Il vertice di Roma per la pace in Libia
Tempo di lettura: 2 minutiEntro quaranta giorni dovrà essere insediato un nuovo governo in Libia: questo l’annuncio della comunità internazionale alla conclusione dell’assise che si è svolta ieri alla Farnesina. Sulla decisione pesano alcuni dubbi, sia sulla possibilità reale che quanto deciso al vertice di Roma trovi piena attuazione, sia sulla possibilità che il nuovo governo riesca a contenere la sempre più minacciosa presenza dell’Isis nel Paese (vedi nota precedente).
Ma, al di là delle incognite future, di certo un aspetto importante del vertice di Roma è stato quello sottolineato in un passo di un articolo di Antonella Rampino pubblicato sulla Stampa del 14 dicembre.
La cronista, dopo aver accennato alla presenza al vertice di Turchia, Qatar, Egitto, Arabia Saudita, commenta: «Si tratta di Paesi che si fanno la guerra per procura in Libia, facendo da Lord protettori alle diverse fazioni che hanno sin qui osteggiato ogni accordo. Il metodo è lo stesso utilizzato per la Siria: con la presenza forte della comunità internazionale, Stati Uniti, Russia, Europa e Cina, si sono messi attorno al tavolo i protagonisti, inducendoli a prendersi le proprie responsabilità
» (Libia, un governo entro quaranta giorni).
Va da sé che un eventuale successo di questo vertice potrebbe avere ricadute virtuose anche sul futuro del vertice di Vienna, dove invece si stanno tentando vie di pace per la Siria. Non un automatismo, ché la crisi siriana è diversa e ben più complessa di quella libica (tra l’altro ha aspetti esoterici sconosciuti alla seconda), ma certo potrebbe essere di qualche aiuto.