L'America, l'energia e il controllo delle aree petrolifere
Tempo di lettura: 2 minuti«Fra soli quattro anni ci sarà il sorpasso Usa-Russia nella produzione di gas. E due anni dopo, il più clamoroso: l’America produrrà più petrolio dell’Arabia Saudita. Praticamente è dopodomani rispetto ai tempi “geologici” con cui in passato cambiavano gli assetti dell’energia mondiale. Aggiungete l’escalation costante del Canada. Lo sfruttamento dei giacimenti off-shore sulle coste del Brasile. Più l’avanzata di una green economy sostenuta dalla Casa Bianca di Obama e da Dilma Roussef a Brasilia. È un nuovo mondo che a grandi passi s’impadronisce della leadership energetica del pianeta (…): il futuro prossimo cancellerà la centralità del Medio Oriente e del Golfo Persico, sconvolgerà equilibri e rapporti di forza che durano da oltre mezzo secolo. Tutto il baricentro del potere energetico si sposta velocemente verso le Americhe grazie alle nuove tecnologie che hanno reso competitive delle risorse un tempo virtuali». Questo scenario, tracciato da Federico Rampini sulla Repubblica del 6 dicembre, proviene da una fonte autorevole: l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) con sede a Parigi. Uno scenario che vede penalizzato lo sviluppo dell’Europa, dell’India, dalla Cina e del Giappone.
Conclude Rampini: «Germania e Giappone, rispettivamente terza e quarta economia mondiale, dopo la scelta di abbandonare il nucleare (effetto Fukushima) si scoprono più dipendenti dalle importazioni di energia, all’opposto degli Stati Uniti. Ma né l’Unione Europea né Tokio hanno mostrato di volersi dotare dei mezzi politico-militari per garantire la sicurezza delle rotte strategiche e l’accesso costante delle fonti di approvvigionamento. In quanto alla Cina, malgrado i programmi di potenziamento accelerato della sua flotta militare, non è a breve termine che potrà contendere alla U.S. Navy il titolo di gendarme del Golfo Persico o del Mediterraneo. Le mappe del XXI secolo incorporano così uno scenario inedito: un’America ancora presente in quell’area del mondo, pur essendone sempre meno dipendente, quindi in grado di condizionare i “rubinetti dell’energia” indispensabili per tutti gli altri, europei e asiatici».