16 Agosto 2024

Incursione a Kursk: l'attacco simbolico-psicologico

Fallito l'obiettivo di conquistare la centrale atomica di Kurchatov, a Kiev non rimangono che successi in chiave psicologica e simbolica. Alquanto effimeri, in realtà
Incursione a Kursk: l'attacco simbolico-psicologico
Tempo di lettura: 5 minuti

Mentre proseguono le operazioni militari ucraine nella regione russa di Kursk e mentre la nebbia di guerra ottunde le informazioni in proposito, riportiamo parte di un dossier di Responsible Statecraft che riferisce i commenti di diversi analisti sulla mossa a sorpresa di Kiev.

A parte uno di essi, il governativo Peter Rutland, che ha esaltato l’azione perché avrebbe messo in difficoltà Putin, e Rajan Menon, che in pratica non ha risposto nulla, tutti gli analisti interpellati da RS hanno palesato perplessità sull’incursione. Riportiamo la parte delle risposte.

L’offensiva che ricorda quella nazista del ’44

Jasen J. Castillo, co-direttore dell’Albritton Center for Grand Strategy della George HW Bush School of Government della Texas University: “La scommessa di Kursk potrebbe avere come effetto di ridurre la pressione sulle difese ucraine [in Donbass, ndr], con la Russia che sposta le sue forze per fermare l’incursione. La mia preoccupazione è che nel lungo termine, l’Ucraina, che sta affrontando pericolose carenze di manodopera e di equipaggiamento, esaurirà le unità d’élite che sarebbero state necessarie altrove”.

“In una guerra di logoramento, manodopera e equipaggiamento sono essenziali. L’attacco dell’Ucraina mi ricorda l’audace offensiva della Germania che, nel 1944, sorprese gli Alleati, registrò alcuni progressi e si concluse con una sconfitta nella battaglia delle Ardenne, con uno spreco di manodopera e di equipaggiamento di cui in realtà avrebbe avuto bisogno mesi dopo sul fronte orientale”.

Monica Duffy Toft, direttrice del Center for Strategic Studies alla Fletcher School of Law and Diplomacy: “Se si sta alla nuda realtà, non ci si può aspettare molto in termini di impatto duraturo. L’Ucraina sarà costretta a ritirarsi dalla Russia e le sue truppe e i suoi equipaggiamenti superstiti saranno ridistribuiti, dopo un periodo di riposo e di riadattamento, in altre aree critiche del fronte ucraino-russo. È sull’asse psicologico che possiamo aspettarci un maggiore impatto”.

Non tanto in Russia, però, secondo la Toft, dove il potere di Putin non vacillerà, quanto in Occidente, in quanto “allevierà la stanchezza dell’attenzione [rispetto alla guerra] a livello globale. Inoltre, ricorderà ai donatori occidentali che l’Ucraina può combattere e vincere [sic], quindi il sacrificio continuo di inviare armi e munizioni non sarà vano” [nello specifico, la Toft omette il sacrificio più importante, quello degli ucraini mandati al macello per una causa persa, ndr].

Ivan Eland, direttore del Center on Peace & Liberty dell’Independent Institute: “Intraprendere operazioni offensive è solitamente molto più costoso in termini di personale e di equipaggiamento che restare in difesa, quindi vale la pena per l’Ucraina distogliere le forze dalle linee di difesa già assottigliate per dare vita a un’offensiva rischiosa che ha solo benefici nebulosi?”

“D’altro canto, l’offensiva della Russia [in Donbass] sta già registrando progressi e, dal momento che la Russia è più popolosa e più armata dell’Ucraina, potrebbe non aver bisogno di alleggerire le sue forze d’attacco presenti in Ucraina per difendere il territorio russo. L’Ucraina può legittimamente desiderare di occupare il territorio russo” per poterlo un giorno scambiare con quello “ucraino occupato dai russi in trattative future, ma rischia di essere sopraffatta da forze superiori”.

Mark Episkopos, esperto di Eurasia presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft: “È improbabile che gli sforzi per mantenere aperta la sacca di Kursk producano benefici strategici per l’Ucraina e richiederanno un massiccio e continuo investimento di truppe e di equipaggiamenti che può indebolire le difese ucraine, creando inavvertitamente opportunità per le forze russe lungo le linee di contatto del Donbass”.

Grave errore strategico

Lyle Goldstein direttore dell’Asia Development, Defense Priorities: “Si possono porre domande legittime sulla saggezza della nuova offensiva. Le vittime tra le fila degli attaccanti sono inevitabilmente elevate, soprattutto perché la Russia mantiene un sostanziale vantaggio di potenza di fuoco. Ciò potrebbe, a sua volta, creare gravi debolezze in altre parti della linea di battaglia che le forze russe potrebbero sfruttare”.

“La maggior parte degli strateghi americani informati aveva consigliato all’Ucraina di rimanere sulla difensiva nel 2024 per preservare le sue forze e quindi adottare una strategia da ‘guerra prolungata’. Né è chiaro se tale stratagemma simbolico renderà più facile negoziare la pace. Infine, si tratta di un ulteriore passo verso la sconsigliabile escalation generale”.

