13 Novembre 2023

Il tragico errore del sostegno acritico a Israele

"L’unica lezione legittima che dobbiamo imparare dagli orrori dell’Olocausto è la difesa incondizionata dei diritti umani di tutti". Così Debora Feldmann, sul Guardian
Il tragico errore del sostegno acritico a Israele. L'articolo del Guardian
Tempo di lettura: 3 minuti

Debora Feldmann, sul Guardian di oggi, denuncia l’allineamento acritico della politica tedesca – di tutto l’arco costituzionale – al governo di Tel Aviv, Tanto che, come denuncia la Feldmann: “Le dichiarazioni dell’estrema destra AfD e del governo di centrosinistra nel dibattito del parlamento tedesco della scorsa settimana sulla responsabilità storica del paese nei confronti degli ebrei erano così simili che non riuscivo a distinguerle”.

Tedeschi di serie B…

Ancora più inquietante un altro cenno dell’articolo. Interpellando un politico della coalizione di governo su quale fosse la posizione di Berlino nei confronti degli ostaggi di nazionalità tedesca detenuti da Hamas, la Feldmann riporta: “Sono rimasta scioccata dalla sua risposta, proferita in sede privata, che è stata questa: ‘Das sind doch keine reinen Deutschen’, che si traduce in: ‘Beh, quelli non sono tedeschi puri’ “.

“Non ha scelto tra una serie di termini più che accettabili che indicano i tedeschi con doppia cittadinanza, né ha utilizzato aggettivi come richtige o echte, per dire che non sono tedeschi a tutti gli effetti – ha usato, invece, il vecchio termine nazista che distingueva tra ariani e non ariani” [neretto nostro].

“In pubblico, in ogni occasione tale politico di centrosinistra strombazza la posizione filo-israeliana della Germania sui media”. Il neretto è nostro.

Schiacciare il dissenso

Il dissenso sulle operazioni militari di Israele in Germania non è consentito, infatti, “il sostegno incondizionato del governo tedesco a Israele non solo gli impedisce di condannare la morte dei civili a Gaza, ma gli consente anche di ignorare il modo in cui gli ebrei dissenzienti che vivono in Germania vengono gettati sotto l’autobus, come d’altronde accade nella stessa Israele”.

“Le persone che sono state orribilmente assassinate e profanate il 7 ottobre appartenevano alla parte laica e di sinistra della società israeliana; molti di loro erano attivisti che lottavano per la convivenza pacifica. Si è rinunciato a dar loro una protezione militare adeguata in favore dei coloni radicali in Cisgiordania, molti dei quali sono militanti fondamentalisti”.

Il sacrificio necessario

“Per molti israeliani liberali, la promessa di sicurezza per tutti gli ebrei da parte dello Stato si è rivelata selettiva e condizionata. Allo stesso modo, in Germania, la protezione degli ebrei è stata interpretata selettivamente, così da applicarsi esclusivamente a quelli che sono fedeli al governo nazionalista di destra di Israele”.

“In Israele, gli ostaggi tenuti da Hamas sono considerati da molti come già deceduti, un sacrificio necessario e rilevante solo nella misura in cui può essere utilizzato per giustificare la guerra violenta che la destra religiosa stava aspettando da tempo” [neretto nostro].

“Per i nazionalisti israeliani, il 7 ottobre è stato il loro personale Giorno X , l’inizio dell’adempimento della profezia biblica escatologica di Gog e Magog, l’inizio di una guerra che porrà fine a tutte le guerre e a tutti i popoli stranieri”.

Molte delle famiglie delle vittime del 7 ottobre, che hanno chiesto la fine di questo ciclo di orrore, odio e violenza, e hanno implorato il governo israeliano di non cercare vendetta in loro nome, non vengono ascoltate in Israele“.

La lezione dell’Olocausto

Quindi racconta di un dibattito televisivo che l’ha contrapposta al vicecancelliere Robert Habeck, anch’egli strenuo difensore della linea israeliana, nel corso del quale, parlando a cuore aperto, la Feldmann ha espresso la sua “disperazione per questa guerra infinita e per la nostra impotenza di fronte ai suoi orrori; la paura del collasso della nostra civiltà a causa del crescente indebolimento del sistema di valori che la tiene insieme; il dolore per la divisione di una narrativa che rompe i legami tra amici, famiglia e vicini; la frustrazione per la palese ipocrisia usata per mettere a tacere le voci critiche”.

“[…] Ho pensato ai sopravvissuti dell’Olocausto che mi avevano educato e alle lezioni che avevo imparato dalla letteratura di altri sopravvissuti come Primo Levi, Jean Améry, Jorge Semprún e molti altri ancora, e ho implorato il vicecancelliere di capire che l’unica lezione legittima che dobbiamo imparare dagli orrori dell’Olocausto è la difesa incondizionata dei diritti umani di tutti, e che applicando i nostri valori in modo condizionato li stavamo già delegittimando” [neretto nostro].

Quanto descritto dalla Feldmann per la Germania non è accidente isolato. Accade, in forme ad oggi più soft, in tutta Europa.