25 Ottobre 2016

La Turchia e Mosul

La Turchia e Mosul
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«Noi abbiamo responsabilità storiche sulla regione». Così Recep Tayyp Erdogan riferendosi a Mosul. Nella battaglia per liberare la città dall’Isis, il presidente turco ha inviato truppe di terra, ma può contare anche su milizie locali.

 

La sua ingerenza crea tensione con gli altri componenti della variegata coalizione anti-Isis, in particolare l’Iraq, che considera tali truppe una forza di invasione. E però «I curdi iracheni sono con lui», scrive Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera del 25 ottobre.

 

Che aggiunge come la battaglia di Mosul offra alle sue ambizioni «un’occasione unica. Ataturk, il padre della patria, provò, ma senza successo, a strappare Mosul agli inglesi. Se lui adesso riuscisse a conservare un’influenza reale sulla città sarebbe davvero il nuovo Sultano».

 

Nota a margine. Ci sarebbe da aggiungere, ma ci limitiamo a sottolineare quell’alleanza tra curdi iracheni e Turchia, che conferma quanto abbiamo scritto più volte: quando si parla di curdi spesso non si tiene presente che essi sono un ambito composito (ce ne sono anche nell’Isis).

 

Dove i peggiori nemici del Pyd e del Pkk (i movimenti curdi presenti in Siria) bombardati dai turchi sono proprio i curdi che fanno capo a Ma’sud Barzani, presidente del Kurdistan iracheno (e non per caso alleato di Erdogan). 

 

Val la pena accennare anche che il Turkish Stream consentirà alla Turchia di partecipare attivamente alla commercializzazione dell’energia russa, in particolare nei confronti dell’Europa. Ciò offre al sogno neo-ottomano una consistenza e un raggio d’azione molto più ampio. Ma sul punto torneremo.