La follia dell'Is ha reso grandi benefici al Kurdistan iracheno
Tempo di lettura: < 1 minute«Intervenendo alla chiusura del forum “Il Medio Oriente in transizione” organizzato dal Middle East Research Institute, il ministro delle risorse naturali del governo regionale curdo (Erbil), Ashty Hawrami, ha rivelato che malgrado l’opposizione del governo federale iracheno (Bagdad), riuscirà a vendere sul mercato internazionale la totalità del petrolio estratto a Kirkuk
». Così su Reseau voltaire del 7 novembre.
Kirkuk, prima dell’invasione degli jihadisti in camicia nera, era territorio iracheno così come il petrolio che vi si estraeva. Dopo la conquista della regione da parte dell’Is e la riconquista ad opera dei peshmerga curdi (ma c’è chi racconta una diversa realtà: l’Is avrebbe cacciato gli iracheni e avrebbe lasciato campo libero ai curdi), il Kurdistan, secondo il sito francese, vede «aumentato il territorio sotto la sua giurisdizione del 40%
» e si ritrova in possesso di una delle aree petrolifere più ricche dell’Iraq. Il petrolio di Kirkuk è commercializzato attraverso il «porto di Ceyhan», in Turchia, a «75 dollari al barile» (10 dollari in meno rispetto al prezzo di mercato).
Nota a margine. A quanto pare il Kurdistan ha tratto un beneficio notevole dalla follia sanguinaria dell’Is. Non è l’unico Stato ad aver tratto benefici dall’imperversare di questi tagliagole. Anche questo spiega le tante ambiguità della coalizione militare messa su dagli Stati Uniti allo scopo di contrastare il Califfo del terrore.