20 Maggio 2015

La guerra in Iraq, un crimine da non obliterare

La guerra in Iraq, un crimine da non obliterare
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«La guerra in Iraq? «C’è la sensazione palpabile che l’èlite politica e mediatica [Usa ndr.] abbia voglia di tirare una riga sull’argomento. […] Eh no, proprio per niente […] La guerra in Iraq non è stato un errore innocente, un’avventura intrapresa sulla base di informazioni di intelligence che si sono rivelate sbagliate. L’America ha invaso l’Iraq perché l’amministrazione Bush voleva una guerra. Le giustificazioni ufficiali per l’invasione non erano che pretesti, e pretesti contraffatti per giunta. In un certo senso ci hanno condotto in guerra con l’inganno». Questo il passo di un articolo di Paul Krugman sulla Repubblica del 20 maggio.

 

Nel suo articolo, Krugman accenna al fatto che già allora a molti erano evidenti le pretestuosità: «Ora sappiamo, per esempio, che proprio l’11 settembre, prima che la polvere si fosse posata (e lo dico letteralmente), Donald Rumsfeld, il segretario della Difesa, stava già pianificando la guerra contro un regime che non aveva nulla a che fare con l’atto terroristico. Insomma, questa era una guerra che la Casa Bianca voleva». Lo scopo? Krugman non si sofferma sul perché di quella scelta guerrafondaia, anche se accenna come alcuni «guerrafondai» immaginavano che il «potere degli Stati Uniti nel mondo ne sarebbe uscito rafforzato. Altri vedevano l’Iraq come un progetto pilota, la preparazione per una serie di cambi di regime». E conclude accennando come tale guerra non è stata solo un «errore», ma un vero e proprio «crimine».

Titolo articolo: Gli errori e le bugie sulla guerra in Iraq.

 

Nota a margine. Nell’articolo Krugman accenna alle pressioni fatte sui servizi per avere rappresentazioni “utili” alla causa della guerra e di come i giornali allora non avessero brillato per intelligenza delle cose, quando addirittura non erano complici dei guerrafondai. Un capitolo «oscuro» della storia dell’America, secondo Krugman. Se piace molto questa motivata invettiva, viene da prendere con certa cautela quell’accenno al “capitolo oscuro”, un’espressione che indica un periodo concluso.

In realtà, quando Krugman accenna alla guerra in Iraq come progetto pilota per altri cambi di regime, si comprende come tale crimine sia più attuale che mai (vedi alla voce Siria).