24 Settembre 2020

In memoria di André Vltchek

In memoria di André Vltchek
Tempo di lettura: 2 minuti

il 20 settembre è morto André Vltchek, giornalista e scrittore americano di origine russa. Lo hanno trovato morto nella sua auto a Karaköy, Istanbul, in circostanze “da chiarire”. Non lo conoscevamo, ma collaborava con l’Antidiplomatico, sito che per primo ha accolto Piccolenote, riservandoci una finestra più che gradita tra le altre.

La notizia della sua morte, e il mistero sulle sue circostanze, ha portato dolore e costernazione ai redattori dell’Antidiplomatico. Dolore e costernazione ai quali partecipiamo, pur di lontano e col rispetto dovuto, ché Vltchek, come si evince dalla nota nella quale L’Antidiplomatico informa della sua scomparsa,  non era solo un collaboratore, ma altro e più significativo, e caro.

Nel nostro piccolo, lo ricordiamo anche noi, dando spazio alla prima parte di uno dei suoi ultimi scritti, che L’Antidiplomatico ha ri-pubblicato per ricordare il collaboratore, l’amico, scomparso. Uno scritto che fa prossimo il lontano.

Ora l’occidente si dovrebbe sedere, restare in silenzio e ascoltare “gli Altri”

Sono anni che ci viene detto cosa pensare; quello che è corretto e ciò che è sbagliato. E ci viene imposto da persone bianche che vivono o provengono dall’Europa e dal Nord America.

Sono a conoscenza di tutto. Sono i più qualificati.

Quando scrivo “bianco”, non intendo solo la razza o il colore della loro pelle. Per me “bianco” identifica la cultura a cui appartengono, la loro identità.

Noi russi, cubani, venezuelani, cinesi, iraniani, turchi non siamo veramente “bianchi”, anche se il nostro colore della pelle in realtà lo è.

Non che moriamo dalla voglia di essere bianchi, credeteci!

Abbiamo il nostro modo di vivere, di pensare e la maggior parte di noi è dalla parte degli oppressi, dei “miserabili del mondo”, intuitivamente.

Per secoli, le nostre nazioni sono state saccheggiate e attaccate. Abbiamo perso milioni di nostri fratelli, la nostra gente, per invasioni, genocidi, come quelli avvenuti in Africa e in tutte le altre parti del mondo “non bianche”.

Siamo sempre stati oggetti di studio; analizzati e descritti da quegli scribi e giornalisti provenienti principalmente dal Regno Unito e dal Nord America. Sanno loro chi siamo e che tipo di sistemi politici e culturali ci meritiamo o quelli ai quali dovremmo mirare.

Queste persone sanno come parlare. I loro accenti sono così perfetti, così “scientifici”. Se dicono qualcosa, deve essere pura verità, semplicemente perché sono qualificati, governano il mondo da secoli.

Noi, gli Altri, dobbiamo stare zitti e ascoltare. Dobbiamo imparare chi siamo veramente, dai padroni dell’universo. Perché ai loro occhi non siamo nessuno, siamo solo un po’ più che animali.

E gli animali non parlano; ascoltano, prendono ordini e servono. Vengono anche obbedientemente massacrati, quando “è necessario”.

Ci si aspetta che i governanti bianchi del mondo sappiano di noi più di quanto noi stessi conosciamo del nostro popolo e dei nostri paesi.

Dio non voglia che uno di noi, individui “non bianchi”, possa esprimere pubblicamente un giudizio, soprattutto negativo, sull’Europa, il Nord America o l’Australia!

Nessuno ci ascolterebbe, non ci è permesso giudicare l’Occidente. Siamo qui per sederci educatamente, sottomessi, per ascoltare e prendere appunti […]

 

Per leggere la nota dell’Antidoplomatico e l’integrale dello scritto di André Vltchek, cliccare qui.

 

 

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