dell’ospedale, dove, sotto lo sguardo vigile dei soldati, hanno potuto constatare l’esistenza del “buco”, cioè un pozzo che s’apriva nel pavimento con una scaletta per scendere (di un altro presunto tunnel in un altro ospedale avevamo già scritto in altra nota).
Così descrivono l’incredibile scoperta: “Nell’oscurità, non era chiaro dove portasse il pozzo o quanto fosse profondo, anche se i militari hanno detto di aver fatto scendere un drone per diversi metri. Al suo interno sono visibili i cavi elettrici e una scala metallica”. Tutto qui.
I militari hanno spiegato che non l’avevano esplorato perché era pericoloso inoltrarvisi. E qui ci permettiamo di esprimere perplessità: ma come, dicono che è il quartier generale di Hamas, che ci sarebbero i capi, documenti, probabilmente i tracciati dei tunnel che si snodano per Gaza e non entrano? E ciò perché, nonostante i tanti droni e ordigni a loro disposizione non è sicuro?
Al di là della bizzarria, su Consortium News Gareth Porter traccia una breve storia del fantomatico quartier generale di Hamas, una storia che risale alla guerra di Gaza del 2009, durante la quale per la prima volta si è parlato della struttura segreta (una storia ripresa in occasione di tutte le guerre successive).
Il quartier generale e il bunker costruito dagli israeliani
E riporta quanto scritto nel 2009 da Amos Harel su Haaretz, il quale annotava come l’ospedale fu costruito sotto il dominio egiziano, prima del 1967, e che “durante la metà degli anni ’80 l’edificio è stato sottoposto a una massiccia ristrutturazione [ad opera degli israeliani] nell’ambito di un progetto di punta per migliorare le condizioni di vita dei residenti. Furono investiti milioni nel progetto, supervisionato da Shmuel Goren, all’epoca coordinatore delle attività nei territori”.
Così riportiamo quanto riferiva il sito filo-israeliano Tablet nel 2014: “Gli israeliani sono così sicuri dell’ubicazione del bunker di Hamas non perché stiano cercando di ottenere punti di propaganda o perché è stato più volte menzionato dai giornalisti occidentali, ma perché lo hanno costruito loro. Nel 1983, quando Israele governava ancora Gaza, costruirono una sala operatoria sotterranea sicura e una rete di tunnel sotto l’ospedale di Shifa, cosa che è uno dei tanti motivi per cui la sicurezza israeliana è così sicura che ci sia un bunker principale di comando di Hamas all’interno o attorno al grande seminterrato”.
Ma sarebbe davvero il sito in cui sarebbero annidati le menti di Hamas? Riprendiamo il commento di Porter all’articolo di Haaretz succitato: “Harel è stato, tuttavia, abbastanza onesto da riferire che i suoi contatti palestinesi gli avevano detto che i leader di Hamas non stavano mai nello stesso luogo […] ma si spostavano continuamente da un luogo all’altro – una rivelazione che ovviamente aveva molto più senso dell’affermazione che vorrebbe che i più importanti leader di Hamas si celino in un seminterrato che, ovviamente, è ben noto agli israeliani”.
Peraltro, un articolo di Ronny Linder su Haaretz riferiva come da anni i medici israeliani ogni mese si recassero all’ospedale di al Shifa ad aiutare i colleghi che vi lavoravano. Il tutto sotto la stretta sorveglianza dello Shin Bet, il servizio segreto interno israeliano. Davvero Hamas sarebbe così ingenuo da porre la sua base principale in un sito tanto esposto al rischio di spionaggio?
Quanto ai quattro mitragliatori e all’altro materiale che l’IDF ha mostrato come prova che nell’ospedale c’era Hamas ci si consenta qualche perplessità, rammentando che il portavoce dell’esercito, figura autorevole, ha spacciato un foglio rinvenuto in un asserito bunker di Hamas per una lista di terroristi divisi in turni per sorvegliare gli ostaggi ed era un banale calendario.
Il raid all’ospedale
In attesa, resta, tra le tante, la cronaca del Guardian sul raid ad al Shifa, un articolo in cui si riferiva il terrore dei pazienti e degli sfollati che vi hanno trovato rifugio. Una volta entrati, I soldati hanno ordinato a tutti gli “uomini dai sedici anni in su” di uscire e radunarsi nel cortile, dove sono stati perquisiti, alcuni in maniera più intrusiva facendoli “denudare”.
Ormai l’ospedale di al Shifa è in uno stato di degrado totale. Così Melanie Ward, amministratore delegato di Medical aid for Palestinians: “I cadaveri dei palestinesi sono mangiati dai cani randagi, l’obitorio è chiuso e i corpi sono stati ammucchiati nel cortile […] Il personale ha scavato una fossa comune in cui sono stati accatastati 200 cadaveri”.
In una situazione più o meno analoga versano gli altri ospedali del nord di Gaza, quelli ancora in funzione. Nessun ammalato può più ricevere cure e quanti vi erano ricorsi per malattie gravi rischiano di morire.
Ma l’attacco agli ospedali ha un’altra conseguenza. Al Jazeera, in un articolo del 12 novembre, spiegava come le strutture sanitarie siano – anzi fossero – essenziali per documentare il numero delle vittime e dei feriti di Gaza.
Sono, anzi erano, queste il luogo nel quale arrivavano i feriti e i morti o le segnalazioni degli stessi. A loro volta, tali strutture riferivano al ministero della Sanità di Gaza che cumulava le informazioni e le rendeva pubbliche. Da qui l’esattezza dei dati, riconosciuta anche a livello internazionale. Senza tali presidi, il conteggio è molto più difficoltoso, come annotava Al Jazeera (e forse questo spiega il rallentamento del numero dei morti degli ultimi giorni, non più esponenziale).
Si tenga conto che tale dato è più che strategico: se il mondo chiede il cessate il fuoco a Gaza è anche per l’enormità di quanto vi si sta consumando.