La tregua
La tregua a Gaza, che dovrebbe scattare domattina alle 7 e vedrà lo scambio di alcuni prigionieri, è stata preceduta da un bombardamento a tappeto, “isterico” secondo media arabi, da parte delle forze israeliane a Nord e a Sud. Il cessate il fuoco durerà quattro giorni, dopo di che la guerra proseguirà. Fino a quando? Secondo Uri Misgav, che ne scrive su Haaretz, durerà a lungo – in realtà scrive che non avrà fine – perché Netanyahu non ha alcun interesse a chiuderla, ben sapendo che la pace lo vedrà portato alla sbarra a motivo dei processi in corso e per il catastrofico fallimento della Sicurezza verificatosi il 7 ottobre.
L’arresto del direttore dell’al Shifa Hospital
Cosa risaputa, ma nell’articolo di Misgav un cenno nuovo: cioè che “la guerra impedisce le attese dimissioni dei vertici dell’establishment della Difesa”, anche queste dovute a motivo del fallimento del 7 ottobre. Dunque anch’essi non sono tanto ansiosi di terminare il conflitto, anzi. Più che probabile che anche l’establishment dell’intelligence sia allineato su tale prospettiva perché anche per esso si profila una resa dei conti. Stando così le cose è arduo nutrire speranze per una conclusione a breve del conflitto.
Notizia di oggi, l’arresto del direttore dell’ospedale di al Shifa da parte dello Shin bet (intelligence interna di Tel Aviv) o dell’esercito. Secondo il Jerusalem Post potrebbe essere accusato di vari reati, tra cui la complicità con Hamas, perché potrebbe aver coperto le loro attività nell’ospedale e soprattutto quelle dell’asserito quartier generale dell’organizzazione che si sarebbe trovata nel sottosuolo della struttura sanitaria.
Se riportiamo la notizia dal Jerusalem Post è per questo cenno: “Un’altra possibilità ancora è che lo Shin Bet speri di spaventarlo per indurlo a fornire informazioni”. Allo Shin Bet serve una testimonianza che provi in maniera più plausibile che sotto l’ospedale c’era il comando di Hamas. Potrebbe averla in tal mondo. Se collabora, infatti, scrive il giornale israeliano, sarà rilasciato, altrimenti sarà dura difendersi (peraltro, gli interrogatori dello Shin Bet possono essere duri e la posta in gioco è altissima, sulla presenza del quartier generale di Hamas ad al Shifa si gioca tanto di questa guerra).
La tregua e l’informazione
A ostacolare l’accordo sulla tregua diversi fattori, tra cui quello riferito da Politico: nell’amministrazione Usa “c’era una certa preoccupazione per una conseguenza indiretta della pausa [del conflitto]: che questa avrebbe consentito ai giornalisti un più ampio accesso a Gaza e l’opportunità di mettere in luce ulteriormente la devastazione e far indignare l’opinione pubblica verso Israele”. Dopo Ishaan Tharoor, anche altri, per descrivere quanto sta accadendo nella Striscia, hanno usato la celebre frase di Tacito: “Desertum fecerunt et pacem appellaverunt“, fecero un deserto e lo chiamarono pace.
Così chiudiamo con un video che abbiamo realizzato per tentare di descrivere questo strazio, che riguarda i bambini di Gaza. Non si può restare indifferenti di fronte a tanto dolore innocente. Guardando altrove, l’Occidente, e la stessa Israele, stanno perdendo la loro anima (ci torneremo nella nota successiva).