Gli alti funzionari della difesa sono in disaccordo sulla posizione di Israele sui colloqui volti a rilanciare l’accordo nucleare con l’Iran, secondo un rapporto non fornito domenica nei media in lingua ebraica.
“Secondo il sito Ynet, diversi generali israeliani, tra cui il capo dell’intelligence militare, hanno iniziato a sostenere un ritorno all’accordo del 2015 tra Iran e potenze mondiali, contro la politica ufficiale di Israele”. Così su Timesofisrael di ieri.
“Ufficialmente, Israele è fermamente contrario a un ritorno all’accordo del 2015”, continua il giornale israeliano, ma “importanti funzionari dell’intelligence ora credono che un cattivo accordo sia preferibile a nessun accordo, perché dà a Israele il tempo di prepararsi per più ampie risposte militari contro l’Iran, ha affermato Ynet”.
A sostenere il ripristino dell’accordo sarebbero il capo dell’intelligence militare dell’esercito, il maggiore generale Aharon Haliva; il generale Amit Sa’ar, che guida la divisione di ricerca dell’intelligence militare; il generale Oren Setter, a capo della Divisione Strategica dell’esercito; e il generale Tal Kelman, incaricato per gli affari dell’Iran.
A quanto riferiva Ynet, anche il generale Benny Gantz sarebbe della partita e la presa di posizione esplicita di tali eminenti figure servirebbe a convincere Yair Lapid, che guida il governo di transizione che dovrebbe portare il Paese a nuove elezioni, a favorire l’intesa tra Usa e Iran.
Contrario all’accordo sarebbe il Mossad, che lo reputa dannoso. Interpellato sul punto, Gantz si è limitato a rispondere che, data la delicatezza della questione, le discussioni sul tema devono svolgersi in sedi riservate.
Evidente, nella risposta, l’imbarazzo del ministro della Difesa, come è evidente che chi ha fatto uscire la notizia lo ha fatto per sabotare la spinta verso l’accordo, dal momento i suoi fautori ora dovranno essere più cauti, rischiando di essere accusati di essere in contrasto con la linea ufficiale del Paese.
Peraltro, la rivelazione arriva a pochi giorni dall’annunciata visita di Biden in Israele. Evidentemente mira a serrare le fila per opporre un secco niet alla richiesta del presidente americano, che certo avanzerà anche nell’occasione, di aprirsi alla possibilità di un accordo con l’Iran.
Nella bufera, giunge la notizia che il Qatar potrebbe essere la sede di incontri indiretti tra americani e iraniani sul nucleare (Reuters). Notizia che interpella, dal momento che esiste già una sede per tali colloqui ed è Vienna, che non sembra essere sostituita dalla nuova location, che evidentemente serve per aprirsi a un dialogo più serrato, particolare di buon auspicio.
Complesso il Medio oriente, nel quale si assiste a un rilancio della diplomazia iraniana, con la visita del primo ministro iracheno a Teheran (Pars Today) e l’annuncio parallelo che Iran e Arabia saudita sono pronti a intraprendere un dialogo più diretto (al Jazeera) in vista del ripristino delle relazioni diplomatiche, interrotte all’inizio delle reciproche ostilità. Tale sviluppo sarebbe foriero di una nuova distensione regionale, ma tanti sono i venti contrari. Vedremo.