La fine del comunismo e le 150 imprese che controllano il 40% della ricchezza del mondo
Tempo di lettura: < 1 minute«Negli anni Ottanta e Novanta si determina una nuova dimensione della globalizzazione, contemporanea al crollo del sistema dell’Est e alla crisi del collante dell’Unione sovietica. Tanto è più chiaro quando oggi possiamo vedere come 150 imprese gestiscano il 40% della ricchezza mondiale, e se guardiamo i primi 50 nomi di questa graduatoria, vediamo che si tratta di banche o istituti finanziari». Parole di Ingo Schulze in un’intervista all’Avvenire del 23 luglio.
Prosegue lo scrittore tedesco: «Qui in Germania e in generale si parla di continuo di crescita. Ma negli ultimi anni siamo finiti in una clamorosa divaricazione tra l’alto e il basso, tra ricchi e poveri. La direzione che a me sembra anche auspicata dalla maggioranza è quella di contrastare i poteri di una minoranza che si arricchisce in maniera sempre più esponenziale […]. Non c’è democrazia sinché la democrazia si preoccupa di guadagnare la fiducia dei mercati. La democrazia deve essere la difesa dell’interesse collettivo, non entrare nella logica degli affari. Democrazia è la possibilità di mettere un veto laddove gli interessi collettivi vengono minacciati».