27 Settembre 2024

Il viaggio a vuoto di Zelensky in America

Biden non cede sui missili a lungo raggio. E l'Economist invita Zelensky a tornare alla realtà
Il viaggio a vuoto di Zelensky in America
Tempo di lettura: 4 minuti

Zelensky torna dagli Stati Uniti con le pive nel sacco. Biden gli ha negato il placet per usare i missili a lungo raggio contro la Russia, nonostante la feroce pressione dei media internazionali perché cedesse. Non solo, anche il suo “piano per la vittoria dell’Ucraina”, stilato in tutta fretta prima di partire, è stato accolto con cortese indifferenza, dal momento che era folle fin dalla titolazione. Il tutto condito con le usate parole di sostegno alla causa.

L’avvertimento di Putin sui rischi di un conflitto atomico è stato ascoltato oltreoceano, anche perché, proprio mentre Zelensky illustrava agli americani come avrebbe usato i missili a lungo raggio contro la Russia, questa rivoluzionava la sua dottrina nucleare per far fronte al pericolo incombente, dimostrando che lo zar non aveva parlato a vuoto.

Ritorno alla realtà

Per una volta negli States hanno prevalso le menti più lucide, alle quali hanno dato voce le Agenzie di intelligence. Così il New York Times: “Le agenzie di intelligence hanno concluso che accogliere la richiesta dell’Ucraina di utilizzare missili occidentali contro obiettivi nel profondo della Russia potrebbe provocare una forte rappresaglia senza cambiare sostanzialmente il corso della guerra”.

U.S. Intelligence Stresses Risks in Allowing Long-Range Strikes by Ukraine

Per indorare la pillola, l’America ha elargito altri otto miliardi al postulante ucraino, quattro dei quali resteranno negli States, più una batteria di Patriot, che andrà ad aggiungersi alle tante già distrutte, e armamenti vari, che non riusciranno a colmare i buchi prodotti dalla disastrosa invasione di Kursk; oltre alla promessa di addestrare diciotto (18) piloti per gli F-16. Quanto alla richiesta di dare all’Ucraina garanzie di sicurezza in formato Nato, si è semplicemente glissato.

Ciò non significa che la guerra vada necessariamente a chiudersi, basta leggere le dichiarazioni incendiarie del ministro degli Esteri britannico, ma segnala che qualcosa, anzi tanto, è cambiato. Lo dimostra l’articolo pubblicato su The Economist dal titolo: “La guerra sta andando male. L’Ucraina e i suoi alleati devono cambiare rotta”.

“Se l’ucraina e i suoi sostenitori occidentali devono vincere – scrive l’Economist – prima devono avere il coraggio di ammettere che stanno perdendo. Negli ultimi due anni Russia e Ucraina hanno combattuto una costosa guerra di logoramento. Ciò è insostenibile”. Quindi, bocciando il “piano per la vittoria” di Zelensky, annota: “In realtà, l’Ucraina ha bisogno di qualcosa di molto più ambizioso: un urgente cambiamento di rotta“.

La guerra va male, i russi continuano ad avanzare e l’Ucraina “soffre. Le sue linee potrebbero crollare prima che lo sforzo bellico della Russia si esaurisca. L’Ucraina sta lottando anche al di là dal teatro di guerra. La Russia ha distrutto così tanto della rete elettrica che gli ucraini dovranno affrontare il gelido inverno con blackout giornalieri fino a 16 ore”.

La gente è stanca della guerra. L’esercito è in affanno nello sforzo di mobilitare e addestrare abbastanza truppe per mantenere la linea, per non parlare di riconquistare territorio. C’è un divario crescente tra la vittoria totale che molti ucraini dicono di volere e la loro volontà o capacità di combattere per essa”.

“All’estero, la stanchezza si sta facendo sentire. L’estrema destra, sia in Germania che Francia, afferma che sostenere l’Ucraina è uno spreco di soldi. Donald Trump potrebbe benissimo diventare presidente degli Stati Uniti. È capace di tutto, ma le sue parole lasciano intendere che voglia svendere l’Ucraina al presidente russo Vladimir Putin” [Trump, in realtà, parla di porre fine alla guerra ndr].

Se Zelensky continuerà a sfidare la realtà insistendo sul fatto che l’esercito ucraino può riprendersi tutta la terra che la Russia ha conquistato dal 2014, allontanerà i sostenitori dell’Ucraina e dividerà ulteriormente la società ucraina. Che Trump vinca o meno a novembre, l’unica speranza per mantenere il sostegno americano ed europeo e tenere uniti gli ucraini è un nuovo approccio che inizierà quando i leader dichiareranno onestamente cosa intendono per vittoria“.

L’Ucraina e il modello postbellico della Germania

Quindi dopo aver raccontato la solita narrazione sulla genesi dell’aggressione russa, che sarebbe nata dalla scelta dell’Ucraina per l’Occidente, si afferma che “i partner dell’Ucraina devono convincere Zelensky e il suo popolo” che restare in seno all’Occidente rappresenta “il loro più importante successo”.

Per quanto Zelensky voglia cacciare la Russia da tutta l’Ucraina, compresa la Crimea, non ha gli uomini né le armi per farlo. Né lui né l’Occidente dovrebbero riconoscere la falsa rivendicazione della Russia sui territori occupati; piuttosto, dovrebbero mantenere la riunificazione come un’aspirazione futura”.

“In cambio dell’accettazione di questa triste realtà da parte di Zelensky, i leader occidentali devono rendere credibile il principale obiettivo di guerra, assicurandosi che l’Ucraina abbia la capacità militare e le garanzie di sicurezza necessarie”.

“Se l’Ucraina potrà negare alla Russia qualsiasi prospettiva di ulteriore progressi sul campo di battaglia, sarà in grado di dimostrare l’inutilità di altre grandi offensive. Che venga firmato o meno un accordo di pace formale, questo è l’unico modo per porre fine al conflitto e garantire la sicurezza su cui alla fine si baseranno la prosperità e la democrazia dell’Ucraina”.

Quindi, dopo aver spiegato che le armi devono continuare a fluire nel territorio ucraino (sic), afferma che Kiev deve entrare nella Nato. Ciò potrebbe suscitare controversie, com’è ovvio, superabili però con la dichiarazione formale che l’ombrello Nato “non coprirebbe il territorio ucraino occupato oggi dalla Russia, come avvenne con la Germania Est quando la Germania Ovest entrò nella Nato nel 1955; e che, in tempo di pace, l’Ucraina non ospiterà truppe straniere della Nato, come avvenne per la Norvegia nel 1949″.

Quindi, l’Economist fa un cenno di interesse, ma che lascia in sospeso, cioè che “un’Ucraina disfunzionale potrebbe diventare un vicino pericoloso. Corruzione e nazionalismo sono in aumento. Se gli ucraini si sentissero traditi, Putin potrebbe radicalizzare le milizie temprate dalla battaglia contro l’Occidente e la Nato”. Cenno, però, fuorviante, dal momento che tali milizie sono già radicalizzate e, dopo esser state usate contro la Russia, sono ora un pericolo per tutti…

“Per troppo tempo, l’Occidente si è nascosto dietro la finzione di lasciare all’Ucraina il compito di fissare gli obiettivi di guerra, e di decidere quali armi fornire in base a questi. Ma Zelensky non può definire la vittoria senza conoscere il livello di supporto occidentale”. Da qui la necessità di una revisione della situazione e, di fatto, di costringere Zelensky ad accogliere quanto delineato nell’articolo, pena una disastro epocale.

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