1 Febbraio 2016

Il ministro della Difesa di Tel Aviv accusa: Ankara aiuta l'Isis

Il ministro della Difesa di Tel Aviv accusa: Ankara aiuta l'Isis
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Fiori per le vittime di Parigi

«Il ministro della Difesa [israeliano ndr.] Moshe Ya’alon martedì scorso ha detto che la Turchia sostiene il terrorismo anziché combatterlo, permettendo che l’Isis usufruisca “di soldi turchi in cambio di petrolio” […] Parlando dopo un incontro con il suo omologo greco, Panos Kammenos, Ya’alon ha detto che: “Daesh (lo Stato islamico) usufruisce dei soldi turchi in cambio di petrolio da molto, molto tempo. Spero ciò finisca presto”».

 

«Il ministro della Difesa ha continuato dicendo che la Turchia ha “permesso ai jihadisti di muoversi dall’Europa alla Siria e all’Iraq e ritorno, come parte della rete terroristica di Daesh”». Così hanno scritto Gili Cohen e  Michele Kambas sul quotidiano israeliano Haaretz il 26 gennaio.

 

Nota a margine. La circostanza era nota, Da tempo la Russia accusa Ankara di fare il doppiogioco. Ma il fatto che ad accusare la Turchia di Erdogan sia il ministro della Difesa israeliano dà alla notizia una rilevanza diversa, e non solo perché le sue informazioni sono affidabili e sicuramente condivise con l’intelligence occidentale.

 

Restano le domande sulla totale afasia dell’Occidente riguardo il doppiogioco di Ankara. Una forma di connivenza molto pericolosa quanto sconcertante. Tra l’altro la Turchia appare intenzionata a creare difficoltà ai colloqui di pace di Ginevra: dopo aver praticamente fatto espellere la delegazione curda dai negoziati, ha anche protestato con forza per la violazione del suo spazio aereo ad opera di un jet russo, riaccendendo la tensione provocata a suo tempo dall’abbattimento di un bombardiere di Mosca da parte dell’aviazione di Ankara. 

 

Al di là delle contingenze e delle difficoltà dei colloqui di Ginevra (funestati da nuove stragi: 60 i morti a Damasco ad opera dell’Isis e 80 in Nigeria in un attentato made in Boko Haram), resta che la denuncia del Ministro della Difesa israeliano non può cadere nell’oblio. Le stragi che il network del terrore ha disseminato tra il mondo arabo e l’Europa interpellano.