10 Marzo 2025

La nuova Yalta e il ReaArm Europe

Stati Uniti, Cina e Russia convergono verso una nuova Yalta. La resistenza dell'Europa e della Grande Finanza tagliate fuori dalle tre potenze.
di Davide Malacaria
La nuova Yalta, il ReaArm Europ e il golpe romeno
Tempo di lettura: 4 minuti

“Non è un segreto che l’Ucraina sia solo un pretesto, seppur molto importante, per il dialogo tra Washington e Mosca. In realtà, la questione dell’intero futuro ordine mondiale viene decisa qui e ora. Tre superpotenze stanno cercando di sviluppare una ‘nuova Yalta’: Russia, Cina e Stati Uniti”. Così su Ria novosti due giorni fa. Tre righe che spiegano più di tante parole il momento presente, al di là della cronaca, che pure va raccontata.

Questo, va detto en passant, il vero problema dell’Europa, e anzitutto della Gran Bretagna che è dietro la posa muscolare assunta dal Continente, perché la nuova Yalta non prevede la presenza di un Churchill né di nessun altro rappresentante europeo.

А часики-то тикают: новая Ялта ждать не будет

L’isteria dell’Europa

L’Europa è la grande sconfitta di questa guerra per procura contro la Russia (così definita dal Segretario di Stato Usa Marco Rubio), dal momento che, aggregandosi in maniera incondizionata al carro liberal-neocon, con le sue élite convinte da tali circoli americani che la Russia avrebbe subito una sconfitta strategica, ne è uscita devastata.

Rubio labels Russia's all-out war against Ukraine 'proxy war' between Washington, Moscow

Ora, sempre obbedendo ai padroni d’oltreoceano che si oppongono a Trump, sgomita per trovare un ruolo che la sconfitta gli nega. Programma velleitario, il ReaArm Europ lanciato da Ursula von der Leyen, che oltre a rilanciare il ruolo dell’Europa dovrebbe servire in teoria anche a ridare agio all’industria del Vecchio Continente, leggi Germania, devastata dalle sanzioni anti-russe, dal sabotaggio del Nord Stream 2 e dagli investimenti pro bello ucraino.

Derive autoritarie

Al di là delle tante domande che inevitabilmente pone tale posa muscolare, va sottolineato che tale svolta porta a compimento lo snaturamento della comunità europea immaginata dai padri fondatori.

La comunità dei Paesi europei aveva già subito un vulnus attraverso l’emarginazione della Politica da parte della Finanza, divenuta il vero dominus dell’organismo sovranazionale continentale.

Ora l’ennesimo strappo, che fa di una comunità di Paesi nata per evitare la guerra – in Europa e nel mondo, grazie al suo ruolo di ponte tra Oriente e Occidente – un organismo che brandisce la Forza come unico strumento di auto-affermazione. Remoti e obliati i tempi nei quali l’Unione europea vinse il Nobel per la pace.

Né va dimenticato l’altro mutamento radicale della Ue, che vede un consesso di Paesi che si è unito per difendere le ragioni della libertà e per evitare ricadute nella tirannia tornare ai tempi bui dell’autocrazia, com’è evidente nel caso romeno, con il politico avversato dalle élite europee, Călin Georgescu, impossibilitato a partecipare al processo democratico per asserite connivenze col nemico.

D’altronde, è significativo che il golpe romeno arrivi, non certo a caso, in concomitanza con l’annuncio del reaArm Europe, programma che la Commissaria Ursula ha dichiarato che non verrà applicato tramite il voto del Parlamento europeo, ma per imposizione dall’alto, usando dell’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione. 

Si tratta di una dinamica alquanto evidente quanto pericolosa, soprattutto perché poche sono le voci che si levano a tutela delle residue libertà democratiche.

Fonti, su riarmo von der Leyen punta a evitare voto Pe

La battaglia della Finanza

Né tra i motivi dell’isteria collettiva di cui sono preda le élite europee va dimenticato un fattore decisivo: con la rivoluzione di Trump la Politica è tornata a reclamare il suo posto sul trono dell’Impero. Se lo scontro tra Oriente e Occidente era anche uno scontro a tale livello, dal momento che in Russia e Cina la grande Finanza ha un ruolo subordinato alla Politica, ora tale scontro si svolge nel cuore stesso dell’Impero occidentale.

La Finanza, finora padrona assoluta delle sorti dell’Impero, si sente sfidata. Non solo in America, dove è chiamata al bacio della pantofola dell’imperatore – mentre prima avveniva l’esatto opposto – ma in tutto l’Occidente.

Da questo punto di vista, il fatto che come prossimo leader del partito liberale del Canada, e probabile successore dell’attuale presidente (il dimissionario Justin Trudeau), sia stato scelto un uomo della grande finanza come Mark Carney appare più che simbolico, dal momento che a lui è stato affidato il compito di duellare con Trump sul destino del suo Paese (e non solo).

Una sfida che ha rilanciato appena nominato (qualche dubbio sui tanti titoli secondo i quali avrebbe promesso che “il Canada non farà mai parte dell’America“… in realtà, degli Stati Uniti, ché in America ci resterà, a meno di sconvolgimenti tettonici; problemi geografici tipici di certe semplificazioni mediatiche).

Per inciso, Carney ha ricoperto la carica di governatore della Banca centrale del Canada dal 2008 al 2013, per andare poi a ricoprire analogo incarico presso la Banca d’Inghilterra dal 2013 al 2020, concludendo infine la sua carriera in ambito finanziario come Presidente del Consiglio per la stabilità finanziaria del G20.

La nuova Yalta, se sarà, sarà forgiata dalla Politica; un nuovo ordine del mondo che potrebbe/dovrebbe prendere il posto di quello catastrofico regalatoci dalla Grande Finanza nel momento unipolare post ’89: la globalizzazione e tutti i suoi nefasti derivati, non ultimo le guerre infinite di cui è simbolo icastico il conflitto ucraino.