Le sanzioni alla Russia spaventano le aziende occidentali
Tempo di lettura: 1 minute«Nemmeno il presidente americano Ronald Reagan, in piena Guerra fredda, riuscì a portare gli alleati sulle posizioni di Washington e sanzionare la Russia attraverso il blocco dei lavori di costruzione del gasdotto che dalla Siberia avrebbe rifornito di energia l’Europa. L’escalation militare nella Polonia sotto il dominio sovietico, all’inizio degli anni Ottanta, non bastò al democrat Reagan per convincere Francia, Germania e Gran Bretagna (reggente, Margaret Thatcher) a rinunciare agli interessi economici orbitanti attorno al gasdotto. Le banche inglesi e le mire diplomatiche tedesche vennero, in sintesi, considerate più sostanziali dell’attacco diplomatico a Mosca e un già titubante Reagan – pressato pure dalle aziende Usa coinvolte nel progetto – fu costretto alla retromarcia. Il presidente americano Barack Obama si trova a un bivio simile nel mezzo della crisi ucraina». Così inizia un articolo di Michele Brambilla sul Foglio del 20 marzo che dettaglia i timori di aziende europee e americane – in particolare diversi colossi dell’economia – riguardo le sanzioni che l’amministrazione Obama sta valutando di comminare alla Russia.
Nota a margine. Articolo di certo interesse, che lascia spazio alla speranza che il confronto tra Mosca e Washington non degeneri in una nuova Guerra Fredda, che presenterebbe incognite più inquietanti rispetto alla precedente. C’è da capire se Obama darà più retta ai mercati, tra l’altro stretti dalla più grave crisi economica della storia moderna, o alla follia dei neocon, che hanno giocato un ruolo decisivo nell’innescare questa crisi.