Il rischioso attivismo di Macron e la strage di Odessa
Nell’intervista a reti unificate rilasciata da Macron ieri sera, il presidente transalpino ha voluto rilanciare nel modo più solenne possibile la sua nuova posizione sull’Ucraina e sulla possibilità di inviare truppe a sostegno di Kiev, riproponendo la disfida alzo zero alla Russia.
Follia, grandeur, fantasmagorie napoleoniche postmoderne, che baluginano di tanto in tanto nelle sue pose e nella sua prosa, l’orgoglio e il portafoglio feriti dai rovesci della Francafrique, che abbandonando l’antico padrino coloniale ha iniziato a occhieggiare al multipolarismo di cui si sono fatti paladini i russi… un mix esplosivo che spiega l’allucinato afflato dell’Eliseo per la terza guerra mondiale.
Un mix al quale va aggiunta la non nuova pressione d’oltreoceano per dar vita a una guerra su grande scala in Europa da affidare ai servi, riservando all’America la missione di regolare i conti con la Cina, dal momento che, com’era chiaro all’inizio della guerra ucraina, e più chiaro ora che la guerra è persa, gli Stati Uniti non possono sostenere due fronti (tre se si conta anche il fronte mediorientale, ma quest’ultimo è una variabile impazzita del puzzle geopolitico globale).
Nell’intervista, il Napoleone in tredicesima ha detto tante cose, ma il succo è che ha ribadito di non escludere l’invio di truppe in Ucraina – pur accennando sul punto di riservarsi un’ambiguità strategica che può voler dire che non lo farà mai – perché la Russia non deve vincere perché la guerra ucraina ha natura esistenziale.
Brutta cosa quando si tira in ballo l’esistenziale perché, se si sale a questo livello, tutto è permesso. Tanto che Macron ha voluto ricordare che anche Parigi ha le atomiche.
Macron: il gioco ad altro rischio del redivivo Napoleone
Certo, il presidente francese sta giocando una partita tutta sua, cercando di ritagliarsi un ruolo da leader dell’Unione europea e di interlocutore privilegiato degli States.
E però, si tratta di un gioco al massacro, se si tiene conto che, se è vero che tanti leader internazionali si sono tirati indietro sull’ipotesi di inviare soldati in Ucraina, è vero pure che altri si sono messi sulla scia del folle giullare napoleonico, non ultimo il presidente Lituano, che il giorno precedente l’intervista succitata si è detto favorevole a tale passo (la Lituania, per quanto piccola, è un Paese molto importante, a motivo della sua storia che ne fa un faro di certi circoli internazionali antichi e accettati).
Ma, a quanto pare, a Macron nulla sembra importare dei pericoli di scatenare la terza guerra mondiale. La sua nuova postura si basa sull’usuale boutade che, se Putin vince in Ucraina, non si fermerà.
Tesi smentita seccamente dalla storia recente. Infatti, quando Kiev attaccò le repubbliche autonome del Donbass nel 2014 si ebbe un primo embrione della guerra su larga scala attuale, con la Nato a supporto degli aggressori – fu Kiev a dichiarare guerra allora – e i russi degli autonomisti.
Il fragile e male armato esercito ucraino fu letteralmente incenerito negli scontri. Putin avrebbe potuto suggerire al Donbass di separarsi da Kiev e di aderire alla Russia; avrebbe potuto addirittura arrivare a conquistare comodamente la stessa Kiev, ormai inerme.
Nessun esercito europeo o americano poteva giungere in soccorso allora, stando che la mobilitazione avrebbe richiesto tempo, che i russi avrebbero usato per portare a termine e consolidare la conquista. Putin accettò, invece, che si aprissero negoziati tra Kiev e il Donbass nell’ambito di un accordo quadro che preservava l’integrità territoriale ucraina. Tant’é.
I missili di Odessa
Al di là delle boutade restano i rischi, aumentati vieppiù dalla progressiva de-industrializzazione che si registra in Europa a causa dell’affondamento del South Stream 2, che ha fatto impennare e reso instabile il prezzo dell’energia, e le sanzioni suicide contro la Russia. Fattori che hanno fatto precipitare la già precaria economia della Ue, provata da crisi ricorrenti e pandemia.
L’impoverimento può generare mostri, come dimostra la fragile repubblica di Weimar. E la guerra a volte è vista da certi circoli come una possibile exit strategy da una crisi.
Certo, è ovvio che Macron crede di poter gestire il gioco, a cui ha dato inizio forse nel tentativo di aprire una trattativa sottobanco con Putin sulla Francafrique o altro. Ma non ha la forza né le capacità per gestire un gioco tanto alto e tanto rischioso.
Lo dimostra quanto avvenuto oggi a Odessa, dove dei missili hanno causato la morte di 14 persone e ferito decine di persone, anche tra i soccorritori, con accuse alla Russia di aver mirato anche a questi ultimi con un secondo attacco.
Finora la Russia, a parte il mistero di Bucha, ha sempre evitato di far strame di civili, con vittime civili contenute rispetto alle operazioni belliche (vedi alla voce Israele). Coincidenza infausta ha voluto che questa strage anomala sia avvenuta subito dopo il discorso di Macron, rendendo più urgente la sua spinta ad agire. Si spera che non favorisca uno scivolamento nell’abisso.
Infine, non si può non ricordare che l’attuale bonapartismo di Macron richiama il più recente bonapartismo del suo predecessore, Nicolas Sarkozy. Infausto precedente, dal momento che quest’ultimo precipitò il mondo nella guerra libica… evidentemente certe suggestioni non portano fortuna.
Da ultimo, una nota di colore: incuriosisce il fatto che questa estate Ridley Scott abbia fatto uscire il film Napoleon, nel quale mette a nudo la natura ferocemente aggressiva dell’Imperatore, che tanti morti ha mietuto in Europa. Una pellicola che termina con la disfatta in terra russa e che appare, post hoc, una sorta di preavviso del momentum attuale.