L'accordo sul gas tra Russia e Cina lascia l'Europa alla canna del gas
Tempo di lettura: 2 minuti«A vendere gas alla Cina ci hanno provato da almeno dieci anni. Ma questa volta ce l’hanno fatta. Il colosso russo Gazprom e la compagnia petrolifera pubblica cinese Cnpc hanno firmato a Shanghai uno storico accordo destinato a cambiare gli assetti geopolitici dell’energia mondiale. Il contratto, sottoscritto al termine di due giorni di incontri ad alto livello, alla presenza del presidente russo Valdimir Putin e del numero uno cinese Xi Jinping, prevede un contratto di fornitura trentennale di metano, pari a 38 miliardi di metri cubi all’anno (la metà dei consumi italiani), garantito da un gasdotto lungo 2.200 chilometri dalla Siberia alla Cina orientale ancora da costruire [….] La mossa di Putin è strategica. Cercare di spostare l’asse economico verso est per non dipendere più esclusivamente dall’Europa, principale mercato di sbocco del gas siberiano». Così Luca Pagni sulla Repubblica del 21 maggio.
Nota a marigne. L’accordo, scrive Pagni, in realtà deve ancora essere ancora definito, sia per quanto riguarda le procedure dell’erogazione sia per quanto riguarda il prezzo. Ma in realtà, al di là di quanto scrive Pagni, si tratta di dettagli: la stretta di mano tra Putin e Xi Jinping sta a significare che il contratto è questione di alta politica, il resto è secondario e verrà da sé. L’accordo Russia-Cina è una conseguenza della crisi ucraina e della minaccia della Ue di sospendere l’importazione di gas russo in favore dello shale gas americano. Si è visto come questa minaccia, rilanciata con forza ad alto livello più volte, era solo velleitaria (ipotesi avallata anche dal presidente dell’Eni Scaroni), dal momento che l’alternativa potrà concretizzarsi solo in un prossimo futuro. il presidente della Commissione Ue Josè Barroso ha chiesto alla Russia di rispettare gli accordi presi in precedenza con l’Europa e continuare a rifornirla di gas, ma è una richiesta che suona alquanto querula. La Ue ha perso e tanto in questa vicenda: ci sarà un periodo di transizione, prima dell’arrivo del sospirato gas made in Usa, nel quale l’Europa sarà costretta a negoziare le forniture di gas russo da una posizione di estrema debolezza. Una situazione che si ripeterà, stante la mancanza di alternative alle forniture americane, anche al momento di stipulare accordi con questi ultimi. E accrescerà il peso politico degli Stati Uniti nel partenariato Usa-Europa.
Insomma, chi ha perso davvero in questa vicenda ucraina è stata la Ue, che si ritrova alla canna del gas. È il destino dei vassalli, tale si è dimostrata Bruxelles in questa crisi: schierandosi acriticamente con gli Stati Uniti e rompendo legami ormai consolidati con Putin per favorire i disegni geopolitici dei neocon Usa sull’Europa dell’Est, si ritrova vittima della sua debolezza (per non dire peggio). A breve si svolgeranno le elezioni europee, anche questa vicenda può essere motivo di riflessione al momento di recarsi alle urne.