9 Giugno 2022

Istanbul: Lavrov in Turchia per sbloccare il grano ucraino

Istanbul: Lavrov in Turchia per sbloccare il grano ucraino
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Importante l’incontro tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il suo omologo turco Cavusoglu a Istanbul, come è importante che i media mainstream l’abbiano silenziato o derubricato a un flop.

L’incontro era dedicato a un tema chiave della geopolitica globale, ovvero lo sblocco dell’esportazione del grano ucraino attraverso i porti del Mar Nero, acque controllate dai russi.

Anadolu, l’agenzia stampa turca, riporta che i due ministri hanno messo a fuoco un “meccanismo” che, attraverso la cooperazione dell’ONU, della Russia, dell’Ucraina e della Turchia, potrebbe “garantire un passaggio in sicurezza delle navi”.

Inoltre, “le forze armate russe e turche stanno mettendo a punto un piano per bonificare le mine sparse davanti ai porti ucraini per aprire la strada alle esportazioni di grano”, ha anche affermato Lavrov”. Dopo di che, russi e turchi assicurerebbero il transito.

Il problema è che gli ucraini non si fidano delle operazioni di sminamento, perché temono possano favorire lo sbarco della marina russa. Sul punto Lavrov ha dichiarato solennemente: “Garantiamo che non utilizzeremo lo sminamento dei porti ucraini per attaccare il Paese”.

Insomma, il problema potrebbe essere risolto se si superano le diffidenze, più o meno legittime degli ucraini. Ma Kiev dovrebbe sapere, ed è ragionevole ritenere che lo sappia, che, anche senza la difesa delle mine, i russi non possono attaccare proditoriamente Odessa, che poi è il punto cruciale della questione.

Mosca non potrebbe prendere la città solo con uno sbarco, troppo esigue le forze dei marines per un’azione del genere. A tale scopo, la marina dovrebbe agire in coordinato disposto con le forze di terra, che però sono occupate altrove e spostarne in numero sufficiente richiede tempo, tanto da dare la possibilità agli ucraini di far pagare carissima l’eventuale azione, eliminando i marines sbarcati e riposizionando le mine difensive.

Non solo, nel frattempo sono addirittura arrivati sul Mar Nero i micidiali missili anti-nave Harpoon, come dimostrerebbe il loro utilizzo contro le navi russe di alcune ore fa, che possono garantire una difesa adeguata. Insomma, a questo punto lo sminamento del Mar Nero non dovrebbe comportare rischi per Kiev.

Detto questo, la leadership ucraina non ha dato segnali importanti in tal senso, anzi. E convincerla non sarà facile. Perché quanti stanno alimentando questa maledetta guerra dall’esterno stanno strumentalizzando il blocco del grano ucraino al fine di innescare un intervento Nato.

Non è un mistero che i neocon, la Gran Bretagna e tanti altri stanno spingendo per un confronto più diretto tra Nato e Russia. E la criticità del blocco del grano ucraino può essere utilizzata per inviare una flotta Nato nel Mar Nero per sbloccare la situazione. Le navi Nato incrocerebbero così le loro rotte con quelle russe… un brodo di coltura perfetto per innescare l’agognato confronto.

Per questo l’incontro di Istanbul, che potrebbe sbloccare la crisi, non è stato ripreso né gli è stata data l’importanza del caso. Vedremo come evolverà la situazione, dal momento che Istanbul si propone di ospitare un nuovo incontro, stavolta con ucraini e rappresentanti dell’Onu.

A margine, un cenno a una delle tante notizie bomba di questa guerra, circolata ampiamente perché consolida la propaganda anti-russa, cioè quella che i russi avrebbero rubato e rivenduto grano ucraino.

Una notizia lanciata dall’Ucraina e ripresa un po’ da tutti. Dalla BBC( “La Russia esporta grano dall’Ucraina?”) al New York Times( “La Russia cerca acquirenti per il grano ucraino saccheggiato, avvertono gli Stati Uniti”), per tacere di altri.

A tale proposito, il Segretario di Stato Usa Tony Blinken ha affermato che le accuse sono “credibili”… credibili? L’Ucraina è il Paese più monitorato al mondo, decine di satelliti la setacciano giorno e notte, centinaia di droni spia la battono palmo a palmo e Blinken dice solo “credibili”, cioè che non hanno uno straccio di prova, ma potrebbe essere vero?

Non solo, in base a questa sensazione, “gli Stati Uniti avvertono le nazioni africane affamate a non acquistare grano rubato dalla Russia”, come recita il titolo di Newsweek; cioè condannano a morte per fame milioni di persone solo per una sensazione?

Da notare che la Russia è uno dei più grandi esportatori di grano al mondo. Nel 2020 risultava essere il più importante, con il 13,1% del totale contro l’8,5% dell’Ucraina. Ed è più che plausibile che il grano spedito in Africa dai russi sia sempre lo stesso…

Infine, en passant, va ricordato, in base alle cifre citate, che le sanzioni contro la Russia, che riguardano anche il grano, condannerebbero alla fame milioni di persone, se non fosse che tanti Paesi, per fortuna, non vi hanno aderito.

E peraltro, va notato che le sanzioni contro Mosca colpiscono anche i fertilizzanti, della quale la Russia è il primo esportatore globale. Cosa che per le grandi aziende come l’americana Monsanto non è un problema, ma lo è per i tanti poveretti che di agricoltura vivono e rischiano concretamente di avere un tragico calo di produzione (1).

La tragedia della guerra e della fame del mondo andrebbe affrontata con una serietà e una sobrietà che evidentemente difetta.

(1) Su Stopfake un’esilarante smentita della criticità causata dalle sanzioni sui fertilizzanti, che spiega che è un problema secondario perché il mondo sta provvedendo a farvi fronte, come ad esempio il Brasile che nel 2050 (sì, 2050) ridurrà la sua dipendenza dall’estero di circa la metà… e prima?

NB.  I report sull’incontro di Istanbul si sono limitati a riferire che Ankara avrebbe usato il summit solo per ottenere da Lavrov il via libera per un’operazione contro i curdi. Vero in parte anche questo, ma le cose sono molto più complesse di quanto appare e soprattutto di quanto riferito. Ma ne tratteremo in altra nota.