30 Gennaio 2019

Il fondamentalismo anti-iraniano

Il fondamentalismo anti-iraniano
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L’Iran non sta lavorando per produrre alcuna bomba nucleare. Così il  “Global Threat Assessment” annuale, un report della comunità dell’intelligence americana, che smentisce in maniera netta la motivazione alla base della revoca del trattato sul nucleare iraniano da parte dell’amministrazione Trump.

“Non crediamo che l’Iran stia attualmente intraprendendo attività giudicate necessarie per produrre un dispositivo nucleare”, ha ribadito il direttore dell’Intelligence degli Stati Uniti Dan Coats (New York Times).

Il regime-change iraniano

Nonostante questo, le durissime sanzioni Usa, allargate ai Paesi ai quali hanno imposto la loro posizione, martellano il Paese, ridotto allo stremo.

Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha dichiarato che si tratta della più dura situazione economica che attraversa il Paese da quarant’anni a questa parte.

D’altronde Mike Pomepo l’aveva detto: “Gli iraniani devono ascoltare gli Stati Uniti ‘se vogliono che il loro popolo mangi'” (così il titolo di un articolo di Neesweek).

Come accenna la nota della Reuters che riporta le parole di Rouhani, ciò sta creando malcontento, dunque proteste.

Lo stesso Rouhani, nell’ottobre scorso, aveva ripreso quanto affermato da alcuni esponenti di spicco della politica americana, ovvero che gli “Stati Uniti vogliono un regime change” in Iran.

Ciò, spiegava Rouhani, attraverso le pressioni economiche e l’erosione di legittimità del potere costituito (ogni riferimento all’attuale crisi venezuelana è causale).

Il fondamentalismo anti-iraniano

1994. Bill Clinton e Kim Jong-il siglano l’accordo sul nucleare nordcoreano

L’Iran e i creatori di crisi

Peraltro, il Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton è esperto nel creare criticità come quella iraniana. Un articolo del New York Times del marzo scorso spiegava come ha lavorato sulla crisi nucleare coreana.

Così il quotidiano della Grande Mela su Bolton: “Nessuno ha lavorato di più per far saltare l’accordo del 1994 in base al quale il programma relativo al plutonio della Corea del Nord era stato congelato per quasi otto anni in cambio di petrolio combustibile pesante e altra assistenza. L’abbandono di quell’accordo ha favorito la crisi attuale, in cui si ritiene che la Corea del Nord abbia 20 o più armi nucleari”.

Ovviamente Bolton è il più fiero assertore di un attacco militare a Pyongyang. Un approccio analogo sta avvenendo con l’Iran attraverso la denuncia del trattato sul nucleare.

Se Teheran riprenderà a lavorare sulla produzione di un’atomica – verso cui spinge la destra integralista battuta alle elezioni – verrà attaccato.

Banalità. Detto questo l’Iran non solo si sta ancora attenendo al trattato, ma ha anche affermato che la portata dei suoi missili balistici non andrà oltre i duemila chilometri.

Dichiarazione ribadita ieri dal generale Hassan Firouzabadi, un consigliere dell’ayatollah Ali Khamenei, dopo la rottura dei contatti con la Francia, che vorrebbe trattare anche su tale armamento.

Un Iran disarmato e ridotto alla fame, alla mercé dei suoi tanti nemici e della disperazione-destabilizzazione. Scenario da incubo per il popolo iraniano come per l’intero Medio oriente.

Eppure si spinge in tale direzione in maniera ossessiva. Ossessione degna del peggior fondamentalismo.

 

Foto in alto, Hassan Rouhani