Il nuovo capo del Mossad e l'accordo sul nucleare iraniano
Tempo di lettura: 2 minutiYossi Cohen è il nuovo capo del Mossad, il servizio segreto estero di Israele. A nominarlo è stato il premier Benjamin Netanyahu, che lo ha preferito ad altri candidati. Così Antonio Biscotto sul Fatto Quotidiano del 10 dicembre: «Yossi Cohen succede a Tamir Pardo che non si era rivelato in perfetta sintonia con il primo ministro. Pardo riteneva che il vero pericolo per Israele fosse rappresentato dai palestinesi e non dall’Iran, opinione questa che vedeva contrari sia Netanyahu che Cohen
».
«Netanyahu conta su Cohen per incoraggiare gli Stati sunniti moderati a stringere con Israele legami fondati su una visione comune riguardo al pericolo rappresentato dall’Iran e dall’Isis», scrive ancora il quotidiano sintetizzando l’opinione di Yossi Alphr, ex direttore del Joffee Centre for Strategic Studies ed ex agente del Mossad
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Nota a margine. È nota l’avversione del premier Netanyahu, e in generale della destra israeliana, per l’accordo sul nucleare iraniano siglato sull’asse Teheran-Washington. Come nota la speranza coltivata da questi ambiti sulla possibilità che la prossima amministrazione Usa cancelli in qualche modo tale accordo. La nomina di Cohen, sotto tale profilo, è alquanto indicativa.
Sulla sinergia tra Israele e Stati del Golfo in funzione anti-Iran accennata nell’articolo c’è poco da aggiungere, dal momento che è alquanto palese e attuale, al di là della nomina del nuovo capo del Mossad. Anche se è difficile immaginare che tale riavvicinamento sia dettato anche dal pericolo costituito dall’Isis, dal momento che i finanziamenti dei Paesi del Golfo a tale organizzazione terroristica sono noti alle cancellerie occidentali. E a Tel Aviv.