Il NYT: quando il capo dell'Isis collaborava con l'Us. Army
Tempo di lettura: 4 minuti“Il detenuto sembra essere più collaborativo ad ogni sessione”, riferisce un verbale del 2008 riguardante il prigioniero, il cui vero nome è Amir Muhammad Sa’id Abd-al-Rahman al-Mawla. ‘Il detenuto sta fornendo molte informazioni sui membri dell’Isis’, aggiunge un altro verbale”.
“Come documentato nei 53 verbali resi in parte pubblici, la collaborazione di Mawla con le forze armate americane comprendeva l’assistenza al personale specializzato nel riprodurre gli identikit dei più importanti ricercati per sospetto terrorismo, ma egli è arrivato perfino a indicare i ristoranti e i caffè preferiti dai suoi ex compagni”.
L’uccello canterino del Terrore
“‘Al-Mawla era un uccello canterino di talento e abilità unici’, ha scritto Daniel Milton, professore associato presso il Combating Terrorism Center, uno dei ricercatori che hanno esaminato i documenti, in un saggio pubblicato sul blog Lawfare, specializzato in sicurezza nazionale. ‘Questi [verbali ndr] sono pieni zeppi di tali dettagli'”.
“Nel corso di diversi interrogatori tenuti nel 2008, il detenuto ha fornito indicazioni precise su come trovare il quartier generale segreto dell’ala mediatica del gruppo ribelle cui apparteneva, dettagliando perfino il colore della porta principale [della sede] e le ore del giorno in cui l’ufficio sarebbe stato occupato”.
“Sembra che Al-Mawla sia stato catturato alla fine del 2007 o all’inizio del 2008, ed è stato sottoposto a dozzine di interrogatori dai militari statunitensi. Non è nota la data precisa del suo rilascio, ma i verbali degli interrogatori si interrompono nel luglio 2008”.
Amir Muhammad Sa’id Abd-al-Rahman al-Mawla è ora noto come Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurashi, l’uomo che, dopo l’uccisione Abu Bakr al-Baghdad, per anni leader indiscusso dell’Isis, ne ha preso il posto. Così dal 2019 è il Califfo dello Stato islamico, noto anche come Isis.
Quel che abbiamo riportato è parte di un articolo il New York Times, che rende pubblica questa storia senza alcun imbarazzo per quello che si può definire – per usare un cauto eufemismo – un evidente errore di valutazione della Sicurezza americana.
Nulla si sa del modo con cui l’ex collaboratore dell’Us. Army sia diventato Califfo dell’Isis. Tale carica non si ottiene tramite un’elezione generale interna all’organizzazione, né ci si può nominare da soli.
Sul punto mancano informazioni dettagliate, ma si può arguire che essa sia appannaggio di una cerchia interna di iniziati. Come abbia fatto l’ex uccello canterino della Sicurezza Usa a convincere tali iniziati a sceglierlo come guida della loro Agenzia di Macelleria internazionale è un chiuso mistero.
Ma evidentemente le prigioni americane portano fortuna ai profeti del Terrore. Anche al Baghdadi, secondo documenti del Pentagono, fu catturato e rinchiuso in una prigione gestita dai soldati dell’Us. Army, Camp Bucca.
Ne uscì 11 mesi dopo, rilasciato (così si presume, dato che se fosse evaso ne sarebbe rimasta traccia documentale), e diede inizio alla sua missione satanica. Chissà se anche lui era stato altrettanto collaborativo con i suoi carcerieri per meritarsi una prigionia soft di qualche mese. Non ci sono documenti al riguardo, non pubblici almeno.
Chesterton e Camp Bucca
Gli interna corporis delle Agenzie del Terrore riservano sorprese. Tornano alla mente, ci si consenta una divagazione letteraria-poetica, le peripezie di Gabriel Syme, protagonista dell’Uomo che fu Giovedì di Chesterton, che Scotland Yard riesce a infiltrare nel movimento anarchico, nel quale farà una brillante carriera, fino a diventare membro del Consiglio supremo del movimento, il Consiglio dei giorni, composto da sette membri, identificati con i giorni della settimana.
Giovedì, questo il giorno assegnato a Smyne, scoprirà presto che anche gli altri membri del Consiglio sono infiltrati come lui, e lo stesso capo supremo in realtà è parte dei “buoni”.
Fantasie letterarie, ovviamente, ma a volte la realtà supera la fantasia, come appunto in questo caso, data l’inspiegabile, fulminante, carriera nella multinazionale del Terrore dell’uccello canterino prediletto dall’intelligence Usa. Ci sarebbe da scrivere un libro anche su questo, ma purtroppo non ci sono più i Chesterton di una volta.
Oggi abbiamo il New York Times, che pure va lodato per aver dato tanto spazio a questa documentazione (chissà chi l’ha fatta uscire…), anche se il giornale della Grande Mela che, più che interrogarsi sui fatti, rende noto che la fuga di notizie sul leader dell’Isis ha creato qualche malumore all’interno della Macelleria califfale.
Qualcuno chiederebbe addirittura un cambio di guardia, che non possono mica macellare a comando di un uccello canterino. Non c’è problema: tolto un Califfo se ne fa un altro. Tanto di islamisti ex detenuti nelle prigioni americane ce ne son legioni.
Al di là della facile ironia, la vicenda fa sorgere qualche domanda anche su questi campi di detenzione. Servono a eliminare pericoli pubblici e, se si ha fortuna, a restituire alcuni di essi alla vita civile. In realtà sembrano produrre l’esatto contrario, alimentando la Macelleria internazionale. Ma questo, le Agenzie del Contro-Terrore lo sanno meglio di noi.