4 Aprile 2022

La strage di Bucha. Testimonianze e domande

La strage di Bucha. Testimonianze e domande
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Ieri, 3 aprile, l’orribile scoperta del massacro di Bucha. Da ieri si susseguono immagini e testimonianze. Testimonianze che parlano di esecuzioni sommarie generalizzate, di gente che viene uccisa per strada con un colpo in testa o da raffiche di mitragliatrici, come testimonierebbero le immagini dei corpi ripresi per strada.

L’Occidente condanna, Russia parla di messinscena. Le immagini (ad esempio queste e queste) che abbiamo visto sono forti, di corpi di civili a terra. Interpella un pochino che i cadaveri non presentino vistose macchie di sangue, come dovrebbe avvenire dopo aver ricevuto un proiettile in testa o dopo esser stati attinti da raffiche di mitra (come da testimonianze). Forse ne usciranno altre dove il sangue si vedrà.

Al riguardo, colpisce, invece, tanto l’intervista del sindaco di Bucha, Anatoly Fedoruk, rilasciata il 31 marzo a un media ucraino: in un video (cliccare qui; se sarà oscurato, lo abbiamo registrato…), un sorridente e rilassato Fedoruk annuncia l’avvenuto ritiro dei russi e l’ingresso in città delle gloriose forze armate ucraine. Il filmato è stato girato in pieno giorno, come si nota dall’intensità della luce.

Eppure il villaggio, raccontano filmati e testimonianze, sarebbe stato pieno di cadaveri, di gente uccisa a caso… quel volto sereno stride con tutto ciò. E resta il mistero del perché non solo in quel video felice, ma anche nei giorni seguenti, il sindaco abbia taciuto la strage, pure se tanto evidente dai filmati che riprendono corpi disseminati sulle strade…

E resta anche il mistero del silenzio delle forze ucraine: come spiega il sindaco, il 31 marzo erano già entrate nel centro abitato e certamente avevano visto quel che sembrano raccontare i filmati. Perché hanno aspettato due giorni per denunciare il crimine? In altre occasioni, hanno sempre denunciato prontamente i veri o asseriti crimini di guerra russi. Perché in un caso tanto eclatante hanno atteso tre giorni? (1)

Domande, nulla più, lasciamo ai lettori le risposte. Resta che finora durante l’invasione russa non si sono registrate stragi indiscriminate, ma azioni di guerra che hanno causato vittime civili. Deprecabili anch’esse, ovvio, ma la dinamica è tutt’altra.

Da registrare che a fine marzo il governo ucraino ha ingaggiato alcuni potenti studi legali internazionali per indagare su possibili crimini di guerra commessi dai russi (Bloomberg).

Era questo il culmine di una campagna sul tema, non esplorato fino a quel momento dall’inizio del conflitto, che ha iniziato a prendere piede nei giorni precedenti e ha visto scendere in campo anche l’integerrima moglie di George Clooney Amal, giunta in Ucraina a capo di un’agguerrita task force (l’integerrima, al tempo, aveva rifiutato di indagare su incarico Onu sui crimini di guerra commessi a Gaza, ma questa è un’altra storia, raccontata da al Arabya).

E, però, indagare sul tema appariva un compito arduo, tanto che lo stesso Washington Post aveva scritto un documentato articolo nel quale si spiegava come il fatto che i russi prendessero di mira legittimi obiettivi militari e che le difese ucraine fossero posizionate in ambiti civili, rendesse impervio addebitare agli invasori dei veri e propri crimini di guerra… ma ecco palesarsi l’eccidio di Bucha, che tutto cambia.

Se vero, come è vero, quel che scriveva il Washington Post, quanto sembra sia avvenuto a Bucha (usiamo il condizionale al modo del New York Times), appare un’anomalia rispetto al modus operandi dell’esercito russo. Un’anomalia da verificare, ma a farlo dovrebbero essere organismi veramente indipendenti

Intanto la donna incinta sopravvissuta all’attacco dell’ospedale di Mariupol, la cui foto ha fatto il giro del mondo, è ricomparsa in un video diffuso dai russi. La donna ha confermato che l’ospedale era stato adattato a base militare degli ucraini, come da accuse di Mosca, rimanendo funzionale solo un’ala dello stesso, dove appunto era in cura lei.

Insomma, ha confermato la versione dei russi, ma dall’Ucraina accusano i russi di averla manipolata e chiedono sia restituita a Kiev. Un po’ quel che avvenne al tempo dell’avvelenamento, vero o presunto che sia, di Sergej Skripal e della figlia Julia, con quest’ultima che accusava Mosca del crimine e Mosca a chiedere che le fosse permesso di tornare in patria, essendo la donna cittadina russa. Giravolte della storia.

Ma torniamo alle accuse dei russi, che dicono che la strage di Bucha è stata  fabbricata dai suoi antagonisti. Un’accusa che, per un’ironia del destino, richiama alla memoria un’analoga, ma a parti invertite, lanciata poco prima dell’invasione dell’Ucraina.

Riportiamo dal New York Times: “Gli Stati Uniti hanno acquisito informazioni su un piano russo per fabbricare un pretesto per invadere l’Ucraina utilizzando un video falso […]”.

“Il piano – che gli Stati Uniti sperano di rovinare rendendolo pubblico – prevede la messa in scena e la ripresa di un attacco fabbricato dall’esercito ucraino sul territorio russo o contro persone di lingua russa nell’Ucraina orientale. La Russia, hanno detto i funzionari americani, intende utilizzare il video per accusare l’Ucraina di genocidio contro le persone di lingua russa”…

Un’accusa rilanciata anche dal portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, che aveva parlato anche dell’utilizzo di “attori di crisi” per confezionare il falso video. I “crisis actor” sono figure specializzate: si usano per simulare incidenti, attentati et similia nel corso di esercitazioni (militari o civili), e a volte anche come testimoni di fatti etc. Insomma, per gli Usa la possibilità di false flag per immagini create ad arte non appartiene al complottismo…

Non traiamo conclusioni, lasciando al lettore le proprie.

(1) Qui un video che smaschererebbe la Fake, perché i morti si muoverebbero. Non sappiamo se il filmato sia stato falsificato. Lo segnaliamo solo perché mostra quel che il 31 marzo si son trovati davanti i liberatori… e hanno atteso tre giorni a parlare (anche in questo video i corpi distesi appaiono non insanguinati).