La Nuland dimissiona Zaluznhy e la Ue dà i soldi a Kiev...
Zelensky alla fine licenzierà il Comandante delle forza armate Valery Zaluznhy. I neoconservatori hanno infine vinto la partita e si apprestano a rimodellare la guerra ucraina secondo la loro visione esoterica, che fa di questo conflitto uno scontro esistenziale contro la Russia fino all’ultimo ucraino.
Una vittoria netta arrivata, non a caso, in contemporanea con la vittoria neocon sul fronte dell’Unione europea dove, superate le ultime resistenze, Bruxelles ha stanziato 50 miliardi di euro in favore di Kiev.
Anche il presidente ungherese Viktor Orban, simbolo di tale resistenza – che non avrebbe potuto esercitare se non avesse avuto sponde riservate all’interno dell’Unione – ha dovuto piegare la testa, sotto la minaccia della revoca del diritto di voto in seno alla Ue e quella più feroce di incenerire l’economia del suo Paese.
Tutto molto democratico, in barba al dittatore ungherese. E tutto in linea con lo scivolamento dei Paesi della Ue verso l’abisso, ché con l’economia in recessione, come denota in maniera plastica la de-industrializzazione della Germania (Politico), continua ad alimentare la macelleria ucraina che è fattore primario di tale situazione (finanziamenti a fondo perduto a Kiev, chiusura del gas russo a prezzi ridotti, sanzioni suicide etc).
La Nuland a Kiev
Tutto sintetizzato in maniera perfetta con quel preveggente “fanculo Europa” della madrina della cosiddetta rivoluzione di Maidan, evento da cui tutto ciò ebbe inizio, e che ancora oggi presiede per conto dei neocon alla mattanza ucraina, Victoria Nuland.
Non per nulla, la Nuland in questi giorni è arrivata a sorpresa a Kiev per dar man forte a Zelensky contro Zaluzhny, che era riuscito a resistere alle pressioni del suo presidente.
Infatti, alla richiesta di dimissioni avanzata una settimana, fa il generale aveva potuto opporsi grazie alla stima di cui gode nell’esercito, ma soprattutto a quella degli ambiti militari dei Paesi che sostengono l’Ucraina. Infatti, come spiegava il Times, “i più alti vertici militari e i partner internazionali, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, avevano espresso la loro preoccupazione” per la sua rimozione.
Da qui la visita della Nuland, giunta in Ucraina a mettere in chiaro chi comanda davvero, che ha chiuso la partita. Nella conferenza stampa tenuta a Kiev, dopo aver elogiato la resistenza ucraina, ha concluso dicendo che gli americani capiscono “cosa accadrà se non si riuscirà a continuare non solo a difendersi, ma ad avere successo” (vedi Strana). Il neretto è nostro. Si noti che Zaluzhny, in un’intervista all’Economist che aveva fatto il giro del mondo, aveva spiegato che ormai il fronte era in stallo e che serviva gestire nel migliore dei modi una guerra “posizionale“. Una considerazione realista che però strideva con la prospettiva molto più aggressiva dei neocon.
Realista, Zaluznhy lo scorso anno aveva tentato in tutti i modi di ritirare i suoi soldati da Bakmuth, ben sapendo che la città era persa (anche in quel caso gli alti vertici militari Usa erano stati con lui). Ma Zelensky si era opposto, da cui l’inutile strage, con la città persa ugualmente.
Scopo di quella difesa strenua non era solo simbolico, cioè evitare il successo del nemico, ma anche e soprattutto uccidere più russi possibile, come evocato esplicitamente dal portavoce dei neocon Lindsey Graham, che con i suoi sodali ha modellato la guerra ucraina nella prospettiva di “dissanguare la Russia” (Guardian).
Lo scenario Bakmuth si è ripetuto di recente ad Avdiivka, città che i russi stanno tentando da tempo di conquistare. Anche in questo caso Zaluzhny aveva provato a ritirare le truppe dal tritacarne, ma Zelensky non glielo ha permesso.
Non solo, per far capire che la sua decisione era irrevocabile, a fine dicembre Zelensky si è recato ad Avdiivka a sfidare i russi (il video del suo proclama anti-russo, confezionato per l’occasione, risulta bizzarro: il forte vento fa garrire le bandiere alla sue spalle risparmiando magicamente la chioma presidenziale).
Il cambio di guardia nell’esercito ucraino
Il cambio di guardia ai vertici dell’esercito va nella direzione dei dettami neocon. Due i candidati a sostituire Zaluzhny, recita il Washington Post: “Il colonnello generale Oleksandr Syrsky, attuale comandante delle forze di terra, e il tenente generale Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare”.
La possibile nomina di Budanov ha suscitato malumori nell’esercito perché dicono che un conto è dirigere un’intelligence, altro è gestire la complessa macchina militare. Probabile che sia Syrsky a spuntarla, ma, come scrive il Wp, “alcuni ufficiali militari hanno suggerito che, se anche fosse scelto Budanov […], sarebbe Syrsky a tirare le fila da dietro le quinte”.
Quest’ultimo ha un identikit perfetto per le prospettive neocon. Ancora il Wp: “Syrsky è detestato un po’ da tutti. Alcuni soldati dicono che i suoi ordini sono irragionevoli e che a volte manda gli uomini incontro a morte certa”.
Secondo il Wp, però, il cambiamento non influirà sull’esito della guerra. Scrive, infatti, che “non si prevede che il denaro [cioè i nuovi afflussi finanziari ndr] cambi le regole del gioco sul campo di battaglia”, aggiungendo che “gli analisti e il personale militare sono molto scettici sul fatto che un nuovo comandante possa fare di più”.
Né cambieranno qualcosa le nuove wunderwaffen che la Nuland ha portato in dono nella sua visita a Kiev, i vettori a lungo raggio GLSDB, perché, come scrive Mark Episkopos su Responsible Statecraft, accadrà come per gli HIMARS inviati in precedenza: “La luna di miele degli HIMARS in dotazione all’AFU [forze armate ucraine ndr] si è spenta poco a poco, quando cioè i russi hanno imparato a disperdere i loro depositi di munizioni in modo più efficace, a bloccare i missili di precisione occidentali e a impiegare sistemi di difesa aerea più sofisticati”.
Vero. Ma lo scopo di tali armi sarà altro: bombardare le città, uccidere civili, implementando una pratica già in uso, e flagellare il Mar Nero; similmente all’esercito, che sarà trattato alla stregua di carne da macello pur di infliggere perdite ai russi. L’idea è quella di far pagare tanto cara la guerra al nemico, in termine di perdite e danni, così da costringerlo ad accettare un accordo umiliante. Ma, come accade da tempo in questa guerra, si fa i conti senza l’oste russo.
Di interesse, come nota a margine, la location scelta dalla Nuland per la sua conferenza stampa a Kiev: il Monastero di San Michele. Fu questo il luogo più simbolico in cui fu trascinato Biden nella sua visita in Ucraina. L’aura di sacralità che si vuol conferire a questa guerra stride con le sanguinarie prospettive neocon, così che il richiamo religioso risulta pervertito in un più oscuro simbolismo esoterico.