L'austerity: racconto morale di una redenzione attraverso la sofferenza
Tempo di lettura: < 1 minute«Il programma dell’austerity rispecchia da vicino, la posizione dei ceti abbienti, ammantata di rigore accademico. Ciò che il più ricco un per cento della popolazione desidera diventa ciò che la scienza economica ci dice che dobbiamo fare». Così il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman sulla Repubblica del 27 aprile, in un articolo intitolato «La dittatura dell’uno per cento così una minoranza impone il rigore». «La teoria a favore dell’austerità – spiega ancora Krugman – ha mantenuto, e persino rafforzato, la propria presa sull’élite. Perché? La risposta è sicuramente da ricercare in parte nel diffuso desiderio di voler interpretare l’economia alla stregua di un racconto morale, trasformandola in una parabola sugli eccessi e le loro conseguenze. Abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi, narra il racconto, e adesso ne paghiamo l’inevitabile prezzo. Gli economisti possono spiegare ad nauseam che tale interpretazione è errata, e che se oggi abbiamo una disoccupazione di massa non è perché in passato abbiamo speso troppo, ma perché adesso spendiamo troppo poco, e che questo problema potrebbe e dovrebbe essere risolto. Tutto inutile: molti nutrono la viscerale convinzione che abbiamo commesso un peccato e che dobbiamo cercare di redimerci attraverso la sofferenza. Né le tesi economiche né la costatazione che oggi a soffrire non sono certo gli stessi che negli anni della bolla hanno “peccato” bastano a convincerli che le cose stanno diversamente».