John Mearsheimer, docente presso l’Università di Chicago e ricercatore del Quincy Institute (il più autorevole tra gli intervistati da RS): l’invasione ucraina di Kursk “è stato un grave errore strategico, che ne accelererà la sconfitta. Il fattore determinante del successo in una guerra di logoramento è il rapporto tra vittime e ricambi, non la conquista del territorio, tema che ossessiona i commentatori occidentali“.

“Il rapporto tra vittime e ricambi nell’offensiva di Kursk favorisce decisamente la Russia per due motivi. In primo luogo, ha causato relativamente poche vittime russe, perché l’esercito ucraino ha invaso un territorio indifeso [e poco abitato, ndr]. In secondo luogo, una volta allertata dell’attacco, Mosca ha rapidamente fatto convergere un’enorme potenza aerea contro le truppe ucraine, le quali si trovavano allo scoperto, quindi facili bersagli. Non sorprende che le forze attaccanti abbiano perso tanti soldati e gran parte del loro equipaggiamento”.

“A peggiorare le cose, il fatto che Kiev abbia rimosso le unità scelte dalle linee del fronte nell’Ucraina orientale, dove sono disperatamente necessarie, aggregandole alla forza d’attacco di Kursk. Questa mossa sta inclinando ulteriormente a favore della Russia il già sbilanciato rapporto tra vittime e ricambi su quel fronte, che resta di importanza critica. Non c’è da stupirsi, data la folle idea dell’incursione di Kursk, che i russi siano stati colti di sorpresa”. Cioè, secondo Mearsheimer, non aspettavano una mossa tanto suicida.

Affondare il processo distensivo

Sumantra Maitra, direttore del settore ricerca e divulgazione dell’American Ideas Institute: “Se l’Ucraina pensa che portare la guerra alla Russia possa spingere la Russia a negoziare da una posizione di debolezza, fallirà, semplicemente perché gli ucraini non hanno la forza lavoro per sostenere l’attacco e la successiva occupazione. È una buona vittoria sotto il profilo della pubbliche relazioni per i sostenitori occidentali dell’Ucraina, e dimostra quanto catastroficamente arretrato, incompetente e sovietico sia ancora il pensiero strategico russo, ma il vantaggio russo in termini numerici rimarrà”.

“Ma ciò potrebbe portare a un irrigidimento della posizione russa, incoraggiando i sostenitori della linea dura nel governo russo e dissuadendo Putin dal premere per un negoziato, anche dopo l’insediamento di una nuova amministrazione negli Stati Uniti. E questo, forse, era il vero obiettivo del governo ucraino, o di chiunque lo stia consigliando. Nell’affondare tale processo, l’Ucraina ha avuto successo”.

Stephen Walt, docente di politica estera presso la Yale University: “L’incursione ucraina in Russia è un evento collaterale, destinato a rafforzare il morale ucraino e a dare all’Occidente la possibilità di continuare a sostenere Kiev, ma non influenzerà l’esito della guerra. Le forze ucraine sembra che abbiano conquistato circa 1000 chilometri quadrati di territorio russo scarsamente difeso. La massa totale della Russia è di oltre 17 milioni di chilometri quadrati, il che significa che ora l’Ucraina ‘controlla’ lo 0,00588% della Russia”.

“In confronto, le forze russe occupano attualmente circa il 20% dell’Ucraina e la fallita offensiva ucraina della scorsa estate mostra quanto sarà difficile per l’Ucraina riconquistare tali territori. L’incursione può rappresentare un piccolo imbarazzo per Putin (oltre a un’ulteriore prova che la Russia è troppo debole per invadere il resto dell’Europa), ma il destino dell’Ucraina sarà determinato da ciò che accadrà in Ucraina, non da questa operazione“.

11 agosto: la centrale atomica di Kurchatov

Alle analisi di cui sopra si può aggiungere quanto riporta il Wall Street Journal, sul quale si legge che, mentre si dipana l’offensiva a Kursk, nel Donbass le forze ucraine sono in enorme difficoltà: “In alcune aree, i soldati ucraini sono surclassati almeno cinque a uno. Solo poche delle vittime vengono sostituite”.

Tale la situazione dopo il fallimento del vero obiettivo del blitz ucraino, che era quello di arrivare a controllare la centrale nucleare di Kurchatov, come dichiarato da diversi analisti occidentali e ribadito da Apty Alaudinov, comandante delle forze speciali Akhmat, il quale ha riferito i più minuti dettagli dell’offensiva, tra cui l’entità reale delle forze attaccanti: una divisione di 11.600 uomini. La conquista della centrale avrebbe dovuto realizzarsi l’11 agosto (numero evocativo).

Se fosse riuscita nell’intento, Kiev avrebbe potuto esercitare un ricatto nucleare verso Mosca (e il mondo intero). Mai, dalle bombe atomiche della Seconda guerra mondiale, si è ipotizzato di porre in atto una simile follia. Ciò segnala la pericolosità delle forze che gestiscono Kiev, e la tragica omertà dei media d’Occidente rispetto al pericolo posto, e renderanno Mosca più assertiva nei confronti dell’Ucraina. Non può permettersi il ripetersi di minacce di tale livello.