29 Gennaio 2025

Il ritorno dei palestinesi a Gaza e gli orrori della Cisgiordania

Netanyahu vedrà Trump all'inizio della fase due degli accordi con Hamas. Intanto i palestinesi tornano nel Nord della Striscia. Ma la gazificazione della Cisgiordania procede...
di Davide Malacaria
Il ritorno dei palestinesi a Gaza e gli orrori della Cisgiordania
Tempo di lettura: 4 minuti

Netanyahu si recherà alla Casa Bianca il 4 febbraio per incontrare Trump. Una visita con un piccolo giallo, dal momento che era stata preannunciata due giorni fa, ma anche subito smentita dal portavoce del premier israeliano. Oggi è arrivata la conferma ufficiale.

La visita nasconde accordi?

Non sappiamo se il giallo nasconda qualcosa, cioè se per ottenere il placet di Trump, importante perché rafforza la posizione di Netanyahu (anche perché è il primo incontro pubblico del presidente), il premier israeliano abbia dovuto dare rassicurazioni su qualcosa, magari che non riprenda guerra alla fine della prima fase del cessate il fuoco di Gaza, scadenza fissata per il giorno precedente la visita, ma è un’ipotesi non del tutto aleatoria (di oggi la visita dell’inviato per il Medio oriente Usa Steve Witkoff a Gaza per sincerarsi che tutto proceda come da intesa).

 Politica Witkoff a Gaza, 'visita la zona dove operano contractor Usa

Ma niente assicura che non avvenga un incidente di percorso tale da far riprendere le ostilità proprio Netanyahu mentre si trova negli States, com’è accaduto ad esempio in occasione dell’incontro con Biden a Washington, durante il quale Netanyahu ha annunciato al mondo l’inizio della guerra aperta contro Hezbollah prendendo a pretesto lo strano incidente che ha visto un ordigno cadere su un villaggio druso nel Golan occupato da Israele.

Al netto dei retroscena e dei rischi connessi, resta che per Netanyahu è una grande occasione per tentare di ripristinare – a livello politico – la sua immagine ridotta a brandelli dal genocidio palestinese.

Colpisce che l’annuncio della visita sia stato dato nel giorno in cui il Senato Usa ha bocciato una legge che prevede ritorsioni contro il Tribunale penale internazionale “colpevole” di aver spiccato un mandato di cattura contro Netanyahu e Gallant, che di certo il premier israeliano sperava che fosse approvato.

Ma la bocciatura è un incidente di percorso di breve durata, dal momento che il capogruppo democratico Chuck Schumer ha dichiarato che il suo partito si è opposto perché la norma sarebbe stata redatta male e che si sarebbero messi d’accordo con i repubblicani per aggiustarla in modo che ottenga un voto bipartisan.

Insomma, al momento non sembra che possa avere come esito la revoca del viaggio di Netanyahu. Tale la tragedia in cui versa l’Impero, incapace di divincolarsi dalle pulsioni-pressioni del suo alleato mediorientale.

Resta, quindi, l’incerto futuro di Gaza, nonostante il massivo controesodo, che vede centinaia di migliaia di palestinesi tornare alla rovine di quelle che un tempo erano le loro case.

Gaza, il ritorno

Un flusso che i media arabi hanno salutato come una vittoria della resilienza del popolo palestinese, che risponde in questa maniera alle manovre, occulte e palesi, per allontanarlo dalla Striscia. E come una vittoria è stata salutata anche la ricomparsa dei miliziani di Hamas in occasione del rilascio degli ostaggi.

Una sorpresa palesata anche dai media israeliani, come ad esempio il Jerusalem Post, che ha titolato: “Hamas esce dai tunnel di Gaza, dimostrando di non aver mai perso il controllo” della Striscia.

Hamas emerges from Gaza’s tunnels, showing it never lost control - analysis

Sottotitolo: “Hamas ha un controllo impressionante su ogni aspetto di Gaza, dai media locali agli ospedali e alle scuole. Galvanizzerà tutto questo per aiutare a dipingere questa come una vittoria per il gruppo”. Sottotitolo che contiene qualche errorino, dal momento che a Gaza non esistono più né media locali, né ospedali, né scuole a causa delle bombe, ma tant’è.

Il ritorno inatteso di Hamas, che poi tanto inatteso non era (fin dall’inizio dell’invasione di Gaza avevamo accennato a come l’obiettivo di eliminarlo totalmente fosse alquanto aleatorio) ha scatenato anche gli oppositori di Netanyahu, i quali lo accusano di aver basato tutta la narrazione di guerra su falsità (ad esempio un articolo di Zvi Bar’el, su Haaretz, titola: “Vittoria totale a Gaza? Smantellamento di Hamas? L’accordo sugli ostaggi sta smascherando le bugie di Netanyahu”).

Ma ancor più grande è l’ira della destra israeliana che, almeno al momento, vede sfumare i due obiettivi che si era prefissata: la totale eliminazione di Hamas e la riconquista della Striscia. Ma è presto per dare verdetti definitivi e tirare un sospiro di sollievo. La guerra può riprendere in ogni momento e l’attuale gioia dei palestinesi – che sorprende dal momento che hanno perso tutto – potrebbe mutarsi in un nuovo e più doloroso pianto.

Total Victory in Gaza? Dismantling Hamas? The Hostage Deal Is Exposing Netanyahu's Lies

Gli orrori della Cisgiordania

In attesa degli sviluppi, si può notare come, per una qualche bizzarria del destino, il via libera al ritorno dei palestinesi nel Nord di Gaza sia arrivato a ridosso del giorno della Memoria, che ricorda la liberazione di Auschwitz da parte dell’esercito russo, diventata simbolo della memoria del genocidio nazista. Tempistica che interpella. Non sappiamo se si sia registrata una convergenza internazionale su tale scadenza, ci limitiamo a registrare la coincidenza temporale.

Resta, però, che, finiti in via temporanea gli orrori di Gaza, ora è sotto attacco la Cisgiordania, con l’esercito israeliano che continua a imperversare in combinato disposto con i coloni (Washington Post).

Violence erupts in West Bank as settlers attack, Israel raids Jenin

“La gazificazione della Cisgiordania continua – è l’incipit di un editoriale di Haaretz – compresa l’intollerabile facilità con cui vengono uccisi i bambini”. Lo scritto denuncia l’uccisione di due fanciulli palestinesi, Reda Besharat di 8 anni e suo cugino Hamza Besharat di 10 anni – che si aggiungono agli altri bambini uccisi nel corso delle ultime operazioni militari – e denuncia l’inchiesta “farsa” sull’accaduto da parte degli inquirenti israeliani, concludendo che “questa pericolosa tendenza deve essere fermata immediatamente”.

Purtroppo, la gazificazione della Cisgiordania non riguarda solo l’uccisione dei bambini. Come Gaza, anche Jenin e Tulkarem conoscono bombe e sfollamenti. E, come Gaza, anche qui vengono presi di mira ospedali e personale sanitario. Anche questa tendenza dovrebbe essere fermata immediatamente, ma ad oggi non si vede chi possa porre un freno alla furia scatenata di Israele